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L’Ukip di Nigel Farage fa il pieno di voti nel Regno Unito

Creato il 10 maggio 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
Ukip, Regno Unito, Nigel Farage, Europa

Nigel Farage (attribution: Euro Realist Newsletter).

Mentre si festeggia la giornata dell’Europa si parla poco di un nemico in agguato per chi la vorrebbe sempre più politica. Nelle recenti elezioni amministrative del Regno Unito  si è assistito al grande exploit dello Ukip, cioè il Partito per l’Indipendenza del Regno Unito. Si tratta sicuramente del movimento più euroscettico dell’isola, in cui l’opinione pubblica non ha mai guardato con entusiasmo a Bruxelles che si proclama erede della tradizione  thatcheriana. A guidarlo è Nigel Farage, un ex uomo d’affari. Il partito è stato fondato nel 1993 con al centro del suo programma l’uscita del Ragno Unito dalla Unione Europea. La linea politica sembra quella di un conservatorismo estremo, che vuole ben rappresentare la paure della società britannica di un’invasione da parte degli stranieri, in particolare Bulgari e Rumeni e una perdita della sovranità nazionale.

Farage propone infatti di rigettare sia la Convenzione dei Diritti Umani dell’UE, sia la Convenzione sui Rifugiati. Posizioni estreme che si associano ad atteggiamenti altrettanto estremi da parte di alcuni esponenti, comunque non eletti e in netta minoranza, “pizzicati” in pose da nazisti o nel lasciare commenti razzisti sui social network. In particolare, lo Ukip ha lanciato una durissima campagna per bloccare i flussi dei migranti bulgari e romeni che rischierebbero di invadere la Gran Bretagna al ritmo di 400 mila unità all’anno, secondo le stime dello Ukip. Su scala nazionale il partito ha ottenuto il 23% dei voti contro il 29% dei laburisti e il 25% dei conservatori, superando i Liberal-Democratici che si fermano al14%. Secondo il premier Cameron “Sarebbe sciocco continuare ad insultare un partito che ha raccolto così tanti consensi”. Questo voto dei cittadini britannici guarda al 2015, al referendum circa la permanenza nell’Unione Europea che si terrà proprio per volere dello stesso Cameron il quale non sa fino a che punto cavalcare l’onda dell’antieuropeismo. Probabilmente è proprio dalla Unione Europea che devono giungere le risposte più concrete da qui al fatidico giorno in cui i cittadini britannici saranno chiamati a scegliere. Di certo non c’è niente di più inviso ai cittadini del Regno Unito che la politica agricola comunitaria, la Tobin Tax, i piani settennali e altri aspetti dell’Unione che presentano al momento sinistre assonanze con dinamiche sovietiche e che hanno contribuito oltremanica a rafforzare l’idea di una UE carrozzone burocratico inefficiente e poco rappresentativo.

articolo di Francesco Boccardo.


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