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Alberto Bobbio
Benedetto XVI carica ancora una volta su di sé le colpe della Chiesa e di tanti suoi figli. Nella lettera ai cattolici irlandesi sugli abusi sessuali da parte dei sacerdoti, che vale per tutta la Chiesa, il Papa usa toni severissimi, parole forti, le più forti mai usate nel corso del pontificato: «È con grande preoccupazione che vi scrivo».
Sottolinea la «gravità delle colpe» e la «risposta spesso inadeguata» e propone un cammino di «guarigione, rinnovamento e riparazione», con «coraggio e determinazione», ben sapendo che la questione dell’abuso sessuale non è un problema solo dell’Irlanda e non solo della Chiesa e che «questa penosa situazione non si risolverà in breve tempo».
Molto è stato fatto, ma molto resta ancora da fare, attraverso uno sforzo concertato, un «onesto auto-esame» di quanto è accaduto e un «convinto programma di rinnovamento ecclesiale e individuale». Bisogna «agire con urgenza», perché i fatti hanno avuto conseguenze «tragiche per le vittime, ma anche per la Chiesa, e hanno «oscurato la luce del Vangelo a un punto tale cui non erano giunti neppure secoli di persecuzioni». Il Papa chiede alle vittime di perdonare con l’aiuto di Dio ed esprime a nome della Chiesa «la vergogna e il rimorso che tutti proviamo».
I colpevoli li chiama traditori e avverte: «Dovete rispondere davanti a Dio e ai tribunali debitamente costituiti». Li accusa di avere «rovesciato vergogna e disonore» sugli altri sacerdoti, di aver violato il sacramento dell’Ordine, procurando un danno alla Chiesa e alla percezione del sacerdozio: «Sottomettetevi alle esigenze della giustizia, ma non disperate della misericordia di Dio».
È un Papa sgomento, preoccupato per gli altri sacerdoti, che vengono accusati quasi di associazione a delinquere, per il solo fatto di essere preti. A essi chiede di non sentirsi «colpevoli dei misfatti di altri». Ma è sui vescovi che è particolarmente deciso. Benedetto XVI denuncia «mancanze di governo e gravi errori di giudizio», che hanno «seriamente minato» la credibilità dei vescovi e l’efficacia della loro azione.
Impone loro di continuare a cooperare con le autorità civili, di aggiornare le norme, di applicarle in «modo pieno e imparziale». In passato, invece, non si sono denunciati gli abusi in nome di una preoccupazione «fuori luogo», per evitare scandali.
A livello generale il Papa assicura che la Chiesa ha compiuto «una grande mole di lavoro» e che le norme di alcune conferenze episcopali sono considerate un modello. E ripete che è disposto a incontrare ancora le vittime, come è già avvenuto in Australia e negli Usa.
Il blog degli amici di Papa Ratzinger
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