Magazine Diario personale
In questi ultimi anni le nostre reti televisive non hanno fatto altro che bombardarci con trasmissioni al limite della sopportazione. Molti argomenti trattati sono provocatori e suscitano reazioni emotive, più o meno forti a seconda dell’argomento trattato. Ormai la televisione non solo di stato è diventata una grande vetrina, dove tanti tra uomini e donne, giovani e anziani, fanno a gara a mostrarsi, cercando di imporre la propria immagine e personalità. Un continuo spot pubblicitario che tante volte ha un fine: farsi accettare, inseguendo un traguardo economico, una vincita o strappando in alcuni casi un contratto di lavoro televisivo. Magari accontentandosi, anche solo, di qualche invito in una delle tante trasmissioni che si poggiano sulla capacità dell’uomo di sognare. Altri si accontentano anche di una breve comparsa in uno dei tanti film commerciali di cui il nostro cinema ogni tanto sforna come fossero cornetti caldi del mattino. C’è una trasmissione che da alcuni anni ha sconfinato nelle nostre case, ventiquattro ore su ventiquattro al giorno. Parlo della “ casa del grande fratello “. Una scatola chiusa che ha capitalizzato l’attenzione di tanta gente, ma che comunque si presenta come una gabbia dove tanti, tra uomini e donne, prevalentemente giovani, scelti accuratamente diversi tra loro, come un campione del genere umano. Obbligati a condividere un tempo più o meno lungo e facendo spesso leva sui sentimenti del genere umano. Come cavie di un laboratorio che al di là del consistente premio finale, si esaltano o si annullano dominati da stati d’animo e inseguendo spesso il fascino della libertà per sfuggire dalle frustrazioni di tante giornate noiose della propria vita.Io penso che gli uomini, tutti, siano capaci di sognare e di idealizzare. Spesso questo finisce con l’età. Infatti dopo il periodo della giovinezza, dove l’amicizia è soprattutto condivisione di fantasie e sensazioni, con l’età adulta si mantiene un’amicizia con altri che giornalmente fanno le stesse cose: collaboratori della propria attività oppure soci di uno stesso circolo. La donna invece smette di sognare molto più in là dell’uomo e del crescere dell’età. Ecco il perché di certe trasmissioni seguite prevalentemente da un pubblico femminile. Ultimamente avendo più tempo libero ho seguito un po’ questa eterna trasmissione e comunque ammetto di aver trovato anche note positive da questo continuo stare insieme dell’essere uomo. Ad un certo punto, però ho provato ad immaginare una simile trasmissione spostata all’intero manifestare dell’umanità. Da subito mi sono accorto che quel titolo era piuttosto inadatto: “ la casa del grande fratello “, poiché dopo una serie di riflessioni ho preso atto che il titolo più adatto potesse essere un altro, visto la continua diversità del genere umano. Se l’uomo in genere, costantemente deve fare i conti con il mutamento di tale condizione. La difficoltà ad essere felice, l’instabilità delle economie, le guerre, il terrorismo, le malattie e le tante catastrofi naturali. I continui cambiamenti di relazioni mi portano ad intitolare questo mio scritto, soltanto con un titolo più appropriato: “ la casa del piccolo fratello “. Perché piccolo fratello? Perché inevitabilmente se si vuole affrontare e raccontare della felicità di un qualsiasi uomo, bisogna tenere conto da subito che la condizione umana di ogni uomo è di per se, sempre in continuo mutamento. Quando si creano le aspettative che sempre, inevitabilmente, si scontrano con la realtà, si è portati a credere di essere più o meno sfortunati. Allora bisognerebbe capire ed accettare che innanzitutto tutte le storie finiscono. Quello che cambia è il cammino di ogni individuo, dal momento della nascita all’attimo della morte. Anche su questa si potrebbe aprire un dibattito, poiché è chiaro che tutti prima o poi dobbiamo subire una simile interruzione terrena, ma è proprio questa, il modo in cui avviene che determina una diversità. Direi quasi un’ingiustizia di trattamento: tanti decidono