La campana del convento

Creato il 10 febbraio 2009 da Deasilenziosa

Sidney Kingham, Melling, suor Mary, dott. Jeffreys

Douglas Sirk era uno dei registi dei più bei film (melo)drammatici di Hollywood, ho visto una discreta parte della sua nutrita filmografia (solo nell’anno di questo film ne fece altri 3), e mi è molto piaciuto pressoché tutto quel che ho visto di suo.
Quasi sempre ha lavorato con grandi attori del suo tempo.
Tanto per citare solo un paio di titoli:  ‘Come le foglie al Vento’ e ‘Lo specchio della vita’,  sono suoi, film di grande fama e successo, come molti altri di Sirk, forse talora ritenuti più adatti a un pubblico femminile che maschile… ma in verità Sirk era un bravo scrutatore dei malesseri sociali della famiglia media americana, e lo faceva usando la via del melodramma.
Tornando a questo film, Thunder on the Hill, visto che dal titolo italiano appariva chiaro che si svolgesse in ambito monastico, un po’ lontano e insolito dalla consuete ambientazioni di Sirk, ero piuttosto curiosa, e non mi aspettavo di ritrovarmi a guardare un particolarissimo e bel giallo investigativo!
Siamo in una zona della Contea di Norfolk, recita la didasclia iniziale, flagellata da una alluvione.
Il film inizia con le scene di un ‘esodo’ degli abitanti del paese e delle campagne del circondario, sotto la pioggia incessante, verso il convento-ospedale di ‘Our Lady of  Rheims’, che sarà l’ambientazione dove avrà luogo il giallo. Il periodo è un qualche anno imprecisato del secondo dopoguerra.
Il convento è un rifugio sicuro, perché sorge su una collina (come da titolo originale), mentre la diga nelle vicinanze sta per cedere alla massa delle acque.
Le suore stanno organizzando un riparo per tutti, sotto la guida dell’infallibile suor Maria, la protagonista (Claudette Colbert), che dirige l’ospedale, e aiuta il dottor Jeffreys (Robert Douglas). Nel convento arriva anche la moglie di questi, Isabel Jeffreys, che in seguito si scoprirà, a sorpresa, avere un ruolo chiave nella storia.

Si fermano, ma per una sosta veloce, anche tre persone ‘particolari’: Valerie Carns (Ann Blyth), una giovane donna condannata a morte per l’omicidio del fratello Jason, e i due agenti che la scortano, il sergente Melling (Gavin Muir) e l’agente Pierce (Norma Varden).
Sono solo di passaggio, hanno fretta: la giovane condannata deve arrivare entro sera alla vicina città, per esservi giustiziata il mattino seguente.
Tuttavia, accade che debbano trattenersi per forza al convento: la diga frana mentre vi sostano, quindi le strade sono inondate, il convento-ospedale resta isolato, e nemmeno un’imbarcazione può essere chiamata, né le autorità e la polizia avvisate del disguido, poiché anche la linea telefonica è andata.
La donna accusata d’omicidio vede rimandare la propria esecuzione per almeno un paio di giorni…

Tanto sarà il tempo, un paio di giorni, che avrà suor Maria (che crede Valerie innocente) per improvvisarsi investigatrice e trovare il vero assassino, complice la circostanza che la popolazione del paese, compreso il colpevole, è tutta radunata nel convento.
Suor Maria ha un suo tormento interiore, che l’aveva spinta a farsi suora anni prima: si sente ancora responsabile del suicidio della sorella minore, per averla separata da un uomo che riteneva inadatto per lei.
E’ solo un suo forte istinto, che la spinge da subito a ritenere innocente, contro ogni evidenza e opinione altrui, la giovane donna condannata a morte, e a fare di tutto per aiutarla, anche se Valerie Carns sembra essere l’unica persona che potesse uccidere il fratello, un uomo dissoluto e violento rimasto paralizzato, e affidato alle cure della sorella Valerie, che lui però continuava ad angariare. Le prove a carico di Valerie sembrano schiaccianti, non pare esserci alcuna via di scampo o soluzione alternativa, ma la suora crede di più al proprio istinto, nonché, man mano che ascolta la storia di omicidio e processo, comincia a intravedere qualche incongruenza, a suo avviso presa troppo alla leggera durante il processo.
E’ una corsa contro il tempo, ce n’è pochissimo, prima che le linee telefoniche siano di nuovo in funzione e possa arrivare una barca della polizia a portare la prigioniera al patibolo!
Suor Maria indagherà incessantemente giorno e notte, aiutata da suor Josephine, la cuoca, che ha l’abitudine di collezionare giornali vecchi per ricoprire gli scaffali delle dispense, e insieme cercheranno proprio fra i fogli di giornale dei tempi del processo, tutti gli articoli riguardanti le deposizioni e gli atti, per ricostruire i dettagli e cercare particolari sfuggiti o importanti.
Prezioso aiuto le verrà da Willy, l’ingenuo factotum del convento, all’epoca del delitto uomo di fatica presso i Carns, importante testimone e anche lui personaggio chiave in possesso di un tassello del puzzle, nonché devoto a suor Maria e disposto a fare qualsiasi cosa per aiutarla.
E aiuto decisivo avrà anche, alla fine, dal farmacistaAbel Harmer (John  Abbott), che depose ai tempi del processo, così come fece anche il dottor Jeffreys.
La circostanza del nubifragio, fa sì che tutte le persone in qualche modo all’epoca coinvolte nell’omicidio di Jason Carns (la condannata a morte, i testimoni al processo, i conoscenti, amici di famiglia, l’ex domestico, il medico, il farmacista, e anche Sidney Kingham, l’allora fidanzato di Valerie), siano radunate tutte sotto il tetto del convento, e suor Maria continua a fare domande a tutti sulle cose che la lasciano perplessa, ma non solo…
Ella, nell’ansia di aiutare la condannata a morte, arriverà anche a infrangere sia le regole monastiche, sia la legge (il sergente la accusa di impedimento del corso della giustizia), ponendo a rischio la sua carriera di suora esemplare, pur di arrivare in fondo alla verità (…una sorta di antesignana cinematografica di Guglielmo da Baskerville, nel ‘Nome della Rosa’!), e mette anche a rischio la sua popolarità presso la gente rifugiata nel convento, poiché la popolazione è estremamente ostile verso Valerie, giudicata unanimemente un’assassina.

