Ancora una volta la ricerca scientifica si muove a favore della vita. Da oggi aprire l’utero materno per operare un feto affetto da spina bifida e procedere con la gravidanza non è più un’idea folle. Uno studio sulla chirurgia fetale dimostra infatti che i bambini con spina bifida trattata con questo intervento sono più propensi a camminare senza aiuto ed esposti ad un minor rischio di sviluppare l’idrocefalia.
I sondaggi rivelano che nove donne su dieci scelgono l’aborto quando vengono a sapere che il bambino presenta questo grave difetto. Per le restanti, l’opzione più comune è quella di aspettare fino alla nascita per intervenire, quando il danno è però irreversibile. La ricerca, pubblicata sul “New England Journal of Medicine” e ripresa dal quotidiano spagnolo ABC, si basa sull’esperienza di 183 gravidanze. Lo studio dimostra che intervenendo in chirurgia fetale, è scesa al 30% la necessità di inserire una valvola per ridurre l’idrocefalo dopo la nascita.
Antinolo Guillermo, direttore del Fetal Medicine Unit dell’ospedale di Siviglia ritiene lo studio americano «la miglior notizia degli ultimi anni», rammaricandosi poi del fatto che la maggior parte delle donne sceglie di abortire solo perché non ha informazioni adeguate (o appositamente sbagliate).