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L’orgoglio dei Sardi

Creato il 13 luglio 2011 da Albix

sardegnainsideIeri, sul nuovo quotidiano Sardegna24 ho letto un interessante articolo di Luciano Marrocu dal titolo “partito sardo:l’aggettivo non basta”.

Il tema affrontato è interessante anche se, ovviamente, non si esaurisce certo in una colonna di giornale.

Noi Sardi soffriamo di vittimismo congenito: in parte esso è giustificato dalle plurisecolari dominazioni che ci hanno angheriato, sfruttato, vilipeso.

“Siamo un popolo dalla lingua tagliata”- diceva il grande poeta e scrittore Cicitu Masala.

Purtroppo è vero.

Ho il privilegio anagrafico(purtroppo per me) per ricordare i maestri d’oltremare (ma anche Sardi) che bacchetttavano le mani tese dei miei compagni, colpevoli di usare la lingua appresa in casa come lingua madre, a discapito della lingua italiana; e l’ignominia subita, dietro la lavagna o con i ceci sotto le ginocchia.

Io ero fortunato, ( in un certo senso, ma non non ne facevo un vanto a discapito dei miei compagni di allora, coi quali amavo fare lunghe scorribande per le campagne e per il paese, talvolta anche marinando la scuola per andare al fiume) perchè essendo il mio papà siciliano, in casa si parlava l’italiano come lingua principale; anche se per me era una festa quando mia nonna materna ci raggiungeva dal paese: allora si parlava rigorosamente in Sardo ed io, se si era d’inverno, rinunciavo ad uscire per poter stare con lei accanto al caminetto, a parlare in Sardo, arrostendo carne e castagne e abbrustolendo il pane.

Ma è giunta l’ora di superare questo vittimismo.

Adesso non siamo più ni locos,ni pocos,ni maleunidos (come impietosamente ci etichettarono gli spagnoli un tempo lontano); (anche se a volte, in preda allo sconforto, mi sembra che siamo più disuniti che mai; come quando vedo i simboli dei partiti “sardi” moltiplicarsi nelle campagne elettorali, per poi sparire nella italianità più becera e servile a urne chiuse).

E quanto ai pocos, dirò che pochi ma buoni è meglio che tanti e stolti; e quanto ai locos, infine, dirò che non dobbiamo rinunciare a quel pizzico di follia che può trasformarsi in ingegno per amor di patria.

E anche se qualcuno volesse dubitare che qui, un tempo, sorgeva la mitica Atlantide, bastano e avanzano i trentamila nuraghi ancora esistenti a dimostrare che un tempo siamo stati grandi.

E senza odiare nessuno; senza volerci chiudere ma al contrario amando l’incontro ed il confronto con le altre culture; appassionandoci allo studio dell’inglese, dello spagnolo, del cinese, dell’arabo e di tutto ciò che sollletica la nostra curiosità, non cessiamo mai di essere orgogliosi della nostra sardità.

E non scordiamoci le nostre radici: la nostra lingua (o i nostri dialetti, per me non fa differenza; l’amore per il suono che produce “eja” è sempre un’emozione), la nostra cvultura, la nostra storia.

Certo un aggettivo non basta.

Ma un sostantivo con la S maiuscola è già qualcosa per iniziare.

http://www.sardegna24.net/dialoghi/luciano-marrocu/partito-sardo-l-aggettivo-non-basta-1.3396

L’orgoglio dei Sardi
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