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Nella Sacristia della Basilica di San Giulio sta appeso un osso arrivato chissà come sull’isola. Secondo alcuni sarebbe stato rinvenuto nel “Bus de l’orchera” una piccola grotta sulla penisola di Orta. Secondo il Cotta, che scriveva alla fine del Seicento esso veniva mostrato ai “creduli curiosi” e indicato come l’osso di uno dei draghi cacciati da San Giulio.
Uno studio pubblicato nel 2007 ha dimostrato invece che si tratta di una vertebra di un esemplare giovane di Balenottera comune del Mediterraneo. E l’osso non risale ad epoche antiche. Apparteneva forse a qualche animale spiaggiato su una costa marina. Che venne macellato, come risulta dalle tracce lasciate sull’osso. Dopodiché, chissà in quale modo, la vertebra giunse sul lago d’Orta per essere spacciata come osso di drago ai “turisti” dell’epoca.
Sempre dal mare venivano però anche altre creature. In questo caso erano acciughe salate e conservate. Erano gli abitanti della Valle Maira, sul confine con la Francia, ad occuparsi della loro commercializzazione. Alla fine dell’estate, quando i lavori dei campi finivano scendevano in pianura per vendere le acciughe. Percorrevano grandi distanze, vendendo le acciughe non solo in Piemonte, ma anche in Lombardia, spingendosi fino in Veneto ed Emilia. Uno di loro, di solito il capofamiglia, andava in Liguria a comprare la merce, spedendola poi a quello che sarebbe diventato il punto di partenza. Da qui gli altri componenti della famiglia partivano con le acciughe salate sui carretti.
Cosa spinse dei montanari abituati a vivere in quota a percorrere le pianure per vendere pesce di mare sotto sale? Si ritiene che l’origine di questa curiosa professione sia da ricercare in un’altra attività, più rischiosa.Trovandosi nei pressi del confine erano dediti anche al contrabbando del sale, a quei tempi merce rara, costosa, e gravata da alti dazi e tasse. Così, per nasconderlo presero a coprirlo con strati di acciughe sotto sale. Rendendosi conto del business delle acciughe sotto sale decisero che era giunto il momento di riconvertire la propria attività. E divennero anciuè.
C’è da dire che nei nostri laghi si trova un pesce che è una sorta di cugino di acqua dolce dell’acciuga, l’agone, il cui nome scientifico è Alosa fallax lacustris.A Castelletto Ticino sono stati trovati vasetti di ceramica del VII sec. a.C. usati per la preparazione del missoltino, un modo tipico dei laghi lombardi per conservare l’agone sotto sale. E sono stati trovati anche vasetti dall’età del ferro che contenevano quella che era in sostanza una sorta di pasta di acciughe salata, con tanto di nome “alausa” scritto in caratteri celtici.
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