di assentarsi in modo docile, senza troppe sofferenze, mentre la maggior parte, invece invoca spesso una fine tragica. L’importante è farla finita. Non è facile convincere un malato grave con una patologia che lo accompagna quasi da sempre o uno che tra tante anomalie del comportamento degli uomini, insicuro e affamato, che la vita è bella. L’illusione che la vita è sempre bella per tutti. Sicuramente è bella per chi ha lottato tanto per renderla tale o per chi nato e vissuto in una condizione generale ottima, rispetto a tante altre realtà. Io posso dire di essere contento, perché mangio tutti i giorni……..Un altro può dire sono contento, perché oggi mangio.L’uomo coerente sicuramente crede nel proprio destino, chi non lo è, crede soprattutto al caso.È facile affermare che le ricerche dimostrano che la buona volontà è come un muscolo, si allena nel tempo. Non è facile lasciarsi guidare soltanto dalla buona volontà. Ci sono situazioni che impegnano l’uomo più del dovuto. Ci sono contesti che spesso non ti permettono di emergere, di cambiare la tua situazione, neanche utilizzando l’intera vita a disposizione. Terre affrante da millenarie indisposizione dell’uomo a guarire rancori ideologici temprati nel tempo. Là dove tutto è in contrasto da sempre. Terre dove l’uomo, l’altro uomo è visto come un nemico, non come un simile con cui convivere. Focolai sempre in continuo fermento, dove oltre alla fame, regna spesso l’ignoranza. Dove si nasce sotto il fuoco cosiddetto nemico. Dove si cresce con un fucile in mano. Dove molto spesso si muore senza saperne il perché.Piccolo fratello è anche chi fra tanti si lascia convincere che è più facile prendere che guadagnarselo. Chi tante volte stanco, di giorno dorme, si riposa, mentre la notte esce come un vampiro indossando un abito ad hoc, con un bel medaglione d’oro, quasi stampato sul petto. Guadagnato magari la notte prima. Chi non suona il campanello, ma entra senza bussare nel sudore di chi come uno sciocco ha depositato, giorno dopo giorno, il risparmio di tante ore di lavoro.Piccolo fratello è quel bravo figliolo di papà che si annoia e per superare il grigiore della monotonia ha preso gusto ultimamente a mettere fuoco a qualche barbone, già quasi morto dal freddo e dalla fame. Soltanto per divertimento. Per vedere cosa succede, seguire gli effetti e ridere a crepapelle insieme ad un altro imbottito di alcol e stupefacenti. “ non volevo ucciderlo, volevo solo divertirmi “. Piccolo fratello, come quel rumeno o albanese o anche italiano, visto che siamo in Italia, che invece di masturbarsi, senza perdere neanche un attimo ad adulare, a convincere una donna ad amarlo per quello che è, preferisce mostrarsi e agire come una bestia. Non fa male è solo uno stupro di gruppo, poi passa, basta lavarsi.Piccolo fratello è anche quel benefattore che si danna l’anima a coltivare o a reperire nel mondo intero, tante di quelle belle sostanze che una volta ingerite o iniettate, ti portano velocemente alle stelle e spesso tante volte ti lasciano lassù.Piccolo fratello è quel corpicino buttato tra la spazzatura, non più frutto di un amore, ma soltanto la corteccia di un dolce frutto gustato in fretta.Piccolo fratello è anche quel ricco miliardario che sfruttando la propria condizione economica, paga a stramisura un trapianto di un organo per salvarsi la pelle. Prelevato senza scrupoli da tanti bimbi che giornalmente spariscono nel nulla, in ogni angolo della terra. Cosa importa se qualcuno soffre, l’importante è che non sono io a soffrire.Piccolissimo fratello è quel bimbo nato da pochi mesi che a causa di una disgrazia, resta solo, costretto a vivere senza mai aver conosciuto il papà o la mamma.Piccolo fratello è quell’uomo che da sempre parla, quasi invoca, ma non viene mai ascoltato. Ancora più piccolo è l’altro uomo, quello che fa finta di ascoltare, ma che poi spesso si gira di spalle. Troppo impegnato nel sociale, non può perdere nulla del proprio tempo, tanto meno del suo danaro.
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