Qualche giorno fa sono rimasto particolarmente colpito – come sempre in negativo – dall’impostazione sfacciatamente orientalista (che può essere così riassunta: i musulmani fanno cose strane, in ogni caso non hanno niente a che spartire con noi occidentali moderni e civilizzati) di un dispaccio dell’Ansa: “Turchia: il boom dell’opera, genere amato da Atatürk. Ad Ankara la lirica piace anche se il paese guarda ad est“. Ammesso e non concesso che la Turchia guardi a est (ma cosa vuol dire, in concreto?), perché a qualcuno che “guarda a est” non dovrebbe piacere la lirica? E chi lo ha stabilito? Il messggio che passa però è: “ah, quando c’era Lui!” (la buonanima di Atatürk: perché invece questi musulmani pii sono un branco di selvaggi ignorantoni che al massimo suonano il piffero). In sostanza, il corrispondente della più importante agenzia d’informazione italiana è stupito dal fatto che, nonostante i 10 anni di governo dell’Akp, l’Opera di Ankara registri spesso il tutto esaurito: “lo spostamento del baricentro verso il mondo islamico, compiuto sotto l’ombrello di una costituzione politica laica, non sembra aver dunque intaccato il successo della lirica, almeno secondo i dati di questa stagione ad Ankara.” Insomma, ha fatto tutto da solo: ha stabilito che la Turchia sta spostando il suo baricentro a est (una pura e semplice idiozia, ma tant’è), ha stabilito che l’opera è qualcosa di “occidentale” incompatibile con questo supposto spostamento di baricentro, si stupisce del fatto che nonostante lo spostamento di baricentro la gente continui ad andare all’opera (almeno per quest’anno, ovvio: magari l’anno prossimo le cose cambieranno). Il collega, tra l’altro, non mi sembra sia particolarmente ferrato in storia della musica in epoca ottomana: quando erano compositori italiani – Callisto Guatelli Paşa e Giuseppe Donizetti Paşa – gli autori dei vari inni imperiali. Vabbè, forse sono io che pretendo troppo.
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