Ok, tanto per dire
Da qualche tempo rifletto sulla possibilità di abbandonare il mio menage domestico giovanilistico post-universitario per traghettarmi nella vita adulta di un sereno monolocale.Si tratta di uno scoglio importante, per svariati motivi. Uno, pensavo che quando avrei abbandonato la coinquilina di turno sarebbe stato perché andavo a vivere con un coinquilino speciale. Due, perché avendo abbandonato la lucrosa strada delle istituzioni per inseguire dignitosamente il mio sogno, beh...non è che io navighi nell'oro (ma sono tanto felice, come mi sono affrettata a spiegare al commercialista).
Comunque. Il tempo passa, l'orologio ticchetta, e visto che qui non si muove niente né sul piano biologico né su quello sociale, ho pensato che forse potrei far accadere qualcosa io, "investendo" in un immobile.
Si sta parlando, per intenderci, dell'affitto di uno studio, magari col soppalco, giusto per respirare un po'.
Quindi è da qualche mese che scorro gli annunci di questo sito scrutando tra le foto e sperando di vedere apparire, in uno di quei quadratini, il mio futuro.
Mi sono resa conto che è difficilissimo. Ad ogni deludente visita mi rendo conto di una caratteristica in più che deve avere la mia casa perfetta, che è un insieme di tutte le belle case degli amici che ho visto più di un film mentale che ad essere sinceri prevede tutto un contorno che con le quattro mura non c'entra niente.
Ecco qui un breve elenco in ordine di priorità
1. Quartiere/sicurezza. Il test è presto fatto: mi sentirei sicura a camminare in questa strada alle quattro del mattino leggermente ubriaca e (ipotesi estrema ma necessaria al test) con la gonna? Potrei prendermi fino a due minuti di tempo per cercare la chiave nella borsetta senza che mi tremino le ginocchia?
Già questo criterio elimina praticamente il 90% della città, ad esclusione dell quartiere recintato vigilato e protetto vicino al parco dove abita il segretario generale della NATO. Comunque, costituiscono titolo preferenziale le vie con qualche locale ma non troppi, qualche baretto tranquillo aperto fino a tardi, qualche night shop, insomma qualcosa che stia illuminato e acceso tutta la notte. Non contano locali di lap dance o esercizi commerciali prestanome che occultano spaccio di stupefacenti.
2. Quartiere/collegamenti. Non esiste che io cammini più di 100 metri per raggiungere il mezzo di trasporto più vicino. Fatico a pensare di stare lontana da una fermata di metropolitana, che si sa, i tram sono decisamente poco affidabili quando si ha fretta. Ideale anche che ci sia un punto di sosta dei taxi, non si sa mai. Il luogo deve essere ben collegato alla stazione centrale e di conseguenza all'aeroporto di Zaventem, i cui divanetti davanti allo Starbucks sono per ora l'unico posto dove mi sento davvero a casa.
3. Quartiere/estetica. Anche l'occhio vuole la sua parte, soprattutto quelle domeniche di merda che guardi fuori dalla finestra e già c'è il cielo grigio, già non sai che cacchio fare della tua giornata, che almeno ci sia qualcosa per riposare l'occhio stressato. Qualche alberello ma non un parco (pericoloso), qualche negozio ma niente bancarelle coi peruviani che suonano il flauto di Pan, qualche ristorante ma niente kebabbari. Strade pulite ma non snob, scenari genuini ma niente suk, insomma una via di mezzo.
4. Piano. No ground floor please. L'idea di abitare al piano terra mi riempie di terrore. Solo un vetro a separare il mio salotto dalla pericolosa strada. Giammai. Mi piacciono le mansarde col soppalco, anche se nei tre giorni all'anno in cui la temperatura sfiora i trenta gradi potrei rischiare di rimanerci secca.
5. Porta. Fondamentale la porta blindata. Queste porticine che anche un criceto potrebbe aprire con una leggera pressione mi sembrano la strada migliore per coltivare un'insonnia cronica. Tra l'altro, Bruxelles mi dette il benvenuto proprio con un furto con scasso, la prima settimana.
6. Interni. Ed ecco che le pretese iniziano a scendere. Chi ha letto finora avrà pensato che sono un tantino rompicoglioni ma no! So scegliere. Sugli interni non me ne frega (quasi) niente. Mobilio Ikea va benissimo, tanto il mobile in noce si usava una volta quando entravi in casa in braccio allo sposo e ne uscivi nella bara. Nella società liquida tocca essere flessibili. Niente cavi elettrici random. Niente macchie di muffa da sei metri di diametro, infiltrazioni, boiler tenuto su con lo scotch, piastrelle mancanti. Ok, e il getto della doccia come si deve.
Ok, magari anche un po' di legno. Un po' di calore, insomma. Poi ci aggiungo io qualche colore.
A puro scopo decorativo
7. Internet. Veloce, per carità. Magari anche la TV via cavo, ma non è essenziale.8. Se proprio proprio avanza, Vicini. Ora, non fraintendiamoci. Non vicini invadenti che ti cucinano la pasta al forno e te la portano alle otto del mattino. Non vicini ipersocievoli che ogni sera hanno venti persone a cena e tengono la TV a palla. Vicini normali. Che ti sorridono in ascensore, che si fermano a fare due chiacchiere in pianerottolo senza ritirarsi spaventati in casa quando provi a rivolgere loro la parola. E che magari una volta all'anno si fa una cena insieme. O ti invitano a una festa, che ne so. Insomma, una socialità misurata che però non ti fa sentire solo nell'universo se alle tre di notte ti capita un casino.
Se proprio proprio. Balcone e giardinetto. Se proprio proprio.
E poi, una volta sistemata, voglio assolutamente una di quelle scatole di legno con tanti scomparti dove si mettono le bustine di thè e tisane.