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La brematurazione supercazzolata del governo di B.

Creato il 14 dicembre 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti
La brematurazione supercazzolata del governo di B. La sapete l’ultima di Silvio? No? Eccola: “Io non so dire dei no, non l’ho mai saputo fare e la mia fortuna è stata che nessun gay è venuto mai a farmi una proposta perché alla terza volta ci sarei stato”. Ora. Di quale tipo di magma sia composto il cervello del Capo non lo sappiamo, quello che diamo per certo è che ormai l’età, e il pessimo uso che ne ha fatto fino a questo momento, lo sta riducendo ad una massa deforme di neuroni pronti a chiedere asilo politico in quello del “Trota”. Non ne possono più neppure loro, infatti, di continuare ad operare in una scatola cranica nella quale i corti circuiti sono all’ordine del giorno causando una serie fastidiosissima di black-out. La boutade raccontata all’inizio, così drammaticamente fantasiosa, è venuta fuori durante l’ultima cena organizzata ieri sera con le truppe cammellate del Pdl, un modo come un altro per riscaldare i cuori di chi è abituato a ragionarci poco (con il cuore) preferendo quello che gli sta alla stessa altezza e che si chiama portafoglio. Gli amici più stretti dicono che alla cena fossero presenti anche Calearo, Scilipoti, Razzi e la new-entry Maria Grazia Siliquini ma data la loro collocazione sotto il tavolo imbandito, nessuno ha avuto la possibilità di vederli fisicamente. Silvio, tanto fiero e sicuro di sé la mattina al Senato, è apparso più dimesso e, mentre ha dato per certa la fiducia al Bar Schifani, per Montecitorio si è lasciato andare a un laconico: “Vedremo come andrà a finire”. Nonostante le assicurazioni degli agenti Publitalia Verdini, La Russa, Gasparri e Santanchè, Berlusconi avverte come una specie di fremito dentro che non lo fa stare tranquillo in attesa dell’epilogo di un film dal finale ancora tutto da scrivere. Anche Fini ha riunito i suoi. Il registro di classe ha segnato tutti presenti esclusa la già citata Siliquini, quella che ha detto che avrebbe votato la fiducia per un “problema di coscienza” pur non sapendo esattamente dove si trovi, la coscienza. Comunque Gianfry è sicuro della sfiducia dopo essere riuscito a far sedere intorno allo stesso tavolo “falchi”, “colombe”, qualche “aquila nel cielo”, un po’ di “tordi”, un “passero”, la “cicogna birichina” è il famigerato “padulo” che nessuno ha mai visto ma in parecchi sentito. Ma quello che ci ha maggiormente colpito, anche se i principali giornali la mettono come una notizia fra le tante, è stato lo “stupore” del Vaticano. Gli alti prelati innamorati di Silvio si stanno ancora chiedendo perché il loro pupillo Pierfy Casini si rifiuti pervicacemente di dare il suo appoggio esterno a Silvio. Eppure hanno tentato in tutti i modi di convincerlo riesumando perfino la cadaverica silouette di Ruini che, nel sonno, come un incubo, ha fatto visita a Casini subissandolo di “vota Silvio, vota Silvio”. Sembra che gli alti prelati di cui sopra, quelli che qualche giorno fa si sono visti regalare 60 milioni di euro per le parrocchie, abbiano saputo del patto di ferro fra D’Alema (che non si capisce a nome di chi tratti) e lo stesso Pierfy, un patto che dovrebbe trasformare il figlioccio di Camillo Ruini in un novello Romano Prodi. Far cadere Berlusconi per ritrovarci Casini presidente del consiglio, non sappiamo se valga la pena oppure no. Almeno Berlusconi pensa a copulare e ai cazzi suoi ma Casini, alla fine, a che diavolo pensa?
PS. Volete sapere come finirà oggi? Chiedetelo a Giuliacci.

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