L’istintiva necessità di esprimere un parere personale su un libro che si è appena finito di leggere può talvolta scontrarsi con l’intima sensazione di inadeguatezza nel partorire un giudizio consono alla complessità strutturale e concettuale dell’opera. Cresce così la certezza che, anche nel migliore dei casi, non si renderebbe giustizia alle intenzioni dell’autore e al proprio desiderio di palesare, con poche e semplici parole, il messaggio profondo e la carica emozionale trasmessi dall’opera.
Questo stato di disagio può far visita al lettore più sensibile che decida di leggere e magari commentareL’orizzonte degli eventi, secondo lavoro editoriale di Cristò, autore barese qui pubblicato da Il Grillo Editore e già presente in libreria con Come pescare, cucinare e suonare la trota (Florestano Edizioni).
Dovendo scegliere un punto da cui iniziare a parlare di quest’opera, si potrebbe banalmente principiare dalla trama.
Giovanni Bartolomeo è uno scrittore ottuagenario, o almeno lo è stato, perché questa è la sola cosa che l’Alzheimer (il bordo di quel buco nero ove si riversano ricordi e identità) gli consente ancora di ricordare. Rilegge il suo capolavoro letterario, del tutto ignaro di esserne l’autore e trova che sia una porcheria. Insieme a lui – in un claustrofobico gioco di controcampi che segnano l’aderenza del testo al principio delle unità aristoteliche di tempo, luogo e azione – si svelano le figure della figlia Caterina e di Davide Vollase, agente del Bartolomeo.
Ciò che qui non si è ancora precisato è che L’orizzonte degli eventi va annoverato entro la controversa corrente letteraria del postmodernismo e della quale Cristò omaggia i maestri, cominciando dalla ‘presa in prestito’ dei nomi dei protagonisti (Giovanni Bartolomeo altri non è che John Barth e il suo agente David Foster Wallace), fino all’uso del paratesto che sfocia in espediente metaletterario, per giungere all’uso narrativo delle note o al tributo in forma di citazione schietta.
Duplice la chiave che salva questo libro dal rischio di una catalogazione entro un genere che sta diventando pretesto per una sperimentazione linguistica fine a se stessa: la linearità di una trama che non cade mai nella trappola della banalità e il seguire la traccia di due tematiche – quella della senilità, che si fa oblio della memoria e zavorra sociale, e quella dell’omosessualità vissuta nascostamente – che confluiscono nell’accettazione più o meno conscia del proprio isolamento dal mondo, in un microcosmo-gabbia che qui ha l’architettura dell’appartamento di Giovanni Bartolomeo.
Per quanto l’intreccio sia un accurato cesello di concetti e parole, Cristò non manca di conferire al testo una forte componente emotiva, dando vita a personaggi concreti, consapevoli delle proprie umane miserie e nei quali è difficile compenetrarsi senza avere il sospetto che l’Autore stia parlando di ciascuno dei propri lettori.
Tornando al dato meramente tecnico, come si diceva più sopra L’orizzonte degli eventi utilizza la precipua forma del postmodernismo che è l’uso del paratesto. Si pensi al controfrontespizio, chiaro riferimento a Dave Eggers e a L’opera struggente di un formidabile genio, e ci si soffermi sull’arguta trovata pubblicitaria dell’utilizzare per la fascetta una citazione dello stesso Bartolomeo («Questo libro è una porcheria») e che è anche accorgimento metaletterario.
L’intera narrazione si regge sul bilico della metanarrativa (il lettore legge di Giovanni Bartolomeo, che a sua volta legge il libro da lui scritto e che racconta della graduale formazione di un romanziere), facendo dell’opera di Cristò un sapiente gioco di scatole cinesi.
Al di là del consapevole uso del postmodernismo, questo romanzo è soprattutto fatto di aperture alla riflessione, traccia sentieri nella mente, spalanca gli occhi a nuove visioni della narrativa e del piano umano delle relazioni, scava strapiombi nell’anima e da questi si risale rapidamente, lasciando la sensazione di una vertigine dalla quale è difficile desiderare staccarsi.
Angela Pansini
Cristò, L’orizzonte degli eventi, Il Grillo Editore, 88 pp., 13 euro