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La Befana, Giovanni Pascoli

Creato il 06 gennaio 2015 da Alessio688

befana_libroCon un po’ di dispiacere scrivo questo ultimo post dedicato alle feste natalizie. Questo è il periodo dell”anno che preferisco, sarà per le luci e gli addobbi, sarà per il clima (anche se del freddo nemmeno l’ombra), sarà l’albero o soprattutto sarà lo stare insieme alla propria famiglia. Infatti, vuoi per un motivo o per un altro, non ci si riesce mai a vedere durante la routine quotidiana. Ritmi frenetici e impegni lavorativi lo impediscono, le feste in questo vengono in soccorso e aiutano a stringersi nuovamente tutti intorno ad un tavolo per chiacchierare e mangiare, per stare insieme.

Dall’altro lato però scrivo anche con gioia. Il giorno della Befana per tutti i bambini (e direi anche per parecchi ragazzi e adulti) è il giorno della calza sotto l’albero, delle caramelle, dei dolci, della cioccolata… e anche di un pezzo di carbone (d’altronde chi durante l’anno non è stato almeno un tantinello cattivo?).

Siamo quindi ormai all’ultimo giorno di festa, d’altronde anche il detto popolare lo dice: L’Epifania tutte le feste le porta via”. L’importante è sempre aver vissuto bene e con serenità questi giorni!

Sperando che tutti voi troviate sotto l’albero qualche bel dono della Befana, vi auguro un buon giorno dell’Epifania con questa poesia di Giovanni Pascoli.

La Befana – Giovanni Pascoli

Viene viene la Befana
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la Befana.
Ha le mani al petto in croce,
e la neve è il suo mantello
ed il gelo il suo pannello
ed il vento la sua voce.
Ha le mani al petto in croce.
E s’accosta piano piano
alla villa, al casolare,
a guardare, ad ascoltare
or più presso or più lontano.
Piano piano, piano piano.
Che c’è dentro questa villa?
Uno stropiccìo leggero.
Tutto è cheto, tutto è nero.
Un lumino passa e brilla.
Che c’è dentro questa villa?
Guarda e guarda…tre lettini
con tre bimbi a nanna, buoni.
guarda e guarda…ai capitoni
c’è tre calze lunghe e fini.
Oh! tre calze e tre lettini.
Il lumino brilla e scende,
e ne scricchiolan le scale;
il lumino brilla e sale,
e ne palpitan le tende.
Chi mai sale? Chi mai scende?
Co’ suoi doni mamma è scesa,
sale con il suo sorriso.
Il lumino le arde in viso
come lampada di chiesa.
Co’ suoi doni mamma è scesa.
La Befana alla finestra
sente e vede, e s’allontana.
Passa con la tramontana,
passa per la via maestra,
trema ogni uscio, ogni finestra.
E che c’è nel casolare?
Un sospiro lungo e fioco.
Qualche lucciola di fuoco
brilla ancor nel focolare.
Ma che c’è nel casolare?
Guarda e guarda… tre strapunti
con tre bimbi a nanna, buoni.
Tra la cenere e i carboni
c’è tre zoccoli consunti.
Oh! tre scarpe e tre strapunti…
E la mamma veglia e fila
sospirando e singhiozzando,
e rimira a quando a quando
oh! quei tre zoccoli in fila…
Veglia e piange, piange e fila.
La Befana vede e sente;
fugge al monte, ch’è l’aurora.
Quella mamma piange ancora
su quei bimbi senza niente.
La Befana vede e sente.
La Befana sta sul monte.
Ciò che vede è ciò che vide:
c’è chi piange e c’è chi ride;
essa ha nuvoli alla fronte,
mentre sta sull’aspro monte.



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