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La città degli Dei – Parte 1

Creato il 25 marzo 2013 da Narratore @Narratore74

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Con questo post do il via ufficialmente al lato misterioso di Midnight Corner…
Chi mi conosceva sull’altro blog, sa che da tempo era mia intenzione affrontare temi misteriosi, segreti storici e tutto il resto del pacchetto. L’idea era di aprire un blog parallelo ma, visto che logisticamente non riuscirei a gestirlo, ho pensato di implementare questo genere qui.
E per battezzare questa nuova categoria, cosa c’è di meglio se non la città più famosa e misteriosa di tutte?
Machu Picchu, in Perù, è l’insediamento Inca per eccellenza, quello che negli anni ha saputo incuriosire ricercatori e storici di tutto il mondo. Ma su cosa si basa il suo alone di mistero?

Gli aspetti da analizzare sarebbero talmente tanti che non basterebbe un libro, quindi mi limiterò a quelli più importanti e affascinanti.
Si suppone che la leggenda di Machu Picchu abbia inizio nel 1440, quando l’imperatore Pachacutet la fece costruire. Utilizzata fino al 1532, cioè all’approssimarsi dell’invasione spagnola, risulta ancora oggi una città atipica, costruita non per far vivere un intero popolo ma bensì quasi come residenza alternativa per imperatori e nobili.
Si conta che al massimo raggiungesse la capacità di 750 abitanti, numero destinato a calare durante la stagione delle piogge o in inverno, anche probabilmente a causa delle enormi difficoltà per poterla raggiungere.
Ma questa è solo una delle ipotesi…
Non intendo dilungarmi con dati, numeri e periodi storici, altri prima di me lo hanno già fatto e continueranno a farlo. Quello che mi interessa fare è sondare le probabilità, le variabili che emergono dallo studio della sua composizione, dagli stili architettonici, passando per la religione e il divinismo.
La struttura della città appare perfettamente autosostenibile, con due parti ben distinte. Una abitativa, rifinita, con strutture ben inquadrate in un naturale contesto. Erano presenti aule, osservatori, zone in cui studiosi e alunni imparavano l’arte delle stelle e della natura. Questo porta a pensare che non si trattasse semplicemente di un villaggio vacanze…
L’altra parte della città invece era destinata all’agricoltura, con ampie terrazze e impianti idraulici che garantivano una perfetta distribuzione delle coltivazioni e dell’acqua.
Insomma, di certo era stato progettato come un luogo in cui vivere per lunghi periodi, intervallando le normali pratiche quotidiane a qualcosa di più profondo e spirituale.

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La sua posizione, uno sperone roccioso a circa 2400 metri sul livello del mare, accessibile solo attraverso un’impervia strada che necessitava di più di tre giorni di cammino, è un altro fattore che ne complica la collocazione contestuale.
Machu Picchu è stata costruita con i materiali del luogo, blocchi di granito bianco\azzurro di una durezza

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considerevole. Questo, negli anni, ha dato vita a dicerie e leggende su come siano state intagliate le pietre.
Da un lato c’è la più ovvia, secondo la quale siano stati utilizzati arnesi in bronzo per incidere le pietre (vi ricordo che gli Inca non possedevano il ferro, arrivato solo più tardi…), colpendole con materiali più duri, e in seguito poi levigati attraverso l’abrasione con sabbia a ghiaia.
Ma questo non spiega tutto…
Se per certi versi la costruzione degli edifici può essere spiegata con tanta naturalezza, esistono comunque delle incongruenze, soprattutto a livello architettonico.

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Qui si possono vedere le differenze sostanziali fra un tipo di costruzione e l’altra…

La città sorge su una linea di faglia molto importante e perciò sottoposta a numerosi terremoti e frane. Per evitare questi problemi, gli Inca avevano inventato un sistema di fondamenta strutturato da notevoli ammassi di ghiaia e canali di scolo che permettessero il defluire delle acque piovane, cosi da evitare il pericolo di frane e smottamenti.
Come se non bastasse, in quello che rimane degli edifici è possibile notare sostanziali differenze riguardo agli stili di costruzione adottati durante gli anni. Inizialmente le pietre venivano sagomate alla perfezione, in maniera apparentemente casuale, per riuscire a incastrarle fra di loro alla perfezione. Un sistema, questo, che ricorda i puzzle, in cui nessun pezzo può essere inserito in altra collocazione se non quella per cui è stato pensato. Poi lo stile cambia, diventato più irregolare, quasi incoerente, con pietre di ogni forma e dimensione accalcate l’una sull’altra senza alcuna logica. Ma alla fine, almeno da quello che è possibile osservare nelle mura più alte e più recenti, tutto cambia di nuovo, assumendo connotati più geometrici, con perfette pietre trapezoidali incastrare seguendo una sorta di progetto ben definito.
Se consideriamo che tutto questo era fatto senza l’ausilio di alcun legante, se si esclude un sottilissimo strato di malta, e le pietre rimanevano nella loro posizione grazie a tensioni strutturali assolutamente non casuali, possiamo affermare che di per se, solo questo, è già un bel mistero.

Per il momento mi fermo qui. Nel prossimo articolo parlerò del lato spirituale e mistico di Machu Picchu e di quanto, nel tempo, il suo mistero non si sia affatto affievolito.
Grazie per aver letto fino a qui, mi auguro di poter dire di aver iniziato bene!


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