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L’ultima ruota del carro, la storia di un uomo comune

Creato il 13 novembre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

In un cinema in cui si raccontano sempre più le storie di grandi uomini, ecco finalmente la storia di un uomo comune. Sì, L’ultima ruota del carro, il nuovo film di Giovanni Veronesi, è una storia vera, un biopic, ma sulla vita di uno sconosciuto. Si chiama Ernesto, e nella vita ha fatto tutti i lavori possibili, o quasi. Inizia a fare il tappezziere, insieme al padre, per poi diventare il cuoco di un asilo, grazie a una raccomandazione, proprio lui che non ha mai acceso un fornello. Sull’euforia della vittoria ai mondiali del 1982, prende una decisione: si metterà in proprio, e farà il traslocatore. E lo farà a lungo, fino a quando si lascerà coinvolgere dall’amico Giacinto a entrare come impiegato in una società legata al Partito Socialista. Come potete immaginare, non andrà a finire bene. Ma Ernesto attraversa tutta la sua vita come un Forrest Gump, incrociando grandi persone (un grande pittore, ispirato a Schifano), grandi avvenimenti (il sequestro Moro), come se attraversasse il fuoco senza scottarsi mai. Perché ha “sempre avuto il vizio di essere onesto”.

Gallery L'ultima ruota del carro

È una storia privata, L’ultima ruota del carro. Ma è anche la storia dell’Italia dagli anni Settanta a oggi. Così Ernesto attraversa gli Anni di Piombo, il Craxismo (“il mio capo è un socialista, uno di sinistra”, “guarda che non sono più de sinistra i socialisti”) e l’esplosione di Berlusconi. Quello di Veronesi è il film che in molti avrebbero voluto fare, quell’affresco popolare in grado di raccontare i cambiamenti dell’Italia, soprattutto quelli degli ultimi vent’anni, che al cinema non sono ancora stati raccontati abbastanza.

L’ultima ruota del carro è anche una svolta nel cinema di Giovanni Veronesi. Dopo i suoi “manuali d’amore”, i suoi “italians” e le sue “istruzioni per l’uso”, film puramente comici e a episodi, il regista toscano tenta una nuova strada (prodotto dalla Warner Bros e da Domenico Procacci di Fandango e non più dalla Filmauro di De Laurentiis), quella di una commedia popolare più intensa e malinconica, legata in qualche modo alla Commedia all’Italiana dei tempi d’oro. Lo aiutano un Elio Germano che diventa letteralmente Ernesto, parlando un perfetto romanesco (lui che è in grado di riprodurre qualunque dialetto), Ricky Memphis, nei panni dell’amico Giacinto, Alessandra Mastronardi, che è l’amore della vita di Ernesto, e Alessandro Haber, il fantomatico Maestro, l’artista di cui Ernesto diventa amico.

Ernesto è piaciuto subito a Veronesi. Forse perché è un po’ come lui e il suo cinema. È un artigiano, è onesto, è solido. Entrambi sono capaci di creare empatia con gli altri. Con tutti quelli che incontra, nel caso di Ernesto, con i suoi attori e con il pubblico, che lo premia sempre, Veronesi. Che stavolta ha pensato un po’ a tutti noi, che almeno una volta nella vita ci siamo sentiti l’ultima ruota del carro. O qualcuno a cui non passano mai la palla.

Di Maurizio Ermisino per Oggialcinema.net

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Alessandra MastronardiAlessandro HaberDalila Di LazzaroElena Di CioccioElio GermanoFrancesca AntonelliFrancesca d'AlojaGiovanni VeronesiL’ultima ruota del carroMaurizio BattistaRicky MemphisSergio RubiniUbaldo PantaniVirginia Raffaele


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