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La cantina di SoM, 1988: Red Temple Spirits - Dancing To Restore An Eclipsed Moon

Da Sonofmarketing @SonOfMarketing

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http://t3.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSPRj6lk7GeobFWTooDHEzBqBaCBYRmI7HcR5ln7rvtekMU0fbkLo so. Qualcuno di voi sta pensando: <ecco, il solito disco "indie o qualcosa del genere" che viene esaltato, sopravvalutato e portato alla luce dai soliti pochi, e solo quei pochi lo apprezzeranno.>

Beh, stavolta non è così (anche perchè con l'indie non ha nulla a che vedere). O almeno vogliamo pensare che non sia così. Stavolta il disco è quello buono. Di quelli che già al primo ascolto ti cattura.

Certo, lo ammettiamo, il genere non è semplice, sicuramente non è di quelli che metti in play mentre pensi ad altro. Questo, per apprezzarlo a fondo, devi lasciarti andare e farti circondare dal sound, oscuro e spettrale, magari fissando la copertina dell'album, tanto per entrare in clima.

Prendete una costola dei Pink Floyd, la decadenza dei Joy Division, la musicalità rock dei Cure e un pizzico di esoterismo di chi volete voi, aggiungete una vampa, un pò di sabbia e un sole rosso all'orizzonte: ed ecco fatti i Red Temple Spirits.

La band si forma alla fine del 1980 grazie al britannico William Faircloth, già voce nei Ministry of Love, Dino Paredes, basso nei Psi Com, Dallas Taylor (chitarra) e Thomas Pierik (batteria), quando, mettendo pianta stabile a Los Angeles, già di Jim Morrison, e adesso brulicante di nuova ondata hardcore-punk, si esibiscono un pò qua e pò là, senza grossi successi, finchè qualcuno si accorge di loro e li mette sotto contratto. Quel qualcuno è solamente Bruce Licher, già leader dei Savage Republic, con quattro album all'attivo e fondatore dell'etichetta Independent Project. Così i quattro si chiudono in studio, e tra pezzi già incisi e tracce nuove, partoriscono un doppio disco tanto inaspettato quanto memorabile: "Dancing To Restore An Eclipsed Moon", che distribuito in sole 500 copie, diventa un vero e proprio Raro oggetto di culto (magari non lo fosse).

L'album, il cui corpo principale è pura psichedelia, inizia con "Exorcism / Waiting For The Sun": un minuto e mezzo di effetti e fruscii danno origine a una batteria secca e tribale, poi il basso, la chitarra e la voce di Faircloth sopra tutto, profonda e mistica. E' solo il preludio. Si continua con "Liquid Temple", ballata lenta e voce bassa; poi si cambia con "Dark spirits", violenza post-punk dura e pura. Efficace "Bear cave", inno dark melodico e dilatato. Calzanti pulsazioni hard-rock, di quello buono, con "Nile song", "Dreamings Ending" e "Moonlight".E arriviamo alla bellissima e ipnotica "Lost In Dreaming": ballata post-punk dalla vena più cupa e darkeggiante, grazie anche agli ululati di Faircloth, la cui voce sembra sia stata eruttata direttamente dagli inferi. Si chiude con la cerimoniosa "Light Of Christ / This Hollow Ground" lunga 13'37". Anticipi di "quasi" post-rock qua e là, il tutto guidato da una solenne linea di basso sempre inchiodato ma mai rumoroso.

Tra ballate ancestrali, riflessioni cosmiche ed echi lontani tra loro, eppure così vicini a una fine che non è mai stata descritta così bene, "Dancing To Restore An Eclipsed Moon" rappresenta un viaggio, il viaggio personale della band e della loro passione per "The Piper at the Gates of Dawn".
 

Alessandro Battaglia

 

Voto: 8,5/10

Tracklist:

1. Exorcism / Waiting For The Sun

2. Liquid Temple

3. Dark Spirits

4. Bear Cave

5. Dreamings Ending

6 Electric Flowers

7. Moonlight

8. Where Merlin Played

9. Nile Song

10. Lost In Dreaming

11. Light Of Christ / This Hollow Ground


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