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La Carfregna frigna e se la svigna

Creato il 20 novembre 2010 da Enmig

La Carfregna frigna e se la svignaLa Carfagna ha aperto gli occhi. Politicamente parlando.
Ha spalancato quei meravigliosi occhi di cerbiatto, amati in gran segreto anche dai suoi detrattori politici.
O meno poeticamente quegli “occhi della lepre che vede i fari del tir” per dirla con Luciana Littizzetto, “Gli occhi un po’ del “Porca Troia!”…come a dire “Sono ministro? Veramente? Io sono ministro? Ma come è possibile?”
Stia tranquilla, si calmi, si guardi attorno. Pizza, spaghetti e mandolino. Siamo in Italia!
Il paese in cui tutto è normale, tranne la normalità.
Grazie ad un’invidiabile cursus honorum: calendario su Max, soubrette a programmi di alta levatura quali Piazza Grande, I cervelloni e Domenica In; Mara Carfagna è ora ministro della Repubblica, delle pari opportunità.
Lei, la sex symbol degli anni novanta, ce l’ha fatta: è diventata the Italian Dream symbol.
No, nulla a che vedere con il sogno americano, dove chi sfodera idee e talento riesce dal nulla a diventare qualcuno, ricchissimo, una star (da Bill Gates al neoarrivato Mark Zuckerberg, ideatore di Facebook).
Nel Bel paese tutto si rovescia: la stelletta televisiva scende dai tacchi per salire le scalinate di un austero ministero. Checchè ne dicano gli yankees, è quello italiano il vero sogno: senza fatica né meriti, si arriva.
E Mara ne è il simbolo. L’idolo di tante ragazzette che costruiscono una vita sul proprio corpo, concedendone la bella apparenza al pubblico e la virtù meno apparente al privato.
Che Mara abbia concesso la prima è chiaro a tutti, sulla seconda non sappiamo.
I sospetti e le illazioni sui facili costumi della Carfagna sono di casa in famiglia Guzzanti.
La figlia Sabina al No Cav Day urlava: “Tu (Berlusconi ndr) non puoi mettere alla pari opportunità una che sta là perchè t’ha succhiato l’uccello!” e poi citava il Clarin, giornale argentino che parlava dell’esistenza di intercettazioni in cui una “ministra ad un’altra ministra spiegava come si faceva sesso orale col presidente del consiglio (pompino)“. In realtà nell’articolo si figurava l’esistenza di un’intercettazione sul tema, ma tra la Carfagna e Berlusconi.

Il padre Paolo, deputato ex del pdl, tirato in ballo dalla Carfagna offesa, difese la figlia e attaccò il ministro. In un suo post:” Non parliamo della signorina Mara Carfagna, calendarista dalle pari opportunità, ma parliamo di un principio [...]: è ammissibile o non ammissibile, in una democrazia ipotetica, che il capo di un governo nomini ministro persone che hanno il solo e unico merito di averlo servito, emozionato, soddisfatto personalmente? Potrebbe essere il suo giardiniere che ha ben potato le sue rose, l’autista che lo ha ben guidato in un viaggio, la meretrice che ha ben succhiato il suo uccello, ma anche il padre spirituale che abbia ben salvato la sua anima, il ciabattino che abbia ben risuolato le sue scarpe.” Guzzanti riferì inoltre dell’esistenza di verbali che “tutti i direttori di giornale hanno, ma che avrebbero deciso di non usare su sollecitazione del Presidente Napolitano” su intercettazioni “in cui persone che ora ricoprono cariche altissime si raccontano fra di loro cose terribili che la decenza e la carità di patria mi proibiscono di scrivere”.
Entrambi i Guzzanti comunque furono querelati.
E sembra che alle probabili dimissioni future di Mara Carfagna contruibisca anche il libro di Guzzanti in prossima uscita “Mignottocrazia: la sera andavamo a via Veneto“.
Ma oggi si discute di tutt’altro.
In realtà, grammaticamente parlando l’origine dei problemi della Carfagna non è cambiata molto. Solo una lettera, da minuscola in maiuscola.
E’ Bocchino, è lui che le sta creando non poche grane nel partito, portandola ad un passo dalle dimissioni.
Bocchino, per chi non lo sapesse, è il capogruppo dei deputato di Fli, falco e braccio destro di Fini, acerrimo nemico di Berlusconi, il principale di Mara.

Carfagna e Bocchino

In questa telenovela l’imboscata alla Carfagna è partita dalla Mussolini, che la fotografa col cellulare alla Camera mentre fraternizza con Bocchino. Lei se ne avvede e si gira verso la collega, applaude ed esclama “Brava, brava!”. In tutta risposta Mussolini le risponde: “Vergogna”.
La Mussolini poi dirà: “Carfagna si deve vergognare per la liaison con Bocchino che sta mettendo a rischio il partito”. A darle man forte il deputato Pepe e il deputato Lehner: “Un punto da chiarire dentro il Pdl e’ con chi sta il ministro Mara Carfagna. Dal 2008 sino a poco tempo fa, chiunque nel salernitano le chiedesse consiglio si sentiva rispondere: rivolgiti ad Italo Bocchino, il mio mentore. Il risultato fu la desertificazione della componente forzista del Pdl e la ripresa della eterna guerra interna tra le correnti ex An”
Eh già perché i problemi del ministro nel Pdl vanno cercati in Campania, la sua regione. Dove ha iniziato la carriera politica sotto l’ala protettrice di Bocchino, dove alle ultime elezioni regionali ha preso 56000 di voti, record tra tutti i consiglieri regionali in Italia. Ma soprattutto in quella Campania dove il Pdl è in mano a Nicola Cosentino, ormai in aperto contrasto con il ministro. Nella decisione sullo sfidante di Vincenzo De Luca per la guida di Salerno, la sua città, lei non è stata tenuta nemmeno in considerazione.
E allora la Carfagna, stanca del fuoco amico, è seriamente tentata di andarsene dal Pdl. Niente di ufficiale, lei non conferma ma neanche smentisce.
E’ un duro colpo per il governo. Una delle ministre migliori (il che è tutto dire) se ne vuole andare. Una delle poche che aveva fatto passare una buona legge come quella sullo stalking, uno dei pochissimi interlocutori per il mondo gay, dopo gli iniziali screzi (si era dichiarata contraria ai Dico vista la «loro sterilità»). E’ diventata quasi un’icona omosessuale esigendo «la massima severità» dai giudici per chi commette un reato di omofobia, chiedendo ” scusa alle comunità omosessuali per essere stata inizialmente guidata da un pregiudizio nei confronti delle istanze del loro mondo” e negli ultimi tempi dissociandosi dalla dichiarazione omofoba di Berlusconi (“Meglio appassionato di belle ragazze che gay”).
Ma la bella salernitana colpisce al cuore soprattutto il premier. Lui che facendo infuriare Veronica confessava “Se non fossi già sposato la sposerei subito” non può che disperarsi.
Ieri è arrivato in ritardo di un’ora a Lisbona per il summit della Nato: come un giovane innamorato era rimasto a parlare al telefono con la sua ministra preferita per convincerla a rimanere con lui.
Ma non sembra aver ottenuto gli effetti sperati.
La ministra vuole dimettersi. Ma solo dopo il 14 dicembre, giorno della fiducia.
Insomma, giusto in tempo per salvarsi dalla tempesta della crisi di governo e dalla caduta del suo Pigmalione.
Quando la nave affonda non solo i topi scappano. Anche le femmine, dei topi.

 


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