Segue seconda parte: http://www.psicoterapiadinamica.it/2012/06/luomo-che-non-voleva-il-naso-2/
di: Renzo Zambello
Silenzio.
“Che sta pensando Dario? Cosa le fa venire in mente il sogno?” Suggerii a bassa voce.
“Niente, non mi viene in niente! Me lo dica lei cosa le viene in mente. E’ lei che deve interpretare i sogni, non io”. Silenzio. “E… allora? Cosa le viene in mente?”
Dario era agitato. Arrabbiato. Aveva un tono di sfida. Chiaramente ce l’aveva con me, ma su cosa? E, perché era così arrabbiato e, ancora, cosa centrava il contenuto del sogno? A me veniva in mente qualche associazione simbolica ma, lui si era chiuso in un silenzio di rabbia e stizza.
Feci silenzio e aspettai.
Il resto dell’ora, Dario rimase immobile, a guardare avanti. Io da dietro non vedevo i suoi occhi ma me lo immaginavo, fisso a sfidare il “suo nemico”.
“Bene , ci vediamo la prossima volta”. Dissi, come alla fine di ogni seduta.
Dario si alzò e ostentando mi guardò fisso negli occhi e disse: “Come vuole lei. Per me è lo stesso.”
Gli aprii la porta e mentre usciva e lo salutavo, mi resi conto che era riuscito a coinvolgermi nella sua rabbia. Stavo pensando a cosa avesse voluto dire con quella frase: “Come vuole lei. Per me è lo stesso”.
La volta successiva arrivò una decina di minuti prima. Strano, era sempre puntualissimo. Qualche volta avevo pensato che aspettasse in strada l’orario giusto. Quando andai ad aprire la porta, forse non riuscii a trattenere lo stupore e comunque lui si scusò dicendo: “Mi dispiace, sono in anticipo. Posso aspettare in sala di attesa?”.
“Certo, si accomodi pure.” Controllai con volontà le mie emozioni.
Quando lo feci accomodare in studio, mi guardò sorridendo e disse: “ Buongiorno”
“Buongiorno” Risposi lentamente.
“Mi scusi.”
“Di cosa?” Chiesi.
“Sono arrivato un po’ prima ma, non avevo voglia di aspettare fuori”.
“Forse aveva bisogno di vedere se ero arrabbiato?” Dissi sorridendo.
“Arrabbiato di cosa?” E, rise liberamente. Poi, d’improvviso un viraggio, un silenzio muto.
“ Si, ha ragione”, dissi io, “ritorniamo alle cose che la preoccupano”.
Silenzio.
“Si, si, ritorniamoci ma, io sto male, male”. Dario stava piangendo senza nessuna voglia di trattenersi.
“lo sento. Capisco che lei stia male ma, ora, se lei vuole, può contare su di me.”
“Si ma, io non lo so perché sto così male” Dario si era girato e allungava le mani quasi a cercate un abbraccio.
“Lo capiremo assieme”. Dissi senza fare alcun movimento.
Si girò e tornò in silenzio. Non avvertivo astio, né rabbia. Solo una nota di frustrazione per non aver accettato il suo abbraccio. Per me, era anche questo un grosso passo in avanti nel nostro rapporto. Riusciva ad accettare le frustrazioni del setting e non fuggiva.
Poi, pino piano, cominciò ad accartocciarsi su se stesso, in una maniera così strana che non potei fare a meno di spostare la testa per guardare cosa succedesse. Testa, collo, spalle, erano piegate quasi a formare una “palla unica” mentre le gambe ed il bacino rimanevano stesi, quasi arcati in alto e lui si toccava il pene.
Non dissi niente.
Lui non mi sentiva.
Mi accorsi che si era eccitato e stava per infilarsi una mano nei pantaloni.
“Cosa fa Dario?” Dissi con voce calma, quasi a non volerlo spaventare.
Lui di si raddrizzò, o meglio si srotolò e mi guardò spaventato e urlò: “ Ha visto?! Ha Visto!?”
“Cosa dovevo vedere, Dario?”
“Non lo voglio! Non lo voglio!”
“Cosa Dario, non vuole? Il suo pene?”
“No, il mio naso. Non lo voglio, Non lo voglio”
“Ma lei Dario mi ha mostrato il suo pene, le sue forme. Il fatto che fosse in erezione. E’ normale in un ragazzo. Non sempre i giovani sono capaci di governare le proprie eccitazioni. Hanno una carica ormonale potente ma, cosa c’è di male in questo?
“ Scusani! Ora ni punisci? No! No! Non punirmi”
“No. Si calmi, non ho nessuna intenzione di punirla. Non c’è nessun motivo. L’erezione del pene è una funzione, una potenzialità normale negli uomini che lei userà con chi vorrà. Perché dovrebbe darmi fastidio e punirla? Mi ha mostrato di averla e, io sono contento per lei”
“Ma ora tu mi punisci!?” Mi chiese ancora con la voce spaventata e in uno stato un po’ di confusione. “Scusami! Non lo faccio più!”
“Si calmi Dario. Non ho niente di cui scusarla. Va tutto bene. E’ tutto normale.” Gli parlavo spostando la testa verso di lui e sorridendo. “Dario! Mi segue Dario? Ma, quello non non è il naso.” Dissi ridendo e cercando il suo sguardo.
Lui si girò, mi guardò , chiuse gli occhi e sorridendo disse: “Si. Ho capito, non è il naso.”
Silenzio
“Va bene, ci vediamo la prossima volta”
Fine terza parte
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