Magazine Cultura

La bussola dell’aspirante scrittore: la riscrittura

Da Marcofre

Mi rendo conto che per alcuni non esiste alcuna differenza tra rilettura, e riscrittura: alla fine il risultato non può che essere una nuova forma per lo scritto prodotto.
Sarebbe meglio invece, distinguere i due processi. Un po’ come fa il chirurgo: prima studia l’intervento, poi lo esegue. Nessuno si precipita in sala operatoria con in testa un’idea appena abbozzata di quanto dovrà fare.

Per questo: rilettura, attesa, e poi riscrittura.
Si dirà: ma devo riscrivere quando rileggo, altrimenti come faccio? In che modo posso ricordare dove intervenire, e dove invece posso lasciare le cose come stanno?

La mia idea è di lasciare separate le due fasi, e non solo; è meglio che il tempo si intrometta tra le due, prima di mettere mano alla riscrittura.
La rilettura (un po’ l’ho scritto la volta scorsa), deve essere effettuata come se a leggere fosse un magnifico estraneo. Costui non interviene sul testo (è uno spietato lettore, un nostro nemico, qualcuno che non vuole vedere la nostra storia, che tende a dissuaderci), ma scova debolezze, e idiozie varie.

A questo punto, la riscrittura può iniziare. Non si tratta solo di togliere, tagliare, eliminare refusi (anche questo). Il distacco, e l’indifferenza sperimentati nelle settimane precedenti, inducono ad affrontare periodi, dialoghi, a volte persino la struttura della storia, in modo nuovo.
Non bisogna avere paura di gettare, o tagliare.

Spesso si conserva tutto nella convinzione che eliminando, finirà nel cestino anche il buono. Perciò si tiene tutto: il risultato è un mostro goffo, che imbocca dieci sentieri differenti, per poi tornare sempre sui suoi passi. Il suo destino sarà uno sbadiglio.

Se hai scritto qualcosa di buono, anche se buttato via, tornerà migliore. Se non tornerà non era sufficientemente buono; e se scrivi, non puoi accettare di produrre qualcosa di sufficiente, o discreto. Sufficientemente buono, oppure lascia perdere; o meglio cambia storia, magari genere.

Soprattutto, non avere fretta, mai. Lascia perdere quelli che dicono: coraggio, basta un clic, secondo me è già buono così, pubblica e vedrai. Chiediti chi sono costoro. Amici? Conoscenti? Di rado dicono la verità, e non lo fanno per ingannare: non conoscono. Sono entusiasti, ma tu non hai affatto bisogno dell’entusiasmo; proprio perché ci sei già immerso fino al collo. Hai scritto un racconto, ricordi? E a parte qualche virgola, va tutto bene.

Hai bisogno soprattutto di tempo. Questo, riesce a mostrare il vero volto di quello che hai scritto; costringe il tuo sguardo a osservare più da vicino. Le rughe, le imperfezioni, le cicatrici; ma queste sono tutto sommato inevitabili, e persino belle.
Gli errori. Le contraddizioni. Le brutture. L’inefficacia. Queste, viceversa, sono evitabili.


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog