Due giorni fa davamo la notizia, quasi in esclusiva per l’Italia, della scoperta di 70 libri di “piombo” ritrovati in Giordani e probabilmente appartenuti ai primi cristiani. Mettavamo in guardia dalla possibilità di una grande bufala ma sottolineavamo anche le enormi implicazioni storiche e sociali che potrebbe avere questo ritrovamento se fosse considerato attendibile (cfr. Ultimissima 3/4/11).
Ieri ci ha pensato La Repubblica a fare un pò di chiarezza e a definire meglio la situazione. Innanzitutto rivela che in copertina in uno dei 70 libri, composti da una decina di pagine, non ancora studiate, ci sarebbe il volto di Cristo e quindi -se partiamo da un presupposto positivo- sarebbe il primo ritratto del Messia nella storia, scoplito tra l’altro da suoi contemporanei. Si accenna che nulla è mai stato trovato di così antico sul cristianesimo e che l’importanza del ritrovamento supererebbe quella dei Rotoli di Qumran (ritrovati a 100 miglia di distanza).
Ritrovamento. Chiarisce anche molti particolari sul ritrovamento, poco chiari nei primi articoli comparsi sulla stampa estera. I 70 piccoli libri sono ritrovati cinque anni fa in una caverna in Giordania da un beduino (ogni libro in una nicchia), a pochi chilometri da un’antica sorgente dove duemila anni fa, nel I° secolo, si rifugiarono sette messianiche ebraiche dopo la distruzione di Gerusalemme (70 d.C.). Tre anni fa il beduino vende i reperti ad un commerciante, Hassan Saida, che li porta in Israele. Con l’aiuto di due archeologi Jennifer e David Elkington fa pervenire alcuni dei codici alla Oxford University. Dopo l’analisi la Giordania si attiva e rivuole i codici, il beduino ritorna in Israele con parte dei libri e i due archeolgi cominciano ad essere pedinati e minacciati. The Telegraph, in un’intervista ai Elkington, svela che tipo di pressione stanno ricevendo dalla Giordania e dai trafficanti del mercato ner
o.Datazione. Ad Oxford, i primi test confermano che il piombo ha origine nel Mediterraneo, che è del primo secolo e che la corrosione è autentica. Altri test fatti in Svizzera, dal National Materials Laboratory di Dubendorf danno gli stessi risultati. Su alcuni libri compaiono scritte in lingua fenicia (forse) e immagini incise. Vengono tradotte solo due parole: “Salvatore di Israele” e “Yahweh – Dio”.
Interpretazioni. Il Daily Mail, oltre a spiegare meglio le fasi del ritrovamento, dice che l’interpretazione proto-cristiana dei libri è fortemente sostenuta da Margaret Barker, ex presidente della Society for Old Testament study e tra i massimi esperti di primo cristianesimo in Gran Bretagna. Il direttore del Department of Antiquities della Giordania, Ziad al-Saad, ha pochi dubbi. E’ convinto che essi siano effettivamente realizzati dai seguaci di Gesù nei primi decenni dopo la crocifissione.
In un secondo articolo dice che la prova più convincente della tesi di Ziad al-Saad è che su una lastra sembra essere mostrata una cartina della città santa di Gerusalemme con alcune croci al di fuori delle mura della città.