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Sono più minimalista. Mi piace che l'amore, anche un amore immenso, si manifesti nelle piccole cose. Mi piace emozionarmi per una frase che magari sembra buttata lì ma che invece vuole dire che lui mi ha capita, sempre. Mi piace quando i miei figli fanno qualcosa che vuole togliermi una fatica, anziché produrre un quintale di disegni per me (che pure mi fanno piacere, ma in tutt'altro senso). Mi piace quando una mia gatta mi cerca in modo (apparentemente) disinteressato, non perché ha fame/freddo/sete. Anche se questo spesso significa dormire con una gatta sulla schiena.
Per dire: fino a un paio d'anni fa, odiavo la Pinta. Lei è la mia gatta più intelligente, e purtroppo per un gatto essere intelligente vuol dire trovare i modi più fantasiosi di combinare guai. Pinta ne ha combinati parecchi, era il flagello di casa. Per molto tempo ho sperato che facesse un giro un po' più lungo e sparisse. Poi ho cominciato a capire che era sinceramente affezionata ai miei bambini: tutte le mattine si presentava in camera nostra e stava lì mentre i bambini si vestivano, li coccolava e si faceva accarezzare. E allora ho cominciato a volerle bene, a perdonarle i disastri, a stare volentieri con lei in braccio.
Ecco, il fatto che io apprezzi i gesti piccoli non significa che mi piacciano anche i sentimenti piccoli. A me i sentimenti piacciono belli grossi, in ogni campo, e mi dispiaccio un po' quando vedo che altre persone riescono a vivere di sentimenti piccoli, stentati come le piantine che mi sono incaponita a tenere davanti a casa e che andrebbero ranzate via per il loro bene.
Per esempio, l'amore. Io ci sto che non si deve cercare il principe azzurro, anzi: nelle mie fantasie di bambina e ragazza, era quasi sempre lei a salvare lui.
E, quanto alla perfezione, ho sempre pensato che avere accanto un uomo perfetto potesse essere deprimente, alla lunga: io perfetta non lo sono.
Però so qual è la mia storia, ovvero quella di una donna che ad un certo punto della sua giovinezza (a 20 anni!) ha fatto una scelta di comodo. Tutte le mie amiche dell'università erano fidanzate, io non riuscivo più a uscire senza fare il reggimoccolo e mi sono messa con un amico del fidanzato di una mia cara amica. Poi in qualche maniera me ne sono pure innamorata (o me ne sono convinta), ma era lui stesso a dirlo (non riferendosi a noi): chiunque può stare con chiunque, per i primi tempi. E lui per me, pur con tutta la sua cultura e con le sue buone qualità, era chiunque. Quando abbiamo rotto, ho patito più per la mia dignità pubblicamente offesa (dovevamo sposarci un mese dopo) e per l'interruzione di un'abitudine che per la perdita di quella persona.
E, dopo pochi mesi (settimane), ho capito che io nella solitudine ci stavo proprio bene. Mai avuto sogni di matrimoni e figli, io. Invece avevo tanti sogni riguardo al lavoro, alla scrittura e alle cose che potevo fare vivendo da sola.
Mi sono infatuata di un'altra persona e ne ho frequentate diverse, ma mai questi uomini mi hanno fatta dubitare di voler vivere da sola, neanche per un istante.
E poi ho incontrato Luca. E, senza che lui toccasse alcun argomento a proposito di famiglia e convivenza, ho desiderato istantaneamente vivere con lui, anche se sapevo che sarebbe stato in campagna, e avere dei figli da lui.
Una mia amica una volta mi ha chiesto se credevo all'uomo della mia vita. Io non credo che ci sia un solo uomo per me e non so se Luca sarà l'unico da qui alla mia morte. So che lui è speciale e lo sarà sempre, qualsiasi cosa succeda. So che con lui ho desiderato i miei figli, li ho avuti e non riesco a immaginare di provare la stessa cosa per un altro uomo (almeno prima della fine della mia vita fertile). So che stare con lui ha cambiato entrambi, parecchio e in meglio, e già questo è qualcosa di cui essere grati per sempre. So che mi sono messa con lui per i motivi giusti e sto con lui perché lo scelgo ogni giorno.
So anche che lui oggi diventa uno splendido 40enne. E spero che quel 4 non gli pesi troppo.
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