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La CGIL e il PD sognano «patrimoniale» e ICI. Vi svelo perché ci vogliono fregare

Creato il 07 maggio 2011 da Iljester
07 maggio 2011 | Economia, Politica | Permalink Pochi numeri per capire perché la Patrimoniale non è la soluzione del problema e del perché l'unico risultato che otterrebbe una simile vessazione e deprimere ancora di più la produttività e le famiglie italiane.

La CGIL e il PD sognano «patrimoniale» e ICI. Vi svelo perché ci vogliono fregareIl lupo insiste. Si mette la pelliccia dell’agnello e dichiara la necessità di proteggere le pecore dalle bestie feroci. In parole politico-sindacali, la CGIL e il PD sbandierano la solita tiritera sul lavoro ai giovani, e propongono la patrimoniale come soluzione taumaturgica. Ma è solo un bluff! Il bluff del lupo che intende semplicemente fare proposte di propaganda, il cui effetto benefico per l’economia italiana è pari a zero. Piuttosto, la soluzione è benefica per la CGIL e la sinistra che così conservano la loro egemonia sociale e politica sulla collettività dei meno abbienti. Certe idee infatti hanno una presa incredibile, e basta che qualcuno abbia nel cuore la falce e il martello, che il successo è assicurato.
D’altro canto che la patrimoniale sia una fregatura i cui effetti «benefici» per l’Italia non esistono, è dimostrato dai dati. IlTempo ha pubblicato un interessante articolo che fa un preciso ragionamento sugli effetti deleteri della patrimoniale, che qui vi sintetizzo negli aspetti più interessanti.
Prendiamo la proposta di Giuliano Amato divulgata a dicembre del 2010. Ebbene, tale proposta prevede un prelievo di circa 560 miliardi di euro in due anni (pari ad un terzo del debito pubblico); prelievo da operare sulla categoria dei più abbienti che conta circa 14 milioni di abitanti (su 42 milioni di contribuenti). Peccato che tale 30% non comprende solo i ricconi, ma l’intera classe media: cioè la classe che ha un reddito annuo superiore ai 21 mila euro e che sostiene da sola l’economia italiana. La conseguenza qual è? È questa: che dalla patrimoniale sarebbero esentati i «poveri», cioè coloro che incassano meno di 21 mila euro l’anno. Mentre la classe media sarebbe per l’ennesima volta vessata, in quanto dovrebbe tirar fuori da sola 1/3 del debito pubblico.
L’intelligentonata migliore però è di Capaldo (sinistra). La sua proposta prevede una tassa fissa sulla rivalutazione degli immobili, pari al 12,50%, senza limiti di reddito. Se teniamo presente che l’ottanta per cento delle famiglie italiane ha la casa di proprietà, immaginiate un po’ lo scempio… Altro che ICI.
Ma a proposito di ICI, il Partito Democratico non ha mai rinunciato a riproporla e addirittura a reintrodurla. Lo comprovano due documenti politici del PD. Il primo, datato 2010 e chiamato «Prospettive di riforma fiscale in Italia», prevede delle vere e proprie aberrazioni fiscali. In sintesi: aumento dal 12,5% al 20% della tassa sulle rendite finanziarie (patrimoniale), esclusi i titoli di Stato (che però rappresentano appena il 5,3% dell’intero risparmio italiano); tassa dello 0,5% sul patrimonio immobiliare, e dulcis in fundo, ripristino dell’ICI sulla prima casa. Il tutto appena (appena!) controbilanciato da una riduzione della prima aliquota IRPEF dal 23% al 20%: un’inezia, rispetto a un maggior prelievo fiscale, pari a circa 43 miliardi di euro annui. Il secondo, del 2011 e più soft, prevede più genericamente il solito aumento dell’aliquota sulle rendite finanziarie dal 12,50% al 20%, l’eventuale (eventuale!) reintroduzione dell’ICI, e a mo’ di contentino fiscale, la riduzione della prima aliquota IRPEF al 20%.
E per quanto riguarda la predetta aliquota, l’articolo de IlTempo, sottolinea un altro aspetto interessante. O meglio ci ricorda come il primo Governo Berlusconi ridusse l’aliquota al 23% per tutti i redditi inferiori ai 26 mila euro, e di come poi la coppia Prodi-Visco divise l’aliquota in due aliquote differenti: una del 23% per i redditi inferiori ai 15 mila euro, e una del 27% per i redditi tra i 15 mila e i 28 mila euro. Per quanto riguarda poi le aliquote intermedie, il discorso è praticamente identico: Tremonti fissò un’aliquota unica e Prodi-Visco le spezzettarono in più aliquote aumentando la seconda.
Insomma, siamo sempre punto e a capo. Da un lato abbiamo l’esigenza e la necessità di ammodernarci e rendere il sistema fiscale più equo e snello, e dall’altra abbiamo una sinistra a cui interessa soprattutto creare un meccanismo farraginoso e vessatorio che garantisca la crescita esponenziale della spesa pubblica, fonte inesauribile di consenso politico e sociale.

Fonte: Il Tempo

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Autore: Il Jester » Articoli 1379 | Commenti: 2235

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Tags: aumento tasse, berlusconi, fisco, ici, irpef, patrimoniale, PD, prodi, rendite finanziarie, sinistra, tasse, visco
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