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"Solidarietà" e da "Udar" di Vitaly Klitschko. Dopo il trionfo alle presidenziali di maggio, i sondaggi attribuiscono al capo dello Stato un risultato tra il 30-40%, a seconda degli istituti. Se, dunque, non ci dovrebbero essere sorprese sul vincitore, molta più incertezza c'è su quali partiti riusciranno a passare la soglia di sbarramento del 5% per entrare nella Rada e su quale panorama politico si presenterà dopo il voto. La formazione di una nuova maggioranza governativa potrebbe inoltre rivelarsi complicata e Poroshenko potrebbe essere costretto ad affidarsi a vecchi o nuovi partner. Anche per il premier Arseni Yatseniuk la tornata elettorale di domani è un banco di prova cruciale dopo quasi otto mesi di governo. Yatseniuk, che è arrivato alla guida del governo alla fine dello scorso febbraio sull'onda della rivolta di Maidan ma senza la legittimazione del voto popolare, si presenta agli elettori con una nuova formazione, il Fronte popolare (dato al 6-7%), nata dalla scissione di Patria, il partito di Yulia Tymoshenko (a sua volta accreditata dai sondaggi di un risultato tra il 6 e l'8%).
In questi mesi, le strade di Poroshenko e di Yatseniuk si sono via via allontanate soprattutto per quanto riguarda la politica estera e le relazioni con Mosca. Il presidente ha cercato, pur con molti stop&go, l'accordo diretto con Putin per risolvere la situazione nel Donbass; Yatseniuk ha invece spinto sul sentimento antirusso e, di fronte ad un elettorato moderato che guarda a Poroshenko, ha cercato di pescare voti nell'area nazionalista dove però hanno peso altri personaggi, a partire da Oleg Lyashko (la cui formazione è data dai sondaggi tra l'8 e il 12%). Il grande interrogativo riguarda dunque l'orientamento del prossimo governo e il nome del nuovo primo ministro, che non sarà necessariamente Arseni Yatseniuk. I conti saranno fatti dopo il voto, ma il rischio è che si ripresentino gli stessi problemi che caratterizzano il sistema politico ucraino dalla rivoluzione arancione di 10 anni fa. Con il potere esecutivo diviso tra presidente e premier, in base alla Costituzione adottata a marzo di quest'anno sul modello di quella del 2004, se dalle elezioni non emergesse una chiara maggioranza di governo, il rischio di uno stallo istituzionale è quanto mai concreto.
Dopo la rivoluzione che ha spazzato via Viktor Yanukovich il sistema oligarchico che controlla la politica e l'economia dell'Ucraina è rimasto sostanzialmente intatto. La campagna elettorale, condizionata inevitabilmente dal conflitto nel sud-est del Paese, ha approfondito le fratture tra i partiti di governo che, quand'anche fossero ricucite dopo il voto, corrono il rischio di riaprirsi in ogni momento a causa della situazione del Donbass. Le elezioni politiche anticipate di domani, del resto, sono state determinate la scorsa estate proprio dall'abbandono della maggioranza da parte dei nazionalisti di Oleg Tiahnybok e del partito "Udar" di Vitaly Klitschko che hanno tolto il sostegno al governo Yatseniuk. Il sistema elettorale, con la distribuzione maggioritaria di metà dei seggi, consentirà l'ingresso in parlamento di un gran numero di deputati per così dire indipendenti, legati spesso e volentieri ai poteri forti, che alla luce dei numeri andranno poi a sostenere uno schieramento piuttosto che l'altro. La sfida per Poroshenko sarà dunque quella di riuscire a formare una maggioranza omogenea e solida per realizzare le indispensabili riforme politiche ed economiche di cui il paese ha assoluto bisogno.
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