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L’urlo di Giordano

Creato il 05 ottobre 2010 da Dallenebbiemantovane

L’edizione che ho letto io, sulla community Anobii, ce l’hanno 16.668 lettori. Più tutte le altre edizioni italiane. Forse ero l’unica italiana a esserselo perso.
E lo conferma il fatto che, non appena ho parlato bene del film (non del libro) su Facebook, mi sono arrivate entusiastiche incitazioni alla lettura da un sacco di amici non anobiani che lo avevano sullo scaffale.
Però se si vanno a vedere le recensioni, e le molte discussioni sul libro, la maggior parte dei giudizi sono negativi, lapidari, senza speranze.

Ora, considerato che ho una lista d’attesa sul tavolino del soggiorno piena di roba interessantissima, potevo vivere benissimo anche senza leggere Giordano (ormai la trama era stata ampiamente spoilerata ovunque).
Ma il caso ha voluto che Saverio Costanzo abbia deciso di trarne un film, e che finora i suoi film mi fossero piaciuti, così sono andata a vedere anche quello – e lo consiglio, sia ben chiaro, indipendentemente dal romanzo: perché è un film molto sperimentale, ben interpretato (a parte che la Rohrwacher ormai è ovunque), con un’ottima colonna sonora e per di più affrontato in chiave horror.

Quindi, visto che tanti amici lo avevano in casa, me lo son fatto prestare da uno di loro ed eccoci qua. L’ho letto.
E, per quel che conta, ecco il mio parere spassionato.

“Non meritava lo Strega, scandalo!!!”
E’ un romanzo di medio livello, non certo imprescindibile, ma neanche pessimo.
Non meritava di vincere il premio Strega, okay. Però ormai dovremmo saperlo tutti che questa non è garanzia di qualità e che i premi se li spartiscono alla pari le maggiori case editrici italiane, e allora se spendi i tuoi soldi prendendo un simile abbaglio pecchi di ingenuità e la colpa è anche tua.
Io sinceramente questa acredine non la capisco.
Non sarà che nel Belpaese dove chiunque, anche il postino, il consulente finanziario, la parrucchiera, e ci metto dentro anche me stessa, ha nel cassetto un manoscritto impubblicato o anche più d’uno, il peccato più imperdonabile è farcela, sfondare, avere avuto più Fattore C di tutti gli altri?
Sì, è un esordiente, non fa neanche lo scrittore di professione, e allora?
Ripeto, c’è di peggio, ma molto di peggio. Un po’ di obiettività, insomma.

“E’ sciatto”
LSDNP è scorrevole, si lascia leggere bene, anzi la leggibilità è forse il suo pregio maggiore: può leggerlo anche un analfabeta o uno straniero che conosca poco l’italiano, perché il livello lessicale è elementare, il grado zero dell’italiano. Al limite della sciatteria, qua e là (l’insopportabile Uao messo in bocca ripetutamente sia ad Alice che ad altri personaggi… almeno, se è un suo tic, dalle l’esclusiva, no? No).
Però prima di gridare allo scandalo, ricordiamoci che anche Hemingway scriveva con parole semplici, quotidiane, e con molti meno aggettivi di Giordano, eppure qualche capolavoro – non tutti – gli è venuto fuori.
Si possono comunicare tante cose con uno stile semplice e non oscuro.

“Non è credibile”
Un altro pregio è che, con questo stile piano, il nostro esordiente racconta cose terribili, veramente terribili proprio nella loro quotidianità, e il desiderio di voltare pagina e vedere cosa succede ce l’hai fino alla fine.
E’ come L’urlo di Munch, questo romanzo: una persona che urla e nessuno la sente.
Proprio per questo non capisco le recensioni schifate che ne denunciano il fallimento in termini di sospensione dell’incredulità: è pieno il mondo di famiglie infelici, di genitori che fingono di non accorgersi dei loro fallimenti, di figli autolesionisti, di compagni di scuola sadici, di episodi di mobbing, di figlie e mogli anoressiche che il marito non capisce come mai non restino incinta...
Sembra che qui vengano tutti dal Mulino Che Vorrei! Fantastico, mi fa piacere per loro, davvero, ma un po’ di immaginazione e di apertura al diverso non guasterebbe, altrimenti si finisce per attraversare un libro come un catalogo di freaks da circo, senza la benché minima empatia.

“E’ una lagna”
Un sottogenere di questo filone di critiche, riassumibile anche nel concetto “E’ una lettura deprimente”, non merita nemmeno confutazione: ci sono tanti generi di romanzi, se questo ti deprime, fattene una ragione e trovati qualcos’altro. O usalo per il caminetto e vatti a vedere La Passione di Mazzacurati (la mia prossima recensione) o Giù al sud.
Io mi ero depressa con Le ceneri di Angela, figuriamoci. E' soggettivo.

“L’autore non è coinvolto”
L’altra critica che gira a proposito di Giordano è opposta: sì, racconta cose terribili ma con troppa freddezza, in modo non coinvolto e non coinvolgente, troppo alla Houellebecq.
Sì, è vero: Giordano raggela. Il suo è lo stile di un entomologo che vede i suoi insetti contorcersi sulla schiena senza fare niente per aiutarli a rialzarsi. Non può piacere a tutti.
Sarà un mio limite, ma non ho mai pensato che uno scrittore debba necessariamente fare del bene ai propri personaggi: anzi, tendenzialmente condividerei l’Eco delle Postille al Nome della rosa:
Lui [Guglielmo] non poteva emozionarsi come personaggio, perché non era nel suo carattere, e io non potevo emozionarmi come autore.
NB: a riprova del fatto che questo romanzo susciti ovunque un incredibile vespaio, assolutamente sproporzionato alla sua importanza letteraria nel panorama italiano, vai a leggere i commenti alla mia recensione su Anobii.


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