Magazine

L’umanità come il corpo umano (Messaggio in bottiglia 12^ puntata)

Creato il 11 giugno 2013 da Lundici @lundici_it
’à

Sofia era intenta a declamare gli ultimi versi, intanto che in me affiorava un’antica domanda: «Dov’è Marcello?».
D’un tratto, nella mia mente, presero a rincorrersi i nomi che, a vario titolo, erano apparsi in quei messaggi. 
L’umanità come il corpo umano (Messaggio in bottiglia 12^ puntata)Berlusconi, Brunetta, Scajola, la Cgil, il dottor Notturni, il dottor Ossiero e tutti i consulenti esterni dell’amministrazione straordinaria. Un elenco lungo e impoetico, portatore di fastidio, rabbia e stridore, al contatto con le immagini appena impresse sulle mie retine, il canto e le piroette dei fenicotteri, i giochi di Elsa, i ricordi di Sofia, le parole di Emily e la tenacia di Marcello, la cui presenza sentivo aleggiare intorno a me.

Questi pensieri volsero al termine nell’istante esatto in cui Sofia, con un filo di voce, proferì l’ultimo lemma della lirica, la cui declamazione, a cominciare dalla prima parola dell’ultima strofa, mi era parsa inconsuetamente lenta, forse nell’inconscio o manifesto intento di tesoreggiarne la durata e, al contempo, di preservare teneramente il suo Marcello.
Quale fosse il reale proposito, non mi era facile stabilirlo, né tantomeno ero in diritto di farlo. Vi sono dinamiche attinenti al rapporto di una coppia, o di una famiglia, i cui membri non sono tenuti a disvelare, sia ad un estraneo che al più prossimo dei parenti o amici.
Queste riflessioni, maturate grazie a quell’insolito traccheggiare, mi permisero di predisporre il mio animo a ricevere, senza alcuna traccia indagatoria e circospetta, tutta la storia che Sofia, di lì a poco, prese a raccontarmi.
«Vorrei parlarti delle giornate di Marcello» esordì Sofia, «ma ti chiedo scusa se ne dovessi omettere alcuni momenti, imperscrutabili anche ad una moglie…».
«Sei dolce e premurosa» la interruppi, mentre i suoi grandi occhi castano-verdi si velavano di lacrime, «e il tuo amore – ne sono certo – lo sorreggerà sempre.»
Un sorriso le irradiò di nuovo il viso, e riprese: «In maniera naturale, si è trovato a dissertare di diritti. A chiedergli di intervenire ai loro consessi, inizialmente erano solo lavoratori. Lui non disdegnava alcun invito ma, al contempo, ne rimaneva alquanto stupito. Il motivo, oggidì comune a molte persone in Italia, si fonda sulla difficoltà di dimostrare i torti subiti, quegli atti illeciti che tolgono sonno e respiro. Chi lo chiama, quindi, è in questa condizione.»
«Che rilevanza occupa il suo percorso formativo, la sua professione?»
«Della sua precedente attività di avvocato ha conservato l’approccio scientifico, a cui ha aggiunto una visione romantica del diritto. Brandisce testi di legge come fossero spade. Penso sia questa la parte di lui che gli ha fatto conquistare un posto nell’attuale panorama civile e lavorativo italiano.»

L’umanità come il corpo umano (Messaggio in bottiglia 12^ puntata)

La curiosità sul luogo in cui si trovasse Marcello, aumentava in misura pari al ritmo che Sofia impiegava nel raccontare. La sua voce, prima quasi flebile, era adesso divenuta tonante e accusatoria. Comunque, pur non volendo chiederle espressamente dove fosse Marcello, non riuscii a contenere un’altra curiosità: «Mi racconteresti qualche aneddoto sorto fra carte, pensieri e parole?»
«Molto volentieri. Dalle sue elucubrazioni sono sorti svariati concetti, uno dei quali mi ha sempre affascinato moltissimo. Elaborato, tale pensiero ha ingenerato una sorta di teoria, la quale rappresenta anche il suo proposito principe, nonché il filo conduttore delle sue battaglie.»
Ripose il libro e, prima di cominciare l’esposizione, con l’indice della mano destra tracciò nell’aria un cerchio perfetto: «Secondo Marcello la soluzione (ai mali) è sotto i nostri occhi e qualunque persona al mondo, sin dalla tenera età, ne viene a conoscenza».
«Aspetta, per favore, potresti spiegarmi il gesto che hai appena fatto?»
«Mi dispiace, non saprei spiegarmelo neanch’io. È stato un gesto inconsulto. Però, forse ho voluto intendere che si potrebbe chiudere il cerchio.»
Da quel momento, mi predisposi all’ascolto ripromettendomi di tenere a freno le mie richieste, che eventualmente le avrei rivolto alla fine.
L’umanità come il corpo umano (Messaggio in bottiglia 12^ puntata)
«L’umanità come il corpo umano, è questo il titolo della teoria-metafora. Basta osservare come si comporta il nostro organismo quando, accidentalmente, ci procuriamo una ferita. Se – ad esempio – ci si ferisce un dito con una scheggia sporca, si ha suppurazione, un meccanismo provvidenziale con il quale il corpo umano si difende. Che cos’è ciò che chiamiamo “pus”? Si tratta dei residui morti dei globuli bianchi accorsi a combattere i batteri e periti nella lotta.»
«Bellissima e avvincente teoria. Ovviamente non è detto che, nella vita, si vada sempre incontro alla “suppurazione”, ma bisogna correre il rischio, per i nostri simili più indifesi, più bisognosi.»
«Marcello, quando ha l’occasione di parlare in pubblico, non espone mai questa sua teoria risolutiva, o meglio lo fa senza metafore, onde evitare fraintendimenti. Comunque, nelle carte che ti ho consegnato, troverai anche questa teoria, illustrata dettagliatamente.»
«I propositi sono indubbiamente elegiaci, ma come si fa a passare alla sua realizzazione?»
«Invero, è ciò che riguarda quasi tutte le teorie. Il primo passo dovrebbe essere l’approvazione, preceduta dalla dimostrazione della tesi e seguita da una capillare diffusione. Comunque, prima che giunga l’approvazione, Marcello continua a raccontare, a fare i nomi di coloro che ha visto procurare ferite profonde a persone inermi.»

