Magazine Cultura
Autore: Ito Ogawa
Editore: Neri Pozza
Pagine: 168
Prezzo: 14, 50
Sinossi: Una nonna precipita nell'oblio della vecchiaia cancellando dalla memoria dapprima la figlia e poi la nipote, e chiudendosi nel castello inattaccabile di chi si approssima alla fine. Niente sembrerebbe destarla alla vita, né il cibo né le premure dei familiari. Un giorno, però, la nipote le porta una granita gelata, un piccolo gustoso monte Fuji identico a quello assaporato qualche anno prima a un chiosco non lontano da casa, e allora la nonna ritrova un guizzo di gioia e vitalità. Una donna gravemente ammalata decide di dedicare i suoi ultimi giorni a insegnare alla sua bambina come preparare un buon misoshiru, la zuppa di miso, la pasta di soia fermentata servita in una ciotola di brodo denso. Ha promesso al marito di preparargli ogni giorno l'adorato piatto e non vuole che, dopo il suo congedo dal mondo, un'altra donna, estranea alla famiglia, assolva quel compito. Una coppia alla vigilia della separazione si reca nella penisola di Noto per un'ultima cena. Il tipico aroma speziato dei funghi matsutake, il sashimi di cernia macerata con alga konbu e un bel po' di sake fanno dileguare per un istante rimpianti e tristezza dell'addio. I personaggi del nuovo libro di Ito Ogawa celebrano quasi tutti degli addii - il congedo dal mondo, dagli affetti più intensi, da un lungo rapporto d'amore, dai luoghi più cari - in compagnia di un cibo. Per un breve fugace momento, il cibo lenisce la crudeltà dell'addio e restituisce piacere della vita e le gioie del palato.
Raccolta di racconti consigliatami dalla sorella del mio ragazzo, letteralmente entusiasta della lettura.
Proprio entusiasta no, ma anche io sono stata gradevolmente colpita da alcuni racconti.
Come ha già sottolineato qualcuno, per i protagonisti di questi racconti non è tanto importante il cibo in sè, ma piuttosto il significato che esso ha: un punto fermo dato dalle ricette di famiglia che vengono tramandate, un'occasione di ritrovo, lo spunto per un ricordo, il rito della preparazione che è quasi un cerimoniale.
Scrittura delicatissima, come solo i giappi sanno fare.
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