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L’ultimo giorno di lavoro

Creato il 06 ottobre 2014 da Lucastro79 @LucaCastrogiova
Musica Tony Iommi dei Black Sabbath

Published on ottobre 6th, 2014 | by radiobattente

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Quella consueta mattina, Tony si diresse verso l’officina per concludere uno dei suoi ultimi turni in fabbrica. Era finalmente giunto il momento di congedarsi dal suo lavoro di operaio, per iniziare a forgiare il metallo solamente attraverso le corde della chitarra. Tra le sue dita, infatti, fluiva uno di quei rari talenti che il Dio del Rock elargisce magnanimo soltanto a pochi dei suoi eletti.

Tony capì che il suo posto non era più al chiuso di una modesta officina di Birmingham, ma su di un palco monumentale, pronto a incendiare una platea ruggente con la sua musica, in un boato di coinvolgimento senza eguali. I suoi assoli avrebbero lacerato il cielo come fulmini di una tempesta estiva.
Dopo essere stato scelto come sostituto temporaneo di Mick Abrahams nei Jethro Tull, realizzò di essere pronto a lasciare per sempre su una sedia la tuta da lavoro per calzare la tracolla della sua chitarra.
Ma in quell’istante un urlo di dolore si squarciò nell’aria, dissolvendo i sogni di una vita e i pensieri di chi è sul punto di una svolta epocale: una delle presse su cui stava lavorando gli tranciò di netto le falangi superiori del medio e dell’anulare della mano destra. Fu portato in ospedale, e dopo un mese di vani tentativi, i medici non riuscirono definitivamente a ricostruire le falangi. Provò a imparare a suonare la chitarra da destro, ma senza risultati.
Fu in quel periodo che Tony cadde in una profonda depressione e conobbe il nero che divora lentamente l’anima quando ciò in cui crediamo e su cui investiamo viene distrutto da bufere improvvise. Ed è un nero profondo e inaccettabilmente vero, ben diverso da quello a tratti scenografico e teatrale che lo accompagnerà per il resto della sua vita accostandolo al nome di uno dei più importanti e famosi gruppi della storia della musica.

Ma ci sono storie destinate a essere straordinarie, che talvolta si intrecciano a storie altrettanto incredibili e tessono la tela di avvenimenti più grandi in grado di cambiare il corso degli eventi e delle vite che ne fanno parte.
Dunque, un giorno Tony iniziò ad ascoltare la musica di Django Reinhardt, un chitarrista belga di origini sinte che perse l’uso delle dita della mano sinistra, ustionata a seguito dell’incendio del carrozzone sul quale viaggiava. Eppure, nonostante la menomazione, Reinhardt continuava a suonare la sua musica e ciò fu sufficiente a incoraggiarlo a imbracciare nuovamente il suo strumento.
Dai tappi di flacone di un detersivo liquido, una volta fusi e sagomati, ricavò alcune protesi in plastica che applicò sulle dita. Per migliorare il suono, contrastato soprattutto durante le esecuzioni del bending, accordò lo strumento un semitono sotto, così da avere corde più morbide ed effettuare slide rapidi. Da questa brillante scelta, nacque un suono particolarmente cupo che avrebbe contraddistinto per sempre la chitarra di Tony.

E quella del gruppo di cui avrebbe fatto parte di lì a poco, i Black Sabbath.
Il cantante della sua band, Ozzy Osbourne, anni dopo avrebbe vestito i panni di una vecchia rock star ormai decadente, a tratti palesemente svampita, registrando bistrattati reality show e saltellando qua e là tra le notizie di fatti curiosi. Ma questa è un’altra storia, un altro mito che si perde tra passato leggendario e presente poco glorioso.
Tony Iommi ha perso le dita a causa del metallo, ma è divenuto un re del metal. E ci piace pensare che se non fosse accaduto l’incidente sarebbe rimasto un anonimo chitarrista di un anonimo gruppo inglese privo di successo.
Costa un po’ pagare il proprio tributo di mito al Dio del Rock, barattare la propria normalità e adattarsi ai tiri mancini della vita.

Ma Tony ci ha dimostrato che, a volte, ne vale la pena.

Ilaria Coppolino

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