”Rispetto al programma di stabilità del 2014, il Dbp dell’Italia rinvia il raggiungimento degli obiettivi di medio termine (Mto) al 2017 e rallenta la riduzione del rapporto debito/Pil negli anni a venire. Come risultato, la bozza del piano di bilancio prevede di violare i requisiti richiesti all’Italia nel braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita”.
È questo il contenuto stringente della lettera indirizzata da Bruxelles al nostro Paese; una risposta alla bozza del piano di bilancio ricevuta il 25 Ottobre, in cui, consapevolmente, l’Italia contravviene alle direttive imposte e “programma una deviazione significativa dalla strada di aggiustamento richiesta verso i suoi obiettivi di medio termine nel 2015”; in particolare il focus della discussione è la correzione strutturale stabilita nello 0,7% del Pil dalla Commissione europea, che trova, nel programma di stabilità del governo Renzi, una concessione del 0,1%. Una disobbedienza mascherata da un’aderenza alle norme burocratiche, che quasi vuole passare inosservata, protetta dall’impianto formale. La risposta da parte del governo nazionale è attesa per domani, intanto l’argomento trova ampia risonanza a causa della pubblicazione di questa lettera di avvertimento, connotata come “strettamente riservata”.
Di fronte a questa vicenda, tuttavia, è naturale chiedersi se sia l’Europa a non apprezzare in alcun modo i tentativi dell’Italia mirati a ridurre il debito pubblico, a mantenere il ritmo incalzante che regola il mondo politico-economico, senza però indebolire ulteriormente un apparato interno già fragile, i cui organi sembrano deperire lentamente, oppure se sia l’Italia a volere, in nome della preminente posizione che ebbe nella creazione della comunità europea, auto assegnarsi qualche vantaggio e giocare con furbizia, mentre si ci si dovrebbe appellare a correttezza e rigore.
di Giulia Conti