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L'uomo cinese

Creato il 30 marzo 2011 da Dvanzin
L'uomo cinese
Perché studiare il taijquan in Italia? Perché praticare il taijiquan se sei italiano?
Spesso, quando un interlocutore scopre la mia passione per questa raffinata arte marziale, mi fa presente, a volte non molto delicatamente, che “… si però come lo praticano i cinesi; … come lo insegnano i maestri cinesi; loro si che …”
Ormai ho smesso di prendermela. Ci si abitua. Non è mia intenzione sminuire la bravura e la profonda conoscenza del taijiquan di numerosi maestri e praticanti di origine cinese. Però lo studio, fortunatamente, è a disposizione di chiunque viva una genuina passione, indipendentemente dal luogo di nascita.
Quindi perché studiare il taijiquan? Personalmente rispondo con una frase che ho trovato nell’ultimo libro di Tiziano Terzani - Un mondo che non esiste più (Longanesi, 2010):
“… invece di cercare l’uomo nuovo mi resi conto che c’era un uomo vecchio, cinese, che era meraviglioso; e che quella era stata una cultura stupenda, con una grandezza e con una ricchezza che proprio mi colpivano. Allora mi sono messo in cerca di quell’uomo vecchio, della meraviglia che era stata la vecchia Cina, e di quel che ne rimaneva.”
Un grande giornalista (http://www.tizianoterzani.com), capace di rendere esplicita la voglia di ricercare, conoscere e studiare qualcosa di così grande e ricco come la cultura cinese. Con estrema umiltà.

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