Una delle caratteristiche più celebrate, e non a torto, del cosiddetto web 2.0 sta nella fusione complementare tra i due concetti di architettura della partecipazione e applicazione dell’intelligenza collettiva.
Wikipedia ne è forse l’esempio più noto e importante; l’enciclopedia collaborativa, infatti, come del resto i “wiki” in generale, sfrutta la collaborazione tra un certo numero di individui al fine di approssimare la qualità dei propri contenuti alla bontà maggiore possibile.
I social media sono un’ulteriore espressione del web 2.0, con la loro capacità di replicare, fatte le dovute distinzioni, concetti come quelli di “rete sociale” e “capitale sociale”.
Ma c’è anche qualcuno che mette assieme questi elementi e tira fuori il progetto della più grande opera d’arte “collaborativa” al mondo.
L’iniziativa ha un titolo che certo non difetta di essere indicativo: The Largest Artwork in the World. Il promotore dell’iniziativa, Ingvar Bjorn Thorsteinsson, ha dichiarato che il suo intento è dimostrare come l’arte possa superare con decisione i confini di una nazione, di un’etnia o anche le differenze di status sociale.
Ognuno può partecipare con grande facilità a questa “opera d’arte”: bastano due clic e il gioco è fatto.
Non sarà di certo un Van Gogh, ma lo scopo è più che condivisibile: il risultato finale, che si avrà il 14 aprile, diventerà infatti un quadro “vero” e sarà messo all’asta, e il ricavato andrà in beneficenza a UNICEF.
Io l’ho già data, la mia "pennellata" per una giusta causa.
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