A proposito di quei nomi, era giunto il momento di andare a Napoli, come al solito in via Caracciolo, per dare piglio alla lettura del successivo messaggio in bottiglia.
Riposti i ricordi di Sofia e le carte di Marcello, ripetei il consueto rituale e, in poco più di venti minuti, mi ritrovai sul lungomare, diretto verso Mergellina. Svoltato l’angolo dopo la sede storica della facoltà universitaria a me più familiare, scorsi i miei amici, tra ventagli colorati e foglietti sventolanti… il caldo della città del sole era molto presente. Li raggiunsi, a passo lento, ci salutammo affettuosamente e ci predisponemmo alla lettura.

Messaggio n. 4g

Da un po’ di tempo, Marcello stava conservando le lettere dei colleghi che giungevano da ogni parte dell’Italia, ma una su tutte lo pietrificò. Le parole in essa contenute disvelavano, per un verso, i retroscena del personaggio più ambiguo dell’amministrazione straordinaria, per l’altro l’immobilismo indotto di tanti dipendenti, incapaci perfino di fare circolare le notizie che avrebbero permesso almeno il tentativo di arginare quelle azioni deplorevoli.
La lettera giunse in data 6 settembre 2010, in risposta alla missiva, inviata a tutti il precedente 13 maggio.

L’umanità come il corpo umano (Messaggio in bottiglia 12^ puntata)

La missiva

Oggetto: “Perchè il male trionfi è sufficiente che gli uomini del bene non facciano niente”.

Salve, le espongo in dettaglio la mia idea. Vorrei raccogliere, in un solo testo, le storie dei dipendenti della Dime Falegna. La raccolta dovrà avere una caratteristica fondamentale: ciò che si racconta deve essere dimostrabile, così facendo nessuno sarà attaccabile.
Il faro che ci guiderà sarà semplicemente la verità, un segno memorabile del nostro passaggio soprattutto in questa difficile realtà lavorativa.

Grazie e cordiali saluti
Marcello Marchesi

P.s.: trasli il messaggio anche agli altri che potranno inviare i loro racconti al mio indirizzo di posta elettronica.

La responsiva

Egregio Marcello, mi scusi se non ho tenuto fede alla promessa fattale tempo fa.
Non è come crede, anzi ho ritenuto valida e rispettabilissima la sua proposta di denunciare quanto abbiamo vissuto in questa amministrazione.
Semplicemente, ho preferito non rimestare in quei ricordi volutamente rimossi o solo sopiti, come i virus di un vaccino, tanto è stato il dolore che ho provato in quei mesi.
Non so se lei mi abbia contattata perché al corrente di quello che ho subito, ma se così non fosse le dico solo che per giustificare una sporca manovra del sig. Ossiero (doveva sistemare una sua parente al posto mio) sono stata accusata delle cose più vili che si possano immaginare, ho sopportato un trasferimento improvviso presso la filiale di Nuoro e mesi e mesi di depressione documentata.
Mi sono isolata, interrogata, disperata, senza capire quello che mi stava succedendo.
Cercavo una spiegazione razionale a ciò che di logico non poteva avere nulla. Sono uscita da tutto ciò grazie alla stima che ho sempre goduto da parte delle persone che mi conoscono dal punto di vista lavorativo, e di quanti – compresa una psicologa –   mi hanno sostenuta aiutandomi a fare luce sulla situazione.
Nel frattempo, in riferimento alla veridicità di quanto le ho accennato, faccio presente che la sottoscritta ha intentato e vinto una causa verso la Dime Falegna per trasferimento ingiustificato presso un sito così lontano.
Comunque, tornando ad oggi, spero di aver fatto cosa gradita contattandola, sebbene con imperdonabile ritardo.
Quanto alla situazione attuale, spero vorrà tenermi aggiornata su nuove ed eventuali.

Distinti saluti
Renata Abalbo

Eravamo giunti al calar della sera e, forse per stemperare la tensione accumulata, decidemmo di andare a degustare una fumante pizza margherita, complice anche un atipico aperitivo offertoci dalla brezza del golfo, inebriante più del solito.

 

L’umanità come il corpo umano (Messaggio in bottiglia 12^ puntata)
Metti "Mi piace" alla nostra pagina Facebook e ricevi tutti gli aggiornamenti de L'Undici: clicca qui!

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :