Magazine Diario personale

La balena bianca

Creato il 28 aprile 2013 da Povna @povna

Una doverosa premessa: la ‘povna – come ha ricordato a tempo debito – è impegnata nella campagna elettorale, in questi giorni. La piccola città le prende dunque molto tempo, tutto quello che può sottrarre alla sacrosanta necessità di essere libera, e ai suoi doveri per la scuola. Proprio per questo, se pure si impegna a non sparire, e a far sentire la sua voce almeno un paio di volte alla settimana minimo, è possibile che, diversamente da come è suo costume e scelta, sia costretta a trascurare un poco il blog.
Nel frattempo, però, è arrivato il governo. E la ‘povna, approfittando della domenica, non può esimersi da un po’ di analisi politica (e, sia detto di passaggio, ma molto seriamente, quanto è successo stamani davanti a Palazzo Chigi dimostra che sarebbe necessaria un po’ di cautela quando si parla in piazza: ché dal vaffaculo qualunquista al porto d’armi, purtroppo, il passo è breve).
Si diceva, il Governo. A sostenere che non si sarebbe aspettata una lista nomi tutto sommato come questa, la ‘povna banalmente mentirebbe. Letta, del resto, lo conosce: e come studioso di Scienze Politiche, e perché Zivago e lo Storico Saggio ci hanno, diverse volte, lavorato insieme. E’ un democristiano intelligente, moderato e molto latamente riformista. E – in un Governo che la vede all’opposizione (e lode e gloria a SEL, mai suo voto fu così ben riposto), convintamente – la competenza del ‘giovane’ presidente del consiglio le sembra innegabile e acclarata. Alla ‘povna – e specie in questo momento di travolgente e arrogante populismo – piace che abbia studiato per quello che sta facendo, e pure molto – perché le sembra che una scelta come questa contribuisca a rilanciare la parola “politica” per ciò che è veramente – cioè, la parola più bella, necessaria, e importante, di tutto il vocabolario umano. E che contribuisca, soprattutto, a chiarire le differenza tra “piazza” e “Parlamento” – entrambi luoghi di democrazia (rispettivamente, diretta e indiretta), ma non entrambi di governo. Perché nell’una si deve andare a manifestare liberamente (e nel rispetto della libertà degli altri); ma è nell’altro che – attraverso il sistema della rappresentanza – si deve pensare (senza essere dilettanti) a governare.
Proprio per questo – e ancora una volta le vicende attuali molto bene lo (di)mostrano – il pensiero della ‘povna continua a andare al Movimento 5 Stelle, i cui eletti sono stati incapaci di fare qualcosa di diverso rispetto a “indignarsi”, perché politica non l’hanno mai fatta (e qui: come si può pensare di mandare in Parlamento solo ed esclusivamente gente la cui esperienza precipua era stata aver perso le proprie elezioni amministrative a mani basse? Quanta presunzione c’è nei cittadini che pensano davvero di poter fare meglio degli altri proprio in quanto dilettanti allo sbaraglio? Quando mala educazione?). L’attuale accordo parlamentare destra-sinistra – pensa la ‘povna (e le “convergenze parallele sono tornate di gran moda, questo è indubbio) – è figlio, anche, proprio di quella incapacità di “scongelarsi” – che Letta ha bene evocato con poche parole, caustiche e insieme politicissime, nell’infausta (per i Grillini) diretta streaming.
Una diretta, peraltro, nella quale al minuto 0 si può notare una singolare confusione linguistica (che la maggior parte dei media ha accuratamente evitato di mettere in risalto) – là dove Letta esordisce dicendo, testualmente: “Come sapete il Presidente del Consiglio mi ha incaricato…”, invece che “Presidente della Repubblica”. Con ciò rivelando, in un unico incredibile lapsus, che Freud non è morto, ma forse lo è l’assetto della democrazia parlamentare, per l’Italia.
Per questo motivo – vale a dire una svolta presidenziale che definire “irrituale” pare solo doveroso, in questo momento – il governo che è scaturito alla ‘povna non convince per nulla. Perché il ruolo da salvatore della patria del Presidente della Repubblica non le è piaciuto negli ultimi due mesi di semestre bianco, e meno ancora le piace adesso; perché il tasso dei ministri da lui voluti è altissimo, e altamente irrituale pure quello (e alla “quota Quirinale” che segnala Damilano in questo bell’articolo – Giovannini, Cancellieri, Saccomanni – bisogna aggiungere quanto meno i due saggi: Gaetano Quagliariello, colui che definì la morte di Eluana, sobriamente, un assassinio in Parlamento e Mario Mauro, saldamente anche in quota “Comunione e Liberazione”). La Sanità, in questo contesto, mette i brividi: il nulla che copre altre ingerenze (come a ripetere da un’altra parte – ma non è nuovo a questi exploits, il PDL, basta pensare che nel 2008-2011 il Ministero della Salute non c’era proprio del tutto – la splendida strategia del duetto Aprea-Gelmini).
Si salva Bonino, certo (lasciata, laica e unica, da sola a gestire una marea di incenso); e poi Maria Chiara Carrozza (il nome su cui Letta non era disposto a trattare, a nessun costo), che è brava, competente e abbastanza giovane da avere figlioli a scuola che segue lei personalmente. Ma il tasso di ministri ex-democristiani (moderati, clericali, religiosissimi) – unito all’uso esemplare del Cencelli – non può che far gridare al ritorno della Balena bianca, in grande spolvero. A patto che qualche illuso, poveretto (e qui il pensiero corre a tutti coloro che hanno dichiarato, più o meno seriamente, di rimpiangerla), abbia creduto per davvero, in questi anni, che fosse mai sparita.


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