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L’uomo “polifemico”

Creato il 04 febbraio 2011 da Peterpasquer

L’uomo “polifemico”Come cantò Ivano Fossati “…non si regala l’intelligenza e la compagnia”Per questo mi autorizzo al silenzio quando certi soggetti dall’ignoranza galoppante, consapevoli della propria incapacità a mettere due parole di senso compiuto in fila, preferiscono abbaiarmi contro anziché discutere. Un po’ come i vari Santanché-LaRussa-Prestigiacomo-Gasparri-Alfano-Carfagna e compagnia cantante, che parlano, straparlano, riparlano e mugugnano anche fuoricampo, fieri della pressappochezza dei loro contenuti quanto del loro mandante, ché ciò che conta è parlare, non importa di cosa, l’importante è aprire bocca ed emettere fiato. “Dire” per “esserci”, per dare conferma a se stessi che si sta facendo qualcosa, non interessa se nel bene o nel male. Qualcosa. Come l’attore che si pavoneggia davanti a un pubblico di soli parenti, rassicurato dalla grottesca claque che si è portato da casa. Fa, strafà, gigioneggia. Troppo concentrato su di sé per accorgersi dell’altra metà del pubblico, quella che potrebbe giudicarlo veramente e che, proprio per questo, fa finta di non vedere. Si sa, la verità altrui ferisce perché sembra sempre un po’ più vera della nostra…

A tal proposito, mi viene in mente la storia di Polifemo, personaggio mitologico grande e grosso (ma stupido) sbeffeggiato da Ulisse (l’astuto). Il ciclope, incapace di altra logica rispetto alla propria, casca nella trappola del piccolo uomo che dice di chiamarsi Nessuno e rimane accecato. Così, quando gli altri ciclopi gli domandano perché urli tanto, lui – da perfetto idiota – risponde: “Nessuno mi uccide!”Del resto, essendo dotati di un solo occhio, certi individui saranno sempre obbligati a guardare le cose da un unico punto di vista. L’uomo polifemico è quindi il cocciuto per antonomasia, colui che si avvale della forza fisica per colmare il vuoto (il punto debole) causato dalla mancanza dell’altro occhio, quello che gli conferirebbe la visione completa di un determinato problema. Di conseguenza è anche un censore, giacché la sua “mezza vista” gli consente di mettere a fuoco solo mezza verità, l’unica per la quale sente il diritto di battersi. Il suo parere pertanto sarà sempre parziale, così come il suo modo di esprimersi, piuttosto involuto e rozzo, nonché privo di dettagli necessari: ai propri compagni ciclopi, Polifemo non racconta di un uomo che si è preso gioco di lui facendosi chiamare Nessuno, bensì riferisce solo il nome di costui (“Nessuno mi uccide!”), marcando una volta di più la propria idiozia. Inoltre, un punto di vista diverso dal proprio è per lui inconcepibile, insopportabile; non sia mai che qualcuno o, meglio, Nessuno additi il suo handicap monoculare proponendogli un’altra visione del mondo, ossia quella che lui si ostina a non vedere ma di cui sospetta l’esistenza (Polifemo – letteralmente “dalle molte voci” perché in grado di capire più lingue – riduce il molteplice ad un unico punto di vista ma sa che comunque il molteplice esiste ed è inconfutabile.)
La verità altrui, qualora riuscisse a venir fuori, svelerebbe infatti la natura fallace dell’uomo polifemico, costringendolo ad una nudità che dovrà – giocoforza – coprire con un atteggiamento scontroso e violento svuotato da qualsiasi ragionevolezza. E’ un po’ come consegnare alla sua vista l’altro occhio, quello che gli darebbe la completezza ma che sul momento sancisce solo il suo essere incompleto, metà di un tutto inaccessibile se non a patto di ammettere la propria parzialità. Del resto non è facile, per chi si crede più in alto di Dio (e Polifemo, si sa, pecca di tale superbia) scoprirsi improvvisamente più sciocco dei comuni mortali.

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