Romanzo di equilibrio, quello dell’esordio di Amor Towles, che si muove con grazia a cavallo di tempi, geografie e snodi cruciali, costruendo un lungo flashback che dura un anno, decisivo, non solo per la vita della protagonista (Katherine Kontent, detentrice quasi in esclusiva di narrazione e punto di vista), ma anche della storia del mondo.
Durante la visita a una mostra fotografica, Katherine e suo marito Val rintracciano per caso nelle foto esposte, e per due volte, quella di Tinker Grey, personaggio chiave per la vita della giovane Katey nel 1938. Comincia così una lunga e solitaria maratona dei ricordi che durerà tutta la notte, attraverso la quale la protagonista ripassa per se stessa (e rivela al lettore) le tappe salienti di una stagione che non torna più. Si intreccia, nel caleidoscopio di una New York in cui tutto è possibile – in cui si arriva per fare fortuna, e poi la fortuna si perde, o si riconquista, e ogni giorno c’è chi scende e chi sale – la storia di Katey e della sua amica Eve (pronte a spendere sul terreno dell’ascesa tutta la loro energia di americane self making women) con quella di Tinker (affascinante banchiere della buona società) di Anne (la sua madrina, guru del bel mondo che conta) di Walter (di una famiglia di tradizione solidissima, di ottimi principi e pluri-centenaria), Hank Grey (fratello di Tinker, pittore di talento, che ha rifiutato quelle stesse regole della buona società), pure dello stesso Val (che fa capolino quasi senza che il lettore se ne accorga – e solo la consapevolezza che, romanzescamente, nulla si intreccia per caso, nella vita di Katey nel 1938, instilla il dubbio che quel Valentine incontrato a una festa sarà poi lo stesso personaggio che la protagonista si ritroverà a fianco anni dopo, nel ruolo di marito). In mezzo, c’è New York, ci si arrampica, e si precipita, ma anche un’Europa che si prepara alla guerra (e ben due dei personaggi andranno a combattere in Spagna, contro Franco, nella guerra civile), mentre l’America celebra la fine della grande depressione. Ma il fulcro delle vicende resta la città, e solo quella. Il vero spazio delle coincidenze e del destino, degli incontri e delle sparizioni improvvise, dove tutto sembra possibile, perché regna il romance.
Non stupisce, proprio per questo, che, nonostante si possa parlare anche di gioco esplicito con il genere della Bildung (perché Katey è l’indiscussa protagonista di una educazione che è insieme sociale e sentimentale), il romanzo rifletta, nell’impianto annalistico, così come nel caleidoscopio dei personaggi, l’impostazione corale degli anni Trenta (veicolata, ancora una volta, dal tessuto privilegiato di una città che chiama coralità dai tempi di Manhattan Transfer). E’ possibile rintracciare così una scala di modelli che va dallo stesso Dos Passos su su fino alla Mary McCarthy del Gruppo (e che continua fino al Tom Wolfe del Falò delle vanità). Ma questi sono modelli impliciti, non segnalati nel testo. Che invece comunque spicca per la quantità di riferimenti intertestuali alla letteratura britannica (soprattutto Dickens e Agatha Christie), a esplicitare per il lettore attento quali sono i numi tutelari dell’ascesa della protagonista, così come del suo racconto a posteriori. In definitiva, dunque, un gran bella prova di romanzo, e un altro bel colpo da parte di Neri Pozza (una delle case editrici più attive, ultimamente, nel riportare ottime scoperte sulla scena italiana). Proprio per questo dispiacciono due scivoloni evitabili: una quarta di copertina onestamente molto mal calibrata (che è meglio non leggere), e la traduzione del titolo, che nell’originale riecheggia Le regole di civiltà e comportamento decoroso di George Whashington, creando così un gioco intertestuale riconoscibile da subito specie per il lettore americano). Il lettore italiano invece (che pure probabilmente potrebbe non riconoscere a prima vista la citazione da George Whashington) è così condannato a perdere di vista fin da subito un tassello che si rivela importante nella narrazione successiva. Un dettaglio che si sarebbe potuto suggerire, appunto, magari nel risvolto, senza complicare con tanti inutili e pre-confezionati giri di parole una storia che, per essere letta, ha bisogno di poche presentazioni.
E con questo libro, davvero una bell’esordio, la ‘povna partecipa al pasquale Venerdì del libro di Homemademamma.