Per quanto potesse sembrare impossibile, gli anni 60 stavano finendo.
Margot era una donna a forma di donna, trent’anni, pelle chiara e morbida, fianchi generosi, sguardo lontano e capelli neri corti dal mento e risvoltati in sù alle punte.
In quel momento era chiusa a chiave in bagno, seduta nuda su una lavatrice in funzione, e leggeva un libro illuminata dalla luce del vetro opacizzato.
Il libro parlava di una ragazza che aveva deciso, per un grosso senso di colpa e responsabilità, di non mentire più. Non volendo però raccontare la verità, uccideva tutti quelli che le facessero le domande sbagliate.
Intanto che Margot leggeva, sulla sua pelle candida si apriva uno squarcio rosso vivo, che tagliava tutto l’avambraccio, arrossandolo, scavandolo, in una ragnatela di lacrime porpora.
Se Margot non fosse morta dissanguata in quell’insensato attimo di vuoto di realtà, avrebbe potuto sposare Jacque.
Jacque era l’uomo della sua vita, arrivò due anni dopo a chiedere un appuntamento all’ufficio di segreteria dove Margot lavorava; ma Margot non c’era più, al suo posto c’era un’altra, che non era lei.
Jacque non se ne accorse.