Ci sono cose che non fanno notizia, se non in negativo. Uno di questi temi è l’immigrazione. L’immigrato è sempre raccontanto infatti con la narrazione del ladro, del truffatore, del costo sociale, del ladro di lavori degli autoctoni. La vulgata buonista, con la sua idolatrazione dell’immigrato buono e vittima per eccellenza di tutti i mali, ha una certa responsabilità , a mio giudizio, nella divulgazione nei bar e nelle piazze (oggi telematiche) della narrazione specularmente opposta dei movimenti xenofobi e filo italiani (razza, quest’ultima, vittima per eccellenza della macelleria compiuta a propri danni da orde di islamici inferociti e assetati di sangue che scendono armati di macheti a far rotolare teste e a contaminare la Nostra millenaria cultura. Entrambi le versioni sono vittime di un’ottica distorta, non realistica. Credo sia invece giusto iniziare a ragionare realisticamente sulla questione senza sottuvalutarla. A Follonica c’è una parte enorme della popolazione che considera l’immigrato il male assoluto, il ladro di appartamenti e di lavoro. Siamo pieni di pregiudizi e non ne facciamo mistero.
A questo proposito venerdì 20 in Comune è stata organizzata una giornata per riflettere sul tema dell’immigrazione e sui pregiudizi, in occasione della giornata Mondiale contro il razzismo. C’erano i rappresentanti delle comunità africane, c’erano i rom, c’era l’imam di Follonica, una ragazza albanese ora cittadina italiana, assieme alla commissione intercultura del Comune di Follonica. Ognuno ha portato la sua testimonianza, parlando delle enormi difficoltà e ostacoli che ha incontrato nella sua quotidianità. Sarebbe stato un bel momento di confronto con i follonichesi, ma purtroppo la platea era vuota. Purtroppo parlare di questo tema non porta voti, non fa vendere giornali, ma un comune, come rappresentanza della comunità ha il dovere di favorire questi incontri, anche solo per favorire una visione meno grottesca o romanzata e più realistica di una questione davvero importante per il futuro della nostra civiltà.