La bufala dell’anno è messa in giro nel web dai sallustini della destra fascioleghista e riguarda Giorgio Bocca.
Creato il 26 dicembre 2011 da Slasch16
Sono talmente squallidi che riuscirebbero ad infangare anche Antonio Gramsci ed alla notizia della morte di Giorgio Bocca si sono scatenati in commenti deliranti ad un post che ho pubblicato su Ok notizie, uno è arrivato a dire che scrisse, persino, l’elogio della razza.
L’unica cosa vera, documentata, è che Bocca aderì al fascismo nel 1938 come mio padre che era del 1921 un anno in meno di Giorgio.
Mi sembra del tutto normale che a 18 anni si faccia la scelta sbagliata e per diverse ragioni ed io ne sono l’esempio vivente.
Mio padre in casa aveva la testa del duce ed anche a me ragazzino fece un crapone come quello del duce, quando emigrammo dal Veneto a Milano avevo 10 anni e la prima cosa che mi fece vedere fu la Stazione centrale, me la presentò com queste parole: questa l’ha fatta il duce, mancava solo che aggiungesse, da solo con le sue mani.
L’humus della mia crescita adolescenziale fu questo e le mie domande, curiosità verso la storia e la politica vera e propria fu intorno al 1969. Il 68 in Francia c’era già nato ed arrivò da noi in ritardo come i treni perchè da noi i treni arrivavano puntuali solo quando c’era lui.
Sono nato nel 1948 a dicembre, quindi i miei vent’anni di evoluzione iniziarono con le fine dell’anno, diciamo che più del 68 io feci il 69, e non è una battuta. A cambiare idea ci misi 10 anni, a venti ero pronto ed il servizio militare fece il resto.
Conobbi un commilitone di Mantova, un paesini dei dintorni, che fu candidato per il Partito Comunista del suo comune ma non ebbe la licenza per tornare a casa a fare la campagna elettorale.
Fu il mio primo maestro di storia, di ideali e mi aprì un mondo diverso dai siluri della Decima Mas e dalle sue, eroiche, imprese.
Nel 74, già congedato e spostato, mi iscrissi al Pci presentato da il mio più caro amico della mia vita, il Gino, il quale veniva dalla campagna delle Marche aveva 15 anni più di me ed era comunista da quando aveva l’uso della parola.
Se vogliamo fare i pignoli per approdare nel porto dell’antifascismo ci misi 5 anni e diedi un dispiacere a mio padre.
L’unica cosa certa di tutte la panzane che la destra va scrivendo nel web è che Giorgio Bocca aderì alla Resistenza nel 1943 esattamente 5 anni dopo aver aderito al fascismo a 23 anni e quindi il fango che buttano alla sua memoria è secco e non resta appiccicato.
Stante all’Utet , la più antica Casa editrice italiana, Bocca iniziò la carriera di giornalista dopo la laurea in Giurisprudenza, per essere chiari dopo il 1945.
Quindi non sottoscrisse il Manifesto della razza degli intellettuali fascisti perchè, pur riconoscendo che ai quei tempi i fascisti avevano una marcia in più ed erano avanti nei tempi rispetto a Pinochet, tutto si potrebbe dire ma non che un liceale fascista possa essere considerato già un intellettuale del regime e quindi chi commenta con notizie false e tendenziose o è ignorante, in malafede, o semplicemente un neo fascista imbecille.
Ciò non significa che a 18 anni non si possa essere dei fenomeni, succede spesso nel mondo del calcio basti pensare a Maradona o Messi, Rivera o Del Piero per rimanere in Italia.
Più difficile essere dei fenomeni sul piano intellettuale a 18 anni, probabilmente ci sono stati dei casi nella storia sparsi per il mondo ma, io, l’unico che conosco è il Trota il figlio dell’Umberto, che pur essendo stato bocciato tre o quattro volte era già presidente della nazionale padana di calcio, quella che vinto un paio di tornei da bar, e poco dopo venne eletto consigliere regionale della Lombardia per dar modo di mettere il suo talento a disposizione di tutta la cittadinanza.
I più fortunati siamo noi lombardi che, oltre a mantenerlo, ce lo possiamo godere da vicino sfruttando la sua luce riflessa.
Quindi i fascipiduisti ed i nazileghisti del web la smettano di scrivere fesserie sul conto di Giorgio Bocca, non sono obbligati ad averne rispetto o stima ma la smettano di fare le caricature dei vari Sallusti, Ferrara, Pansa, Feltri, Belpietro, Emilio, Minzolini.
Non chiedano un pensiero sulla morte di Bocca alla Minetti, eminenza grigia politica della Regione Lombardia, che tra poco soppianterà Formigoni, e si limitino a porle domande alla sua portata, ad esempio se ha un tatuaggio sul culo o un piercing nascosto da qualche parte della pancia.Lascino in pace la memoria del Compagno, nel senso di Partgiano, Giorgio Bocca e chiudano la bocca, puzza di acido.
Addio Giorgio Bocca: giornalista e partigiano
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