L’amletico problema di questi giorni è salvare il governo o salvare il Paese. Dico amletico in teoria perché la banda Berlusconi e il circolo magico da Umberto non hanno alcun dubbio sulla precedenza assoluta da assegnare alla loro salvezza. E allora manovrina o manovrona? La prima ci porterebbe direttamente in Grecia, la seconda, dalle notizie che si hanno, ci porta baldanzosamente avanti sulla strada di nuove ingiustizie senza però assicurare alcuna salvezza, ma solo il galleggiamento momentaneo.
Tremonti dal canto suo ha fatto il massimo sforzo perché il recupero dei 43 miliardi finisca per penalizzare i più deboli e si concentri all’ 80 per cento sul 2013 e 2014 in modo da non far calare in modo drammatico il consenso in vista delle politiche e anzi lasciando una mina inesplosa per chi verrà dopo. Di più non può fare per favorire il padrone.
Ma il modo in cui lo fa, cioè aumentando la forbice sociale, facendo decisi passi verso la flex tax, mito della destra e le imposte sui consumi, lo qualifica come un affidabile prosecutore del berlusconismo e per questo ha avuto il placet degli industriali (ci ha pensato Luigi Abete a metterlo in chiaro qualche giorno fa come si può leggere qui) e di una parte dello zoccolo duro pidiellino e leghista che trovano motivo di compiacimento di fronte alla esplicita volontà di considerare il problema della gigantesca evasione come marginale.
In più Tremonti è già stato recentemente benedetto ufficialmente dal cardinal Bagnasco il che automaticamente gli assicura l’appoggio di Casini e del terzo polo e di quei signori dei principi non negoziabili, ma con molti negoziati, sparsi nell’opposizione. Però anche di un nuovo e inatteso alleato di Confindustria e Vaticano, cioè di Pietro nella sua improvvisa traslazione. Apparentemente insensata, ma con tutta evidenza orientata ai nuovi possibili sviluppi.
Il ministro dell’economia è solo apparentemente isolato in un Italia dove l’unico vero problema sembra quello di non rinunciare alle rendite di posizione, di qualunque tipo esse siano. Tanto meglio se poi lo si può fare in maniera da far credere che sembra sia sostanzialmente cambiato qualcosa. Tremonti non parla, ma sa sussurrare ai cavali e anche agli asini.