Aveva già fama fra le infermiere del convento-ospedale, di far valere sempre le proprie opinioni, e “aver sempre ragione”: un’infermiera che le si ribella per un ordine ricevuto, le dice “Volete sempre imporre il vostro punto di vista. Se non aveste voluto sempre aver ragione, vostra sorella sarebbe ancora viva!”. E tuttavia, questa testardaggine di suor Maria nel voler imporre i propri punti di vista nonostante tutto e tutti, sarà la via che porterà a ricostruire la vera storia dell’omicidio di Jason Carns.
Non mancheranno nemmeno scontri con la Madre Superiora (Gladys Cooper), che è tuttavia molto affezionata a suor Maria e ne ha grande stima: “Non conoscevo questo lato del vostro carattere” dice la superiora, “la caparbietà di imporre la vostra volontà, l’impulso ostinato di avere sempre ragione! Voi credete di essere una fallita, perché pretendete di fare troppo!”

Il ritmo è serrato, anche perché tutto avviene necessariamente in un breve lasso di tempo, e la suora non ha molti strumenti a sua disposizione, eccetto la sua caparbietà, l’intelligenza, forse il senso di colpa verso la propria sorella suicida, e la devozione e l’affetto e l’aiuto di suor Josephine (e dei suoi vecchi giornali provvidenziali) e di Willy.
Il finale, e la scoperta del vero assassino, è un bel colpo di scena, e avviene appena un attimo prima che la polizia arrivi con una barca per portar via Valerie. Invece porterà via il vero colpevole. Non prima che questi, per salvarsi, nel concitato finale, abbia anche tentato di uccidere suor Maria, una volta smascherato mentre sono soli.
I passaggi attraverso cui si arriva alla soluzione, e in genere i particolari del film, sono curatissimi.
Si può intuire da quanto detto che c’è finezza psicologica, in questo giallo di origine teatrale, ben costruito e senza dubbio originale, capace di tenere vivissima l’attenzione;
e c’è anche un’ottima recitazione corale da parte di tutti gli attori, un cast affiatato e ben scelto (perciò cito i principali qua sotto). Spiccano:  naturalmente Claudette Colbert, come sempre fine ed elegante, nella sua recitazione estremamente espressiva anche nell’insolito, per lei, ruolo di suora, che impone una certa pacatezza alla sua, più consueta, verve spumeggiante; e Ann Blyth, espressiva, forse sopra le righe, ma rende bene la parte della giovane donna innocente terrorizzata dall’incombenza del patibolo, dai nervi scossi da mesi di accuse e tentativi disperati di dirsi innocente, pronta a passaggi repentini da stati di calma a crisi isteriche o di pianto.
Ho apprezzato tanto il modo di usare i primi piani alternati alle scene d’insieme. E ho apprezzato la totale assenza di tempi morti.
Insomma, ho scoperto un giallo avvincente!

Titolo Originale:    THUNDER ON THE HILL
Durata     84 minuti
Origine:    USA,  1951
Genere :  GIALLO,    B/N
Tratto dalla piece teatrale “Bonaventure” di Charlotte Hastings
Regia: Douglas  Sirk

Attori e ruoli:
Claudette  Colbert:   Suor Mary Bonaventure
John  Abbott:   Abel Harmer, il farmacista
Ann  Blyth:   Valerie Carns, la condannata a morte
Anne  Crawford:   Isabel Jeffreys
Robert  Douglas:   Dott. Jeffreys
Philip  Friend:   Sidney Kingham, fidanzato di Valerie
Connie  Gilchrist:   Suor Josephine, la cuoca
Michael  Pate:   Willy, il factotum
Gavin  Muir:   Sergente Melling
Phyllis  Stanley:   Infermiera Phillips
Norma  Varden:   l’agente Pierce


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