Magazine Cultura
Titolo originale: Den Orolige Mannen
Autore: Henning Mankell
Traduttore: Giorgio Puleo
Editore: Marsilio
Pagine: 557
Data di pubblicazione: Ottobre 2010
ISBN: 9788831710480
Prezzo: 14.00 €
Sinossi: In una fredda giornata d'inverno, Hakan von Enke, alto ufficiale di marina ora in pensione, scompare durante la sua abituale passeggiata mattutina a Stoccolma. Un caso che tocca da vicino il commissario Wallander. Von Enke è il futuro suocero di sua figlia Linda, il nonno della sua nipotina, e di recente gli aveva confidato aspetti soprendenti di un dramma politico-militare risalente a più di due decenni prima, quando sottomarini sovietici erano stati avvistati in acque territoriali svedesi. Kurt Wallander è vicino a un grande segreto della storia del dopoguerra. La sua lotta incessante alla ricerca della verità è ora l'impegno di un uomo che sta facendo i conti con la propria vita assediata da ombre minacciose, e che, talvolta deluso dai colleghi e dal sistema, ritrova il calore e gli affetti della sua famiglia. Con questo ultimo episodio che chiude definitivamente la serie poliziesca che l'ha reso celebre in tutto il mondo, Mankell è riuscito per la critica a creare un pezzo di grande letteratura sul tema della vecchiaia rivestendolo abilmente delle spoglie del giallo. Kurt Wallander, come scrisse Le Monde "uno dei più bei personaggi tra i romanzi polizieschi contemporanei", è stato per molti tra le figure più riuscite e affascinanti della narrativa di genere dei nostri giorni, aprendo la strada al fenomeno del giallo dalla Scandinavia.
Non so da dove partire per recensire questo libro. Sono quasi 600 pagine e non posso dire che non mi sia piaciuto completamente. Tuttavia non posso nemmeno affermare che mi sia piaciuto, perchè è stato una fatica resistere e arrivare alla fine.
Sarà che io e i gialli svedesi non abbiamo un feeling particolare, sarà che l'ho comprato solo perchè mi ispiravano la copertina e il titolo (che decisioni affrettate, lo so!)... ma non mi ha convinto a pieno.
La trama di per sè è molto interessante, con la guerra fredda che crea ancora una coltre di nebbia, seppur siano passati vent'anni dalla sua fine. Il mistero della famiglia Von Enke è ciò che mi ha fatto tenere duro, e anche il fatto che il personaggio di Wallander è particolare e comune al tempo stesso.
Quello che ho apprezzato davvero è la capacità di Mankell di ricamare sul tema della vecchiaia, della vita che si avvia sul sentiero della fine. E' questo il messaggio forte che arriva dall'Uomo Inquieto.
Che un bel giorno ti svegli e capisci di non avere più trent'anni, di essere alla soglia dei sessanta e di aver problemi di salute. Il tuo corpo, fedele per tutto questo tempo, ti sta pian piano tradendo.
E' qui che Wallander inizia a sprofondare, sempre più, ma cerca di resistere per la sua nipotina Klara e per far luce sulla scomparsa dei suoi consuoceri.
Ci sono tanti vuoti di memoria, Kurt si ritrova in un luogo senza sapere come ci è arrivato né perchè abbia scelto proprio quella meta. Ma il commissario non ci bada. Arriverà tenace fino in fondo perchè la verità è ciò che conta.
Anche se in questo caso, non è per niente piacevole.
Con un intreccio molto elaborato e con maestria, Mankell riesce a tirare le somme di un periodo di storia piuttosto buio e intricato, anche se apparentemente innocuo. E' perfettamente capace di rendere l'idea di una sottile rete che si insinua anche nel luogo più insospettabile, nella famiglia svedese da Mulino Bianco.
Quello che non mi è piaciuto è l'estrema lentezza con cui si arriva alla fine, insieme all'eccessivo interesse per i minuscoli particolari, che secondo me rendono la lettura poco scorrevole e faticosa.
Ma se siete amanti del genere, anche della storia contemporanea, sicuramente troverete nell'Uomo Inquieto un romanzo piacevole, da divorare in un sol boccone.
Finale amarissimo compreso.
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