Quant’è bella giovinezza, pur se fugge tuttavia.
Qualcuno diceva che scrivere poesie a 16 anni significa essere giovani, scriverle dopo essere poeta. La giovinezza è un tema che ha ispirato tanti, nella storia dell’arte, nella letteratura, nel teatro e nella poesia. Però, se penso a cose impresentabili che io stessa ho scritto durante la mia adolescenza inquieta, per celebrare l’amico o l’amica del cuore o rime sui terribili dolori giovanili, sono certa che era solo l’età, non una vena poetica acerba.
Allora mi sono rivolta all’amico poeta Matteo Chiavarone e gli ho chiesto di suggerire un percorso poetico, di indicarci 11 poesie sulla gioventù che non debbano essere dimenticate. Perché, a volte, basta un verso a farci riprovare tutta la bellezza dell’età in cui eravamo straordinari, stupidi e poetici, come si può essere solo quando si è molto immaturi.
Ecco allora le sue undici indicazioni.
Tiziano, Il trionfo di Bacco e Arianna.
Matteo spiega che, se si parla di “poesia” e di “gioventù” non si può non pensare alla canzone simbolo dell’Umanesimo italiano, in un trionfo che con sé porta tutti i colori e il fragore della corte medicea.
1 – Trionfo di Bacco e Arianna (Quant’è bella giovinezza) di Lorenzo de’ Medici
Quant’è bella giovinezza
che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia:
del doman non c’è certezza.
Quest’è Bacco e Arianna
belli, e l’un dell’altro ardenti:
perché ‘l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.
Queste ninfe ed altre genti
sono allegre tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
del doman non c’è certezza.
Questi lieti satiretti,
delle ninfe innamorati,
per caverne e per boschetti
han lor posto cento agguati;
or da Bacco riscaldati,
ballon, salton tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
del doman non c’è certezza.
Queste ninfe anche hanno caro
da lor esser ingannate:
non può fare a Amor riparo,
se non gente rozze e ingrate:
ora insieme mescolate
suonon, canton tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
del doman non c’è certezza.
Sandro Penna
Ma definire cos’è in fondo l’essere giovani?
Qualcosa di reale?
2 – Forse la giovinezza è solo questo di Sandro Penna
Forse la giovinezza è solo questo
perenne amare i sensi e non pentirsi.
Hermann Hesse, ritratto 1905
… O è qualcosa di onirico?
3 – Giovinezza, dolce sogno? di Hermann Hesse
Notti e notti la fronte tra le mani
chino, ho vegliato sui libri
ciò che cercavo non l’ho trovato,
ciò che ho trovato l’ho per anni da allora dimenticato.
Per notti e notti, con la bocca ardente
fui zimbello di belle donne
e mi fu svelato il mistero dell’amore
acceso di voluttà e ricco d’onore.
Per notti e notti assorto e solitario
nella notte confusa dal vino e dall’ebbrezza
ora siedo e mi sento sprofondare
e le sue luci ammiccan come spettri.
Sapienza tanto a lungo inseguita
parole, canzoni sono maturate in me,
ma le lascio silenziose e inespresse
ondeggiare verso i tramonti blu.
O ancora un canto di ubriachi, in un mondo diviso tra “periferia” e “centro”?
4 – Le miei zoventùt di Pier Paolo Pasolini
Un puc ciocs a ciàntin la matina bunora
cui fassolès ros strens atòr la gola,
e a comàndin sgrausìs quatri litros di vjn
e cafè par li zòvjnjs che ormai tàzin planzìnt.
Vegnèit, trenos, ciamàìt chis-ciu fantàs ch’a ciàntin
cui so blusòns inglèjs e li majetis blancjs.
Vegnèit, trenos, puartàit lontàn la zoventùt
a sarcià par il mond chel che cà a è pierdùt.
Puartàit, trenos, pal mond a no ridi mai pì
chis-ciu legris fantàs paràs via dal paìs.
La migliore gioventù (traduzione dal friulano)
Un poco ubriachi cantano, alla mattina presto,
coi fazzoletti rossi stretti intorno alla gola,
poi comandano rauchi quattro litri di vino
e caffè per le ragazze, che ormai tacciono piangendo.
Venite, treni, caricate questi giovani che cantano
coi loro blusoni inglesi e le magliette bianche.
Venite, treni, portate lontano la gioventù
a cercare per il mondo ciò che qui è perduto.
Portate, treni, per il mondo, a non ridere mai più,
questi allegri ragazzi scacciati dal paese.
Forse la gioventù è uno stato dello spirito? Può servire a spronare degli uomini a combattere?
5 – Sulla giovinezza di Douglas Mac Arthur – [Generale Douglas Mac Arthur ai cadetti di West Point, 1945]
La giovinezza non è un periodo della vita,
essa è uno stato dello spirito,
un effetto della volontà,
una qualità dell’immaginazione,
un’intensità emotiva,
una vittoria del coraggio sulla timidezza,
del gusto dell’avventura sulla vita comoda.
Non si diventa vecchi per aver vissuto un certo numero di anni;
si diventa vecchi perché si è abbandonato il nostro ideale.
Gli anni aggrinziscono la pelle,
la rinuncia al nostro ideale aggrinzisce l’anima.
Le preoccupazioni, le incertezze,
i timori, i dispiaceri,
sono nemici che lentamente ci fanno piegare verso la terra
e diventare polvere prima della morte.
Giovane è colui che si stupisce e si meraviglia,
che si domanda come un ragazzo insaziabile ” e dopo?”,
che sfida gli avvenimenti e trova la gioia al gioco della vita.
Voi siete così giovani come la vostra fede,
così vecchi come la vostra incertezza.
Così giovani come la vostra fiducia in voi stessi,
così vecchi come il vostro scoramento.
Voi resterete giovani fino a quando resterete ricettivi.
Ricettivi di tutto ciò che è bello, buono e grande.
Ricettivi al messaggio della natura, dell’uomo e dell’infinito.
Se un giorno il vostro cuore
dovesse essere mosso dal pessimismo
e corroso dal cinismo,
possa Dio avere pietà della vostra anima di vecchi
Giacomo Leopardi
Magari è solo un’illusione o una radiosa speranza?
6 – Il sabato del villaggio di Giacomo Leopardi
La donzelletta vien dalla campagna,
in sul calar del sole
col suo fascio dell’erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e di viole
onde siccome suole
ornar ella si appresta
dimani, al dì di festa il petto e il crine.
Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro là dove si perde il giorno,
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dì della festa ella si ornava,
ed era ancora sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch’ebbe compagni dell’età più bella.
Già tutta l’aria imbruna,
torna azzurro il sereno, e tornano l’ombre
giù dà colli e dà tetti,
al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
Della festa che viene;
ed a quel suon diresti
che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
Su la piazzola in frotta,
e qua e là saltando,
fanno un lieto romore;
e intando riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore,
e seco pensa al dì del suo riposo.
Poi, quando intorno è spenta ogni altra face,
e tutto l’altro tace,
odi il martel picchiare, odi la sega
del legnialuol, che veglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s’affretta, e s’adopra
di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.
Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l’ore, ed al travaglio usato
ciascun al suo pensier farà ritorno.
Garzoncello scherzoso,
cotesta età fiorita
è come un giorno d’allegrezza pieno,
giorno chiaro sereno,
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio;stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirvi non vo’;
ma la tua festa ch’anco tardi a venire non ti sia grave.
Attilio Bertolucci
Sicuramente, però, è qualcosa che passa e non ritorna…
7 – La neve di Attilio Bertolucci
Come pesa la neve su questi rami
come pesano gli anni sulle spalle che ami.
L’inverno è la stagione più cara,
nelle sue luci mi sei venuta incontro
da un sonno pomeridiano, un’amara
ciocca di capelli sugli occhi.
Gli anni della giovinezza sono anni lontani.
Roberto Vecchioni
… ma rimane un qualcosa che prima o poi va ricordato con dolcezza.
8 – La bellezza di Roberto Vecchioni
Passa la bellezza nei tuoi occhi neri,
scende sui tuoi fianchi e sono sogni i tuoi pensieri…
Venezia “inverosimile più di ogni altra città
è un canto di sirene, l’ultima opportunità
ho la morte e la vita tra le mani coi miei trucchi da vecchio senza dignità:
se avessi vent’anni ti verrei a cercare, se ne avessi quaranta, ragazzo, ti potrei comprare,
a cinquanta, come invece ne ho ti sto solo a guardare …
Passa la bellezza nei tuoi occhi neri
e stravolge il canto della vita mia di ieri;
tutta la bellezza, l’allegria del pianto che mi fa tremare
quando tu mi passi accanto…
Venezia in questa luce del lido prima del tramonto
ha la forma del tuo corpo che mi ruba lo sfondo,
la tua leggerezza danzante come al centro del tempo e dell’eternità:
ho paura della fine non ho più voglia di un inizio;
ho paura che gli altri pensino a questo amore come a un vizio;
ho paura di non vederti più, di averla persa…
tutta la bellezza che mi fugge via e mi lascia in cambio i segni di una malattia.
Tutta la bellezza che non ho mai colto,
tutta la bellezza immaginata che c’era sul tuo volto,
tutta la bellezza se ne va in un canto,
questa tua bellezza che è la mia muore dentro un canto.
Ada Negri
Oppure un qualcosa che si vuole fermare, alla ricerca di sempre nuove primavere.
9 – Mia giovinezza di Ada Negri
Non t’ho perduta. Sei rimasta, in fondo
all’essere. Sei tu, Ma un’altra sei:
senza fronda né fior, senza il lucente
riso che avevi al tempo che non torna,
senza quel canto: Un’altra sei, più bella,
Ami, e non pensi esser amata: ad ogni
fiore che sboccia o frutto che rosseggia
o pargolo che nasce, al Dio dei campi
e delle stirpi rendi grazie in cuore.
Anno per anno, entro di te, mutasti
volto e sostanza. Ogni dolor più salda
ti rese: ad ogni traccia del passaggio
dei giorni, una tua linfa occulta e verde
opponesti a riparo. Or guardi al Lume
che non inganna: nel suo specchio miri
la durabile vita. E sei rimasta
come un’età che non ha nome:
umana tra le umane miserie, e pur vivente
di Dio soltanto e solo in Lui felice.
O giovinezza senza tempo, o sempre
rinnovata speranza, io ti commetto
a color che verranno: – infin che in terra
torni a fiorir la primavera, e in cielo
nascan le stelle quand’è spento il sole.
Alda Merini
I giovani si osservano, soprattutto perché portatori di vita…
10 – Ai giovani
di Alda Merini
Bella ridente e giovane
con il tuo ventre scoperto,
e una medaglia d’oro
sull’ombelico,
mi dici che fai l’amore ogni giorno
e sei felice e io penso che il tuo ventre
è vergine mentre il mio
è un groviglio di vipere
che voi chiamate poesia
ed è soltanto tutto l’amore
che non ho avuto
vedendoti io ho maledetto
la sorte di essere un poeta.
Francesco Guccini
… perché in fondo solo i giovani possono fare la rivoluzione. Gli eroi son tutti giovani e belli.
11 – La locomotiva di Francesco Guccini
Non so che viso avesse, neppure come si chiamava,
con che voce parlasse, con quale voce poi cantava,
quanti anni avesse visto allora, di che colore i suoi capelli,
ma nella fantasia ho l’immagine sua:
gli eroi son tutti giovani e belli,
gli eroi son tutti giovani e belli,
gli eroi son tutti giovani e belli…
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