C’è una regola semplice nella scrittura, e proprio per questa disattesa. La si trova per esempio nel libricino “Elementi di stile nella scrittura”. Recita più o meno:
La forma positiva è preferibile alla forma negativa.
Non è un divieto (diffido sempre di ordini e divieti), infatti è scritto preferibile. Però è indubbio che da un po’ di tempo quando introduco una forma negativa, ci penso.
E se sono addirittura due?
Non frequento i bar. Non ho tempo.
Naturalmente non si tratta di una crociata. Però è evidente anche i sassi che la frase precedente è pesante.
Non frequento i bar. Ho poco tempo.
Niente di sbalorditivo vero? È solo un esempio stupido. Quello che invece deve indurre a riflettere è che al di sotto delle ovvietà si nascondono dei germi di riflessione. In questo caso la riflessione da fare è:
Basta un’inezia per rendere la più scema delle frasi, meno scema. Più reale.
Lo sguardo deve diventare più freddo, e l’obiettivo deve restare quello di offrire al lettore una storia efficace. Non è agevole; è un risultato che si ottiene quando si inizia a prendere in considerazione tutto.
A proposito di realtà. Spesso si giustificano certe espressioni, certi modi di scrivere, affermando che è così, che la fedeltà è la cosa più importante. Attenzione: prima di tutto l’efficacia. Se questa rischia di finire in un angolo con gli occhi gonfi e il labbro spaccato, allora la fedeltà può essere messa da parte. Non si tratta di tradimento, ma di comprendere che in una narrazione, ci sono delle scelte da fare in vista proprio dell’efficacia.
Fedeltà inoltre, è un formidabile alibi per mettersi al riparo da critiche, e credersi chissà chi. Di solito viene utilizzata proprio da quanti sono persuasi di sapere ogni cosa, e giustificare la sciatteria della loro scrittura. Costoro affermano: “Eh, la storia chiede questo. Il personaggio è così”. In realtà è un alibi per fornire sbobba, spacciandola per specialità della casa.
Come si intuisce è un argomento spinoso, perché la scrittura NON è semplice. Forse è per questo che alla fine mi sono deciso ad aprire questo blog: quando ti accorgi della profondità, vai a caccia di uno strumento che ti permetta di esplorarla al meglio.
L’intreccio è importante; anche l’incipit, e il finale. Lo sviluppo della storia. La crescita dei personaggi. Tutto questo lo ribadisco, è fondamentale. Ma la storia riesce solo se è efficace, ed efficacia significa una scrittura che non lascia scampo. Perché prende il lettore e lo conduce al termine della lettura quasi estraniandolo.
Quindi niente errori, o refusi; ma questo è il minimo sindacale. Anche le parole (ogni parola) devono occupare il giusto posto, avere il peso esatto. Eccessivo? Può darsi. Ma è solo puntando direttamente alla vetta che ha senso l’alpinismo. Non ci si arrampica per arrivare a metà strada, e tornare poi a casa dicendo: “Il campo base era bellissimo”.
Solo quando punti alla vetta hai qualche possibilità di riuscita. Ammesso che tu abbia il talento…