Già da mesi, oramai, avevamo capito che il dibattito dietro la RU486 è molto più ampio di quanto non ci si voglia, malamente, far intendere; cosi’ come avevamo capito che si sta vivendo una fase più acuta delle altre, di quella costante polemica tirata fuori ad ogni cambio di stagione politica, che ha da sempre accompagnato la Legge 194. E’ veramente difficile cercare di mantenere un dialogo aperto con i crociati antiabortisti , anche quando non ci chiamano esplicitamente “assassine”.
E dopo aver fatto giacere nei magazzini, per mesi, gli scatoloni contenenti la pillola abortiva, la ex radicale, ex (finta) femminista non si arrende ed insiste, approfittando del fatto che la nostra attenzione è rivolta al “caldo” e alle “passioni” che uccidono. Oggi: “Il sottosegretario Roccella: irregolari le dimissioni volontarie delle pazienti. Diventa aborto a domicilio. Il governo minaccia: Ai governatori che dovessero sostenere protocolli non compatibili con quelli del ministero si ricorda anche che potrebbero essere oggetto di contenziosi legislative…. Abbiamo comunicato alle Regioni che esiste una criticità amministrativa che potrebbe determinare dei problemi sul piano del rimborso della prestazione da parte del servizio pubblico” si legge in un articolo del Corriere della Sera. L’unica Regione che ha esplicitamente indicato il day hospital come forma di assistenza legata alla Ru486 è l’Emilia Romagna.
Questo, un bellissimo video controinformativo delle Donne di Torino per l’autodeterminazione:
“Vuoi sul piano simbolico, vuoi nella realtà, tutto mira a dominare il potere che risiede nel corpo femminile” Gloria Steinem
Scena Verticale nel mese di giugno ha portato in scena, con qualche tappa in Italia ma anche in Argentina ed in Germania, gli spettacoli: DISSONORATA e LA BORTO. Scena Verticale, ovvero: Saverio La Ruina, Dario De Luca e Settimio Pisano, tre uomini calabresi, per la serie: yes, we can…
LA BORTO, è l’ultimo lavoro della compagnia:
“ “Non è solo la storia di un aborto. È la storia di una donna in una società dominata dall’atteggiamento e dallo sguardo maschili: uno sguardo predatorio che si avvinghia, violenta e offende; un atteggiamento che provoca gli eventi ma fugge le responsabilità. L’aborto ne è solo una delle tante conseguenze. Ma ne è la conseguenza più estrema.
La protagonista racconta l’universo femminile di un paese del meridione. Schiacciata da una società costruita da uomini con regole che non le concedono appigli, e che ancora oggi nel suo profondo stenta a cambiare, soprattutto negli atteggiamenti maschili, racconta il suo calvario in un sud arretrato e opprimente. E lo fa nei toni ironici, realistici e visionari insieme, propri di certe donne del sud.
Non mancano momenti sarcastici e ironici come quando gli uomini geometri misurano il corpo femminile come se al posto degli occhi avessero il metro. O come quando il paese si trasforma in una immensa chiesa a cielo aperto per scongiurare le gravidanze. Né quelli commoventi legati alla decimazione del “coro” delle donne.
Ma quando la protagonista chiude il cerchio col racconto del calvario della nipote, il sarcasmo e la commozione lasciano il posto a una profonda amarezza, mettendoci davanti alla dura e ambigua realtà dei nostri giorni.
… Stavìanu assittati nanti u circulu Unione e jucavinu a carti. I chiamavinu i giòmitri picchì ti misuravinu cu l’ùacchi u stessu i cumi s’avissiru u metru. A li posti i bloccu ci stavìanu i chiù zinni, allìavi, e a la “dogana” ci stavìanu i chiù granni, i giòmitri, e mìanzu i giòmitri cumannavi u ngignìaru, Duminicu u Bellu, u capu cantìaru, sempi cu a sigaretta mmucca, sempi cu a cammisa a la moda, ma sempi russa o celeste, sempi sbuttunata, sbuttunata a lu pìattu quannu facìa friddu e sbuttunata a la panza quannu facìa cavudu. Cu u cambiu i staggione gavuzavi o vasciavi u buttonu. Duminicu u bellu stavìa sempi stracatu supa a na seggia cumi a quannu avìa natu stancu. Però nun i scappavi na musca. E quannu u capu cantìaru giravidi a capa tutti l’ati a giravinu apprìassu. E l’ùacchi s’attaccavinu ncùaddu. T’i sintìasi ncùaddu cumi quannu ti ci appuggiavinu i mani. E partìa a radiografia. Sintìu u stessu rumuru i cumi quannu ti fanu a radiografia u spitalu. Cu pigghiavi di gammi, cu di spaddi, cu a mpìattu e cu a nculu. Pu si guardavinu e si passavinu i nformazioni, sulu cu l’ùacchi, senza paroli… “ “( Fonte: http://www.scenaverticale.it/ )
per il discorso sulla ru486, rimando a:
- http://www.ingenere.it/articoli/ru486-la-pillola-che-non-c
- http://www.ingenere.it/articoli/pillola-abortiva-regioni-fuorilegge
- http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=913&cat_1=2&cat_2=0&tipo=articolo