Mi ritengo tra coloro che – a ragione – vedono la responsabilità politica di dirigenti o amministratori una responsabilità collettiva e non certo personale. Tuttavia è invalsa in giro una sorta di caccia grossa a sparare fucilate a vanvera contro i partiti di maggioranza e- in particolare – il tanto vituperato PD. Generalmente, almeno per quanto mi accade anche nella sfera privata, ci si arrabbia di più nei confronti delle persone cui si vuole più bene; non so se è il caso del PD, ma sta di fatto che una perdita identitaria che si protrae orami stancamente da diversi anni, con un sistema dirigenziale che si riferisce solo a se stesso, non è certo un deterrente verso i pubblici improperi. Tuttavia ci sono tendenze anti-PD (o anti politica) a mio avviso così grossolane da prescindere da qualsiasi generica analisi delle cause di una perdita di consenso e di appeal da parte del mio partito. La prima è l’espressione ” la gente non mangia”. L’enunciato non trova però una conseguenza netta o una presa di posizione in una frase del tipo: la gente se non mangia, si dovrebbe “impegnare in politica” perché vengano rimosse le condizioni che impediscono alla gente di non mangiare”. Invece se la gente non mangia, maledetto sia il PD! Punto. Poi dentro al mio partito, tra quei pochi , anzi pochissimi, che in tempo di pace formulano proposte e aprono discussioni (diversamente in tempo di campagne elettorali prendono tutti la parola) , ci sono quelli che ultimamente fanno “iggiòvani” per guadagnare consensi del popolo che si lamenta, ma poi, se li guardi bene, sono sempre gli stessi, ben posizionati nelle gerarchie interne da diversi, troppi anni. I “vecchi-giòvani” sono un nuovo sottoprodotto dei tempi moderni del PD e differiscono – come tipi umani – in modo sostanziale dai cosiddetti “giovani-vecchi” di antica e “apparatesca” memoria. I vecchi giòvani innanzitutto hanno già occupato tutte le cariche possibili , facendo già diversi giri di giostra, contrariamente ai “giovani-vecchi” che invece vorrebbero (ma non ce l’hanno) un riconoscimento di tanto (troppo) tempo dedicato alla estenuante attività di difesa di ufficio di qualche burocrate che poi perderà il ruolo, facendo di conseguenza crollare le azioni del giovane-vecchio. Il vecchio – giòvane, invece, si è rifatto il trucco e indossa una maschera più leggera, fatta essenzialmente di merito e curriculum da sbandierare, espressioni linguistiche meno sofisticate e pungenti metafore calcistiche o – quando deve fare l’intellettuale – si rifà a a”Amici” della De Filippi. Infine, in questa dylaniana (o disneyana) giostra di tipi umani, compaiono quelli che per vocazione o per chissà quale altro abominevole ideale si sono fatti avanti in questa giostra. Chi per migliorare le condizioni di vita dei propri fratelli (seguendo il Vangelo) o chi – più laicamente – si è rivolto alla politica per trovare risposte a strutture di diseguaglianza che impediscono a giovani e adulti di condurre una vita dignitosa e libera dal bisogno. A volte vorrei essere questo tipo umano, un po’ goffo e forse un po’ patetico, una sorta di anti-eroe letterario. Questi tipi sono rari, ma vi assicuro che ci sono e girano spesso nella stessa giostra, senza che dall’esterno si possano distinguere in modo definito. Insomma fuori dalla giostra la massa coi fucili che non vuol salire per mantenere la patente di “popolo” e dentro alcune vittime, molti carnefici e qualche libero pensatore che crede che lo spettacolo non sia ancora finito. Almeno finché le luci delle giostre rimarranno ancora accese.