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LA CITTÀ INVISIBILE - 19 Le Locuste e i Riqualificantens
Come le mitiche cavallette delle bibliche “Dieci piaghe d’Egitto”, così nelle stanze del Palazzaccio di Diarcopolis erano calate fameliche le Locuste. Così erano state soprannominate da Qwerty i tanti validi(?) e baldi giovanotti che, trasferitisi in blocco da Palazzo Versoil, implacabilmente e rapidamente avevano colonizzato il Palazzaccio. Si sa le locuste sono piccoli insetti che si muovono in grandi sciami, divorando qualsiasi cibo si frapponga sul proprio percorso. Nel racconto biblico, infatti, Mosè invoca il loro arrivo per punire il Faraone che malvagiamente tratteneva in Egitto il popolo Eletto di Israele. Fu così che i campi fertilizzati dal Nilo, furono invasi da miliardi di cavallette che divorarono tutti i raccolti. Erano talmente tante che, al termine di quella piaga, gli egizi pensarono di potersi almeno confortare usando le locuste come cibo. Ma siccome il Faraone, dopo un primo momento di impaurito sbandamento, riprese ad essere "arrogante, ostinato, superbo e prepotente", Dio fece "sciogliere" tutti i corpi di quei miliardi d’insetti, rendendone impossibile la commestibilità. Le locuste di Diarcopolis erano state per qualche anno in letargo a Palazzo Versoil. Ciascuna di loro era stata amorevolmente accolta tra quelle nobili mura da Re Arrizzardo, il sovrano che aveva regnato prima di Polonio. Alcune di loro vantavano nobili e prestigiosi natali. L’appartenenza a qualche casata rinomata aveva creato i presupposti per il loro arrivo a Palazzo Versoil, come segno di rispetto e temienza per l’illustre predecessore che vittima (a suo dire, però) di un immeritato allontanamento anticipato, aveva ottenuto come anomala forma di risarcimento di poter lasciare che la propria stirpe si rinnovellasse in quelle stanze, ad imperitura memoria del proprio barbarico passaggio. Altre locuste, invece, dovevano il loro arrivo ad un intreccio di piccoli e grandi benemerenze acquisite in ambiti diversi da Palazzo Versoil. C’era, infatti, chi aveva messo la propria penna prezzolata a disposizione della Eminenza Rossa, il più grande e potente Ministro della Confederazione di Felixia, all’epoca braccio destro del potente Visir della Contea di Afragola. C’era pure un’altra pennivendola che doveva ringraziare, per la propria presenza a Palazzo Versoil, l’astuto Bononia, rinomato dotto comunicatore ai servigi del Gran Visir. La lunga lista degli appartenenti alla casta delle Locuste ricomprendeva, ancora, elementi che a vario titolo si erano conquistati l’agognato “posto al Sole” grazie ai più arcani motivi che gli strateghi di Felixia potevano generare. C’era chi, infatti, doveva il proprio soggiorno dorato a semplici rapporti familiari o chi aveva lavorato come “negro” alla redazione di ponderosi studi accademici a firma dello Eminentissimum ac reverendissimum dominum, Eminentia Rubram, Sanctæ Romanæ Ecclesiæ Cardinalem Cassetta,
qui sibi nomen imposuit Ennium. C’era un fattore, però, che accumunava tutte le Locuste. Tutti, ma dico tutti, erano riusciti ad intrufolarsi a Palazzo Versoil passando dalla porta posteriore, magari nottetempo o durante le ferie. Farli transitare dall’ingresso principale, magari adottando dei metodi selettivi realmente competitivi, non si poteva infatti. Sarebbe stato troppo grande l’affronto per i loro altolocati sponsor ma, soprattutto, c’era da prevedere che molte locuste non avrebbero saputo meritarsi l’accesso tramite Golden Gate, visto che sulle loro presunte capacità professionali erano in molti a dubitare. Ecco, però, che il loro arrivo al Palazzaccio aveva irrimediabilmente messo in allarme i giovani Riqualificantens del Palazzaccio che, privi di analogo alto lignaggio, ora rischiavano di dover fare ritorno alle vecchie e maleodoranti occupazioni iniziali. Vero è che molti di loro avevano compiuto il percorso verso il Palazzaccio utilizzando i più disparati e fantasiosi motivi. C’era chi aveva “finto” gravi malanni, inconciliabili con la dura vita del binario. C’era chi si era fatto forte della parentela con qualche potente Sindacans, a sua volta in odore di porpora cardinalizia. C’era chi doveva trattenersi al Palazzaccio solo per qualche settimana e, invece, colpevolmente dimenticato da chi doveva “sorvegliare”, era da anni che vi soggiornava indisturbato e gaudente. Insomma, come si vede, per restare nel biblico, sia Locuste che Riqualificantes non potevano di certo scagliare la mitica “prima pietra”. Sia le poche Locuste che i tanti Riqualificantes, poi, stavano per essere sottoposti ad un nuovo terribile vaglio che avrebbe salvato dall’Inferno solo alcuni di loro. Circolava voce insistente e circostanziata che all’Inferno, infatti, ci sarebbero andati solo quelli che non erano riusciti a guadagnarsi i galloni accademici. Ma, in fondo, era solo un modo come un altro per avere un margine di discrezionalità da spendere verso i loro sponsor che, di certo non potevano perdere la faccia con i loro protetti, no? Il Signore degli Agnelli
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