L’UFC perde una delle star più importanti del circuito, sicuramente il miglior peso welter, il franco-canadese Georges St. Pierre (19/05/1981).
GSP, come lo chiamano i tifosi, insieme ad Anderson Silva è stato non solo il dominatore indiscusso della sua categoria, ma anche uomo immagine, avendo vinto quasi ininterrottamente dal 2006 al 2013, nessun avversario è riuscito a tenergli testa dal 2008 a dicembre 2013, data del ritiro. Forse l’incontro più duro è stato l’ultimo, quello contro l’ostinato Hendricks, ottimo wrestler, ha incassato i veloci jab di GSP e tenuto anche i potenti calci circolari del suo avversario senza quasi mai accusare, da non credere come sia riuscito a non vacillare sui calci alti al collo.
Il campione franco-canadese ha deciso di dire basta agli incontri di MMA dopo l’ultimo combattimento. Con il volto segnato, qualche giorno dopo, in conferenza stampa GSP ha dichiarato di non sentirsi più adatto all’agonismo, non solo per i colpi presi, ma anche per problemi che riguardavano la sua sfera personale. Qualche settimana dopo, incalzato dalla stampa specializzata statunitense, il campione di Saint Isidore ha ammesso il motivo reale del suo ritiro: “La mancanza di controlli anti-doping incessanti e approfonditi è una cosa che mi ha sempre disturbato molto ed è stata una delle motivazioni principali per la quale mi sono fatto da parte.”
Negli ultimi tempi il mondo delle MMA è visto con un certo sospetto da alcuni “addetti ai lavori” per i risultati ottenuti da atleti non certamente preparati in maniera impeccabile a livello tecnico. Ovviamente questo non è il caso di GSP che è un artista marziale completo: esperto karateka e agonista nello stile kyokushinkai, specializzato nella boxe, si è allenato con i migliori istruttori di jiu jitsu brasiliano, Renzo Gracie e Bruno Fernandes, ha praticato lotta libera e approfondito la muay thai. Chi lo conosce sa che è un atleta serio, di quelli che non sgarrano, una sorta di Stakanov delle MMA. St Pierre dapprima ha cercato di mediare con l’UFC per trovare una soluzione all’uso, secondo lui, crescente di doping tra gli atleti. In effetti solo un uso smodato di determinate sostanze potrebbe permettere a certi atleti di rimanere in piedi per 5 round da 5 minuti, (un’eternità), e prendere dei colpi così duri. GSP non è un atleta di quelli che è abituato a subire molto perché, grazie all’uso del jab e il suo clinch fulmineo, riesce ad evitare i colpi più duri e soprattutto i massacranti ground and pound.
I detrattori potrebbero dire che questo messaggio di Saint Pierre arriva un po’ tardi, magari a fine carriera per giustificare uno stato di forma non eccezionale e, quindi, abbandonare le luci della ribalta con la scusa che molti atleti fanno uso di sostanze che vanno ad alterare le prestazioni consentendogli anche una soglia di sopportazione del dolore maggiore. Ricordiamo che chi fa uso di sostanze anabolizzanti non vede crescere solo la massa muscolare, ma anche quella ossea, ovviamente poi con il passare del tempo il corpo presenterà il conto. GSP da tempo intendeva perorare questa causa, addirittura in occasione della presentazione dell’ultimo match con Hendricks chiese controlli approfonditi e casuali per se stesso e il suo avversario, dimostrando tutta la sua buona fede. Hendricks in un primo momento accettò, per non essere attaccato dai media, ma subito dopo non acconsentì ai controlli della VADA (Voluntary Anti-Doping Association). Semmai ce ne fosse stato bisogno, Saint Pierre ha dimostrato la sua superiorità non solo facendosi portavoce di questa campagna per uno sport sano, ma anche prima del match stesso non rispondendo alle provocazioni di Hendricks, convinto di poterlo battere prima del limite perché più potente e preparato nel wrestling. Chi ha visto l’incontro ha potuto notare come l’intensità di Hendricks sia calata con il passare dei round, soprattutto nell’ultimo. Qualche commentatore, ex fighter dell’UFC come Liddell, addirittura ha accusato GSP di non essere spettacolare. A dire la verità è uno dei pochi che, anche con avversari abilissimi, non risparmia pugni saltati e il combattimento in piedi, evidenziando le doti di ottimo striker. Purtroppo sappiamo bene che lo show business di oggi si basa sugli stessi principi dell’arena romana e, oggi come allora, “chi paga vuole l’anima”, non ha competenze e non apprezza la tecnica, preferisce maschere insanguinate che si fronteggiano come fiere nella gabbia. Poco importa, alla fine GSP li ha messi quasi sempre tutti al tappeto, nonostante le case farmaceutiche e buona parte del circuito spingessero per una competizione diversa, più povera di valori.