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Sul tema delle varianti pubblichiamo questo articolo di Giacomo Vaciago (da Il Sole 24 Ore di giovedì 16 febbraio 2012) ripreso dal sito dal Forum Italiano dei movimenti per la terra ed il paesaggio Sono ancora da digerire le conseguenze della speculazione immobiliare dei primi anni 2000. Come ha scritto Robert Shiller, si è trattato di un aumento dei prezzi delle case ingiustificato in un paese – gli Stati Uniti – dove l’area edificabile procapite è potenzialmente illimitata. Diverso è il caso dell’Italia, dove la bolla immobiliare è stata minore e in molti casil’aumento di valore ha riguardato più le aree (l’edificabilità) che gli edifici costruiti (l’attività edilizia).Da questo punto di vista, non abbiamo neppure avuto il beneficio del sostegno al reddito dato da nuove costruzioni. Solo le conseguenze negative – anche in termini di legalità ed onestà – rappresentate dalla rendita immobiliare, che delle tante rendite di cui si occupa il Governo Monti, con le sue misure di liberalizzazione, meriterebbe qualche attenzione in più. Anzitutto, una riflessione di metodo e poi alcune proposte. Il primo aspetto riguarda il concetto stesso di“rendita”, che misura la remunerazione di una scarsità, che può essere naturale (come nel caso dell’area del centro storico) o dovuta ad un provvedimento amministrativo (come una concessione, data solo ad alcuni). La filosofia del Governo Monti è che tutte le rendite, a cominciare da quelle date da provvedimenti amministrativi, devono essere ridotte: meno rendite significa maggior reddito distribuito a salari e profitti, quindi maggior sviluppo. Nel caso delle aree edificabili,siamo in un campo di cui ormai ci si occupa solo quandoemergono scandali dovuti ad abusi, corruzionee così via. Il legislatore in teoria ha sistemato tutto molti anni fa: le competenze in campo urbanistico sono ripartite tra Regioni, Province e Comuni, in una serie di rapporti tra organi eletti dai cittadini e quindi con il massimo del controllo democratico. Questo in teoria. Ma se facciamo un po’ di ricerca, utilizzando il campione rappresentato dalla voce“scandali urbanistici”delle pagine (saranno una cinquantina) di Google, si vede subito che quel modello produce più corruzione e scandali di quando i Piani Regolatori erano approvati a Roma dal Ministero.Conamministrazioni di ogni colore politico, ogni tanto (con una qualche prevalenza nei periodi in cui ci sono campagne elettorali da finanziare)partono strumenti urbanistici nuovi o varianti che mutano destinazioni d’uso e quindi valori edificabili in modo significativo. La competenza del Comuneè soggetta a parere della Provincia, ma quando questo parere – che è solo di legittimità e non di merito – è negativo,basta che il Consiglio Comunale poi replichi, sostenendo che la Provincia non sa quel che dice, perchè la cosa si concluda così. Confermando l’opinione che se le Province sono più oneste, cioè meno coinvolte in scandali, è solo perchè… sono inutili.
Una volta che si accerta che tanti diversi scandalipresentano alcune fondamentali analogie, quali sono irimedi possibili? Ovviamente, laprevenzioneè necessaria e si vede che richiede molta piùtrasparenza