Se torno a parlare di un argomento che non mi appassiona e che ho già sfiorato, è per togliermi un fastidio.
Gente come la Prestigiacomo e la Carfagna sono come quei pelucchi tra l'occhio e le ciglia che strofini, strofini, ti guardi allo specchio e non vedi niente; però il fastidio è ancora lì, allora ti rimetti a strofinare, prendi le ciglia tra due dita, fai di tutto, e qualche volta ce la fai. Ma che fatica, per un pelucchio invisibile!
La Carfagna e la Prestigiacomo sono l'emblema di come si è ridotto il nostro Paese e di come non si fa politica.
Politica è assunzione di responsabilità collettive (si parla anche a nome del proprio partito e dell'organo di cui si fa parte, specialmente se si è ministri) e soprattutto individuali.
Politica è capacità di prendere decisioni.
Politica è farsi il culo per anni in campagne elettorali, consigli comunali, provinciali, riunioni di partito.
Gente come la Prestigiacomo e la Carfagna (non solo loro) sono la negazione di tutto questo.
Sono la dimostrazione di come senza alcun merito che non sia la fotogenia, la capacità di dire sempre sì e - indimostrata ma sempre sottotraccia - il passaggio nei letti giusti, oggi in Italia si possa assurgere alle più alte cariche.
Senza averne la statura, è questo il problema.
Non sto negando un minimo di intelligenza a questi due personaggi (basti pensare che il pomo della discordia, significativamente, è legato per entrambe a questioni ambientali): sto negando che abbiano la capacità di andare fino in fondo e di trarre le conseguenze delle loro parole e delle loro azioni.
In politica, piuttosto che dire una sciocchezza, è meglio - e meno pericoloso - tacere.
Se tu sollevi un polverone, dici ai giornali che non ti trovi più bene al governo, che attorno a te c'è un clima ostile, che le questioni che porti avanti vengono ignorate, poi devi trarne le conseguenze.
Devi avere il coraggio di dimetterti, di passare davvero al gruppo misto, mica di fare minacce a vuoto.
Invece, con queste due, il siparietto finisce sempre con loro che si appellano a Silvio.
Sanno, le poverette, di dovergli politicamente tutto.
Sanno di essere state nominate come yes-women.
Sanno che stanno facendo arrabbiare papà.
E siccome nella greppia di papà vogliono mangiare ancora, si appellano a lui, tirando la corda della pazienza di uno che secondo me, in questo momento, le butterebbe giù dalla rupe Tarpea insieme all'ingrata figliola prodiga Barbara, quella sì sua figlia veramente, che a sentirla criticare e zittire la Carfagna qualche giorno fa, l'unico pensiero spontaneo che mi veniva era il classico "Ma senti il bue che dà del cornuto all'asino".
Barbara, che è laureata in filosofia e qualche ragionamento dovrebbe essere in grado di farlo, forse non si è ancora resa conto che se è miliardaria, se fa già parte del consiglio di amministrazione del Milan e possiede quote azionarie delle numerose società del gruppo Mediaset, è solo per un caso legato alla sua nascita.
Almeno la Carfagna qualche sforzo più di lei l'ha fatto, porella!
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