Dalla copertina, furbetto, un virgolettato del «Corriere della sera» presenta l’autore come il Camilleri di Svezia. E porta un po’ fuori strada.
Sono ben 35 anni a separare la fine di Germund e Maria, amici scomparsi nel peggiore dei modi. Tragica fatalità oppure suicidio? Tocca alla polizia di Kymlinge fare luce su queste due terribili vicende, mettendo questa volta in campo il malinconico ispettore Barbarotti e la sua collega Eva. Superfluo dire che gli inquirenti, mai come questa volta, brancolano nel buio sebbene non si risparmino nello scavare nelle esistenze delle vittime e, come è logico, in quelle di chi è rimasto.
Anche Nesser non si risparmia e tira in causa la vita, la morte, il destino e scomoda persino il Padreterno, scrivendo pagine e pagine che molto ci raccontano delle riflessioni del poliziotto, lasciando in secondo piano i fatti su cui è necessario, se non indispensabile, basare le indagini e la narrazione vera e propria.
D’altronde, chi legge Nesser lo sa, è la psiche umana ciò che interessa davvero all’autore svedese che, come dimostra in questa nuova indagine affidata all’ispettore Barbarotti, ama più spesso consegnarsi – e consegnarci – alla filosofia che al noir.
L’uomo che odiava i martedì
Hakan Nesser
Guanda, pagg.471, euro 19,00