Se qualche tempo fa decantavo le lodi di quanto è bello vivere a Barcellona, è giusto presentare anche l'altra faccia della medaglia. Come tutti i bei sogni, anche la vita nella città catalana nasconde i suoi lati oscuri, e da quando vivo qui mi sono dovuta scontrare con tematiche che in Italia non mi era mai capitato di vivere da vicino. Barcellona è normalmente conosciuta come la città tollerante e libertaria, dove regnano il divertimento e il sole tutto l'anno: il marketing turistico qui ha toccato alte vette, trasformando la ciudad comtal nella destinazione preferita da giovani (e non) di tutta Europa, studenti Erasmus, giovani americani in stile O.C., sedicenti imprenditori italiani e camionate di turisti mordi e fuggi che calpestano giorno dopo giorno il solco del triangolo delle bermuda (è proprio il caso di dirlo) composto da Sagrada Familia, Parc Güell e La Pedrera.
fonte)Molte questioni si nascondono dietro i fiori delle Ramblas e i bicchieri di finta sangria. Mentre fate su e giù fra le bancarelle e le statue viventi, date un'occhiata ai poliziotti che vedete appostati ai lati della strada. In realtà sono molti più di quelli che indossano la giacchetta gialla fosforescente, tanti sono i poliziotti in borghese: vero che le Ramblas sono l'habitat preferito degli scippatori, ma potrebbe stupirvi negativamente il modo in cui vengono ammanettati se scoperti, legati a un albero e possibilmente insultati o pestati. La prima volta che l'ho visto con i miei occhi ci sono rimasta malissimo. Diversi episodi di violenza ingiustificata da parte della polizia si ripetono di tanto in tanto in città, alcuni con conseguenze anche molto gravi.
Altro momento topico della vita barcellonese sono le manifestazioni civili, tantissime, soprattutto in inverno. I catalani sono un popolo lottatore, e non si fanno dire due volte di scendere in piazza. Se ottengono quello per cui lottano? Dipende, ma le numerose manifestazioni relative all'indipendenza catalana e la recente votazione del 27 Settembre mi farebbero pensare che sì.
(la via Meridiana il giorno della Diada Catalana - 11 settembre 2015)
Ricordo la prima manifestazione a cui partecipai - più con spirito di reportage che di partecipazione attiva: era lo sciopero generale del 14N (14 novembre 2012). Era una giornata di sciopero nazionale ed europeo contro i modelli di austerità dell'Unione Europea, migliaia di persone sfilavano fra Laietana e il Paseig Colon e io ero fra loro, con la macchina fotografica in mano per ritrarre questa giornata importante. Fu un attimo, un brusio che inizia a farsi largo fra la folla, un rumore di piedi che scalpicciano l'asfalto e iniziano a correre, manganelli che spuntano dal nulla e che si abbattono sulle schiene di un paio di ragazzi a poca distanza da me. Incomprensibile il motivo di questa repressione, magari erano persone già sotto osservazione, magari no. Ma la violenza con cui erano stati trascinati verso la macchina della polizia, quella non la dimentico. Le foto che troverete a questo link rendono l'idea del degradare del clima nel corso di quel pomeriggio.
Durante questa estate, il tema caldo della città è stata la gestione degli spazi cittadini e le vendite di strada, quelle dei cosiddetti manteros . Li avrete visti di sicuro, se siete stati a Barcellona, magari vi sarete fermati a comprare qualche souvenir da loro o li avrete incrociati nella banchina della metro con i loro fagotti, fuggiti da una retata della polizia. Ecco, la questione è spinosa. Negli ultimi mesi la loro presenza in città sembra essersi moltiplicata a dismisura: questa è la mia impressione dovuta al fatto che si sistemano nel cuore turistico della città, di fronte alla statua di Colombo e al porto, che per me sono due punti di passaggio quotidiani per tornare a casa. Impossibile non notare come ultimamente mi sia sempre più difficile schivare i loro tappeti di souvenir mentre cerco di passare con la bicicletta. E non vogliatemene, ma per me il problema non sono questi poveri cristi costretti da chissachi a passare le giornate in strada, ma i turisti che si fermano per comprare un paio di scarpe contraffatte o una maglietta non originale del Barça, alimentando il commercio illegale. Su chi sia il chissachi che guadagna da tutto questo, ci sono varie teorie in città, e la maggior parte hanno a che fare con i concetti ben conosciuti di mafia e traffico illegale di merci e persone.
Insomma, come tutte le grandi città Barcellona ha i suoi (pure grandi) problemi. Non sempre sono sotto gli occhi di tutti, non sempre fa piacere parlarne, ma è qualcosa che a me tocca molto da vicino. E dispiace sapere che dietro tanta bellezza e spettacolari attrazioni turistiche ci siano anche così tanti lati oscuri e di conflitto per chi vive in città.
by (Se qualche tempo fa decantavo le lodi di quanto è bello vivere a Barcellona, è giusto presentare anche l'altra faccia della medaglia. Come tutti i bei sogni, anche la vita nella città catalana nasconde i suoi lati oscuri, e da quando vivo qui mi sono dovuta scontrare con tematiche che in Italia non mi era mai capitato di vivere da vicino. Barcellona è normalmente conosciuta come la città tollerante e libertaria, dove regnano il divertimento e il sole tutto l'anno: il marketing turistico qui ha toccato alte vette, trasformando la ciudad comtal nella destinazione preferita da giovani (e non) di tutta Europa, studenti Erasmus, giovani americani in stile O.C., sedicenti imprenditori italiani e camionate di turisti mordi e fuggi che calpestano giorno dopo giorno il solco del triangolo delle bermuda (è proprio il caso di dirlo) composto da Sagrada Familia, Parc Güell e La Pedrera.
fonte)Molte questioni si nascondono dietro i fiori delle Ramblas e i bicchieri di finta sangria. Mentre fate su e giù fra le bancarelle e le statue viventi, date un'occhiata ai poliziotti che vedete appostati ai lati della strada. In realtà sono molti più di quelli che indossano la giacchetta gialla fosforescente, tanti sono i poliziotti in borghese: vero che le Ramblas sono l'habitat preferito degli scippatori, ma potrebbe stupirvi negativamente il modo in cui vengono ammanettati se scoperti, legati a un albero e possibilmente insultati o pestati. La prima volta che l'ho visto con i miei occhi ci sono rimasta malissimo. Diversi episodi di violenza ingiustificata da parte della polizia si ripetono di tanto in tanto in città, alcuni con conseguenze anche molto gravi.
Altro momento topico della vita barcellonese sono le manifestazioni civili, tantissime, soprattutto in inverno. I catalani sono un popolo lottatore, e non si fanno dire due volte di scendere in piazza. Se ottengono quello per cui lottano? Dipende, ma le numerose manifestazioni relative all'indipendenza catalana e la recente votazione del 27 Settembre mi farebbero pensare che sì.
(la via Meridiana il giorno della Diada Catalana - 11 settembre 2015)
Ricordo la prima manifestazione a cui partecipai - più con spirito di reportage che di partecipazione attiva: era lo sciopero generale del 14N (14 novembre 2012). Era una giornata di sciopero nazionale ed europeo contro i modelli di austerità dell'Unione Europea, migliaia di persone sfilavano fra Laietana e il Paseig Colon e io ero fra loro, con la macchina fotografica in mano per ritrarre questa giornata importante. Fu un attimo, un brusio che inizia a farsi largo fra la folla, un rumore di piedi che scalpicciano l'asfalto e iniziano a correre, manganelli che spuntano dal nulla e che si abbattono sulle schiene di un paio di ragazzi a poca distanza da me. Incomprensibile il motivo di questa repressione, magari erano persone già sotto osservazione, magari no. Ma la violenza con cui erano stati trascinati verso la macchina della polizia, quella non la dimentico. Le foto che troverete a questo link rendono l'idea del degradare del clima nel corso di quel pomeriggio.
Durante questa estate, il tema caldo della città è stata la gestione degli spazi cittadini e le vendite di strada, quelle dei cosiddetti manteros . Li avrete visti di sicuro, se siete stati a Barcellona, magari vi sarete fermati a comprare qualche souvenir da loro o li avrete incrociati nella banchina della metro con i loro fagotti, fuggiti da una retata della polizia. Ecco, la questione è spinosa. Negli ultimi mesi la loro presenza in città sembra essersi moltiplicata a dismisura: questa è la mia impressione dovuta al fatto che si sistemano nel cuore turistico della città, di fronte alla statua di Colombo e al porto, che per me sono due punti di passaggio quotidiani per tornare a casa. Impossibile non notare come ultimamente mi sia sempre più difficile schivare i loro tappeti di souvenir mentre cerco di passare con la bicicletta. E non vogliatemene, ma per me il problema non sono questi poveri cristi costretti da chissachi a passare le giornate in strada, ma i turisti che si fermano per comprare un paio di scarpe contraffatte o una maglietta non originale del Barça, alimentando il commercio illegale. Su chi sia il chissachi che guadagna da tutto questo, ci sono varie teorie in città, e la maggior parte hanno a che fare con i concetti ben conosciuti di mafia e traffico illegale di merci e persone.
Insomma, come tutte le grandi città Barcellona ha i suoi (pure grandi) problemi. Non sempre sono sotto gli occhi di tutti, non sempre fa piacere parlarne, ma è qualcosa che a me tocca molto da vicino. E dispiace sapere che dietro tanta bellezza e spettacolari attrazioni turistiche ci siano anche così tanti lati oscuri e di conflitto per chi vive in città.
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Ottobre 2012, esattamente quando mi ci sono trasferita io! Luglio + Agosto è l'inferno ma poi vivendoci si impara a convivere anche con l'invasione e a schivarla 😛
Giulia. Trent'anni e qualcosa, dopo una separazione e molti traslochi, ora vivo in una scatola di fiammiferi di fronte al mare di Barcellona (♥). Ogni tanto riempio uno zaino e vado a esplorare il mondo. Se sono ben accompagnata ne sono felice, altrimenti cammino benissimo da sola. Per avere più dettagli clicca qui.
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