In tutto questo casino mi domando di che cazzo stiamo parlando. E soprattutto perché. Ma anche perché la gente non se ne rende conto.
Dovrebbe essere chiaro a tutti che siamo nella merda fino al collo: l'unica cosa che siamo in grado di produrre è il debito (oltre il 130% del PIL), le piccole e medie imprese (il nerbo di questo Paese) chiudono ad un ritmo impressionante (presto il salumiere sotto casa non esisterà più, le grosse catene faranno fatica a sopravvivere e si salveranno, almeno in parte, solo gli hard discount che ci venderanno aglio transegenico made in China, petto di pollo agli steroidi allevato in batteria e vitello agli antibiotici proveniente dalla Bulgaria) e i consumi sono a livelli precedenti la Seconda Guerra mondiale.
E qui si parla di legge elettorale, di grillini, di alleanze, di larghe intese, di procedure di infrazione...
Ma di che cazzo stiamo parlando?
La realtà dei fatti è che per ritornare ai livelli precedenti alla crisi (diciamo 2006), che di per sé erano già una bella cagata, ci vorranno almeno 20 anni, per tornare a buoni indici di crescita circa 35, per essere competitivi almeno 50.
Decenni contraddistinti da sacrifici enormi e da sforzi altrettanto grandi. Sempre che ovviamente si riesca ad invertire la tendenza, anche se nessuno sa ancora bene come o ha dato indizi di avere un barlume di idea valida in merito.
Perché alla fine si traccheggia, ci si trastulla, ci si spulcia e ci si spiduscia.
Nessuno che ti dice chiaro e tondo come vanno le cose.
Nessuno che ti dice che ci vorrebbe una bella guerra. Non troppo lunga ma sufficiente a creare danni sufficienti a dare un forte impulso alla ricostruzione successiva e a sfoltire la sovrabbondanza di popolazione e delle varie figure professionali.
Ho sempre creduto che nel futuro saremmo stati visti come oggi noi vediamo i rumeni e come ieri abbiamo visto gli albanesi. Ma mi accorgo che, silenziosamente, quel futuro è già qui e che l'avvenire è molto brutto. Fosco al di là di qualsiasi previsione.
Va benissimo il declino culturale e sociale di una nazione: è dall'avvento massivo della televisione commerciale che l'Italia ha perso la spina dorsale, il cuore ed il cervello a favore di una ipertrofia grottesca del culo e del cazzo. Ma adesso siamo davvero oltre.
Rassegnamoci oltre che all'ignoranza e alla volgarità dei talent show e dei reality e del cicaleccio gossipparo anche alla povertà estrema e alla miseria nera. Più che rassegnarci, in realtà, dobbiamo prenderne atto e acquisirne consapevolezza piena. Non che poi alla prova dei fatti ci sia differenza: quando cadi nella merda, cadi sempre nella merda e la caduta nel chiassetto rimane sempre identica a se stessa, che tu sia preparato o no. Però dovremmo saperlo, ci vorrebbe qualcuno che ci informi, un po' come un medico coscienzioso che ritiene onesto informare il suo paziente che ha un cancro alla prostata e che è opportuno che si prepari al peggio.
Ecco: se il nostro presidente della Repubblica facesse un messaggio a reti unificate ed in modo molto sobrio e limpido ci dicesse che siamo arrivati alla fine, che la politica corrotta e gli intrallazzi turpi e l'imprenditoria rapace hanno spolpato tutte le risorse e che tutta la ricchezza è stata saccheggiata da 50 anni di malcostume e latrocinio, lo apprezzerei moltissimo. Chiaramente dopo lui andrebbe, in ottima compagnia, in qualche spiaggia esclusiva di qualche paradiso tropicale e noi in Danimarca, Svezia e Finlandia a fare i lavavetri ai semafori.