Pur non abitando a Milano, da tempo seguo quella che ormai è diventata una telenovela: l’interminabile discussione sulla realizzazione di una grande moschea a Milano.
Non seguendo la cronaca milanese, non ho titolo per esprimere opinioni sull’operato della Giunta Pisapia, ma avendo qualche esperienza e interesse circa le moschee, ho seguito l’evolversi della vicenda che sta, a mio avviso, coprendo di ridicolo l’Amministrazione milanese, minando la reputazione del Capoluogo lombardo. Una cosa che andrebbe evitata, specie in vista di EXPO 2015. Invece sembra che, pur di dare a chi la chiede una grande moschea, si stiano ignorando sia le leggi dello Stato che quelle del buon senso.
Ripercorriamo brevemente le tappe della vicenda.
“Peccato” che a rompere le uova nel paniere del CAIM sono stati gli stessi musulmani, quelli facenti parte delle associazioni islamiche escluse dal CAIM (ma non sono mancati i battitori liberi) che lo accusano di essere vicino ai Fratelli Musulmani, di rispondere a interessi di nazioni estere e di voler instaurare un potentato sui fedeli di Milano. La Giunta Pisapia si è vista, a malincuore e con visibile imbarazzo, costretta a fare un passo indietro.
L’ultima puntata risale a mercoledì 19 marzo 2014. Alcune testate riportano di come Palazzo Marino starebbe trattando con rappresentanti del Marocco e della Giordania ai quali si vorrebbe affidare sia la costruzione che la futura gestione della moschea. Da una prospettiva laica, è innegabile che Marocco e Giordania siano degli interlocutori preferibili ai Fratelli Musulmani ma sono e restano Stati esteri che legittimamente coltivano i propri interessi.
Non altrettanto legittimo, o quantomeno discutibile, è il fatto che le istituzioni locali di uno Stato laico, nell’ambito della realizzazione di ciò che viene spacciato come un semplice luogo di culto, debbano ridursi a trattare con le rappresentanze pseudoteocratiche degli Stati islamici. Per carità, che i musulmani residenti a Milano abbiano (come nel resto d’Europa) qualche difficoltà ad assimilare, o anche solo ad accettare, la separazione tra Stato e Chiesa, non sorprende.
Ciò che sorprende e, soprattutto, spaventa più dei Fratelli Musulmani, più delle monarchie mediorientali è l’ostinazione e il servilismo dell’Amministrazione milanese, la quale, nonostante tutti gli episodi, i moniti, gli appelli e gli intrighi internazionali che orbitano attorno alla vicenda, continua a bramare la moschea più degli stessi fedeli. Almeno Pisapia abbia l’onestà di non chiamare “luogo di culto” ciò che anche il più ingenuo degli osservatori ha colto essere ben altro…