“All’estero vogliono vedere i risultati, non importa quanti pezzi di carta tu abbia in mano“: Alessandra Riccardi, 32 anni, affida a un pensiero diretto e molto schietto, in pieno stile british, la descrizione dell’ambiente di lavoro incontrato nel nord Europa. Lei che a 26 anni ha lasciato l’amata Roma, per trasferirsi in Olanda. Doveva restare un solo anno, all’estero. Da allora non è più rientrata. Attualmente lavora come Business Development Consultant per la Royal Bank of Scotland. Nel cuore della City londinese.
Una storia che insegna quanta flessibilità di approccio abbiano i datori di lavoro stranieri, verso i nostri migliori professionisti: nonostante lavori in Finanza, Alessandra ha un background umanistico, con una laurea in Lingue e Comunicazione. Le risposte assolutamente irrispettose ricevute nei primi colloqui di lavoro a Roma la convinsero ad accettare la prima offerta di impiego, propostale presso una banca olandese ad Amsterdam.
Presto Alessandra scopre come le società straniere tendano a considerare maggiormente il potenziale del candidato o della candidata, rispetto al mero “pezzo di carta” fresco di stampa. Se qualcuno è bravo, lo si può formare, affinchè possa dare il meglio anche in altri settori.
Alessandra trova grandi soddisfazioni professionali in Olanda, anche se la vita sociale registra grosse difficoltà, soprattutto a causa della mancata integrazione con la società dei Paesi Bassi (che lei considera troppo diversa). E’ così che -qualche anno dopo- ottiene l’atteso trasferimento alla sede londinese della RBS, con una posizione manageriale: attualmente lavora nella City, come consulente dei clienti “corporate” più influenti del pianeta. Decisamente un grande passo in avanti, per quella giovane neolaureata, che a Roma sembrava non volere nessuno…
“Business” è la parola-mantra che Alessandra scopre nella capitale inglese: lo stile di vita cambia con il trasferimento, facendosi più frenetico. Ma il feeling con Londra è decisamente maggiore, rispetto ad Amsterdam. Tuttavia, per Alessandra sta arrivando il momento di avere un’unica vita. Non due vite parallele, divisa com’è tra Londra e Roma. Sempre a bordo di un aereo, per andare a trovare amici e famigliari. “Sono disposta a tornare, anche se sarò pagata di meno, anche se dovrò fare più code alla posta, anche se dovrò regredire notevolmente, sotto molti aspetti pratici. Ma con il mio ritorno spero di portare una ventata d’aria fresca, di riuscire a trovare un lavoro, e contribuire con ciò che ho imparato“. L’Italia, il suo Paese, è pronta ad accettare la sfida lanciata da Alessandra? Una sfida-simbolo, che la accomuna a decine di migliaia di giovani professionisti espatriati, che vogliono tornare e rinnovare questo Paese?
Ospite della puntata è Damiano Cimignolo, Vice President alla Royal Bank of Scotland. Anche lui a Londra, come Alessandra. Di cui è collega. Anche per lui un percorso simile (dalla laurea in Ingegneria alla Finanza)… ma con un esito diverso. Damiano -a tornare in Italia- non ci pensa proprio. Almeno per il momento. Con lui operiamo un radicale cambio di prospettiva.
Nella rubrica “Expats” manteniamo il filo logico, sul tema del rientro/non rientro dei nostri migliori giovani professionisti all’estero. Ci sono progetti che puntano a far sì che possano contribuire a migliorare l’Italia. Anche da Paesi stranieri. Uno di questi è la piattaforma “Iovogliotornare”. Ce ne parla il fondatore, Domenico Rota.
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La discussione di ottobre: “Siamo sempre più un’economia che perde lavoratori qualificati ed attrae dall’estero lavoratori con qualifiche basse, esattamente il contrario di quanto stanno facendo i nostri maggiori concorrenti” – denuncia il Cnel: secondo voi l’Italia ha già perso la “guerra dei talenti” del Terzo Millennio? Soprattutto, intravedete vie d’uscita per invertire questo trend